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20 Giugno 2025 11:58

Più della metà di olio extravergine di oliva presente in Italia non è italiano

In uno dei Paesi simbolo dell'olio, più della metà di quello che troviamo sugli scaffali è prodotto in altri Paesi europei. Un calo che aumenta di anno in anno e che riguarda tutte le tipologie di olio: vediamo quali sono i dati del nuovo report.

A cura di Arianna Ramaglia
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L’olio extravergine di oliva è da sempre uno dei nostri maggiori vanti a livello enogastronomico: è sinonimo di buona qualità e di eccellenza Made in Italy. Ebbene, secondo l’ultimo report pubblicato dai Registri Telematici dell’Olio, aggiornato al 31 maggio 2025, solo il 45,9% dell’olio presente in Italia è effettivamente prodotto nel nostro Paese.

I dati

È abbastanza chiaro: in uno dei Paesi in cui si produce il miglior olio del mondo, più del doppio delle bottiglie provengono da altri Stati dell’UE. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, appare, secondo lo studio, un quadro abbastanza sconcertante. Le giacenze complessive, ossia le scorte disponibili, ammontano a circa 190.638 tonnellate, con un calo rilevante non solo dell’olio extravergine, ma di tutte le categorie: troviamo una diminuzione dell’8,4% dell’extravergine di oliva, dell’11,9% dell’olio lampante e del 16,9% dell’olio di oliva raffinato. Unica eccezione alla regola è l’olio di sansa – realizzato per utilizzare e valorizzare gli scarti dei frantoi – che registra un aumento del 35,6%.

Restando specificamente nell’ambito dell’olio extravergine di oliva, i Registri Telematici dell’Olio segnano una scorta del 71,1% di questa tipologia, ma con una diminuzione del 36% di quello nazionale e con una crescita del 57,2% di quello europeo.

A cosa si devono questi dati?

La riduzione di 9.661 tonnellate dell’olio extravergine di oliva italiano in un solo mese (stando ai dati di aprile 2025) riflettono un sistema in forte affanno, in cui diversi fattori concorrono a creare grandi difficoltà ai produttori. Malattie come la Xylella in Puglia, il cambiamento climatico che ha portato lunghi periodi di siccità ed eventi meteorologici estremi, ma anche un sistema agricolo fortemente frammentato hanno causato una grave diminuzione dell’olio Made in Italy.

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Difficoltà anche per Dop, Igp e olio biologico

Come ben sappiamo, le certificazioni Dop e Igp svolgono un ruolo importante sul nostro territorio, tutelando e valorizzando la qualità e la provenienza dei prodotti che vantano questo marchio. Ma, nonostante l’Italia abbia circa 50 oli registrati tra Dop e Igp, secondo il report, sulle scorte in giacenza, pochissimi vantano queste certificazioni: solo il 5,8% dell’olio totale e l’8,2% di quello extravergine di oliva possiede una delle due.

Un momento difficile anche per l’olio biologico: le scorte (22.123 tonnellate) sono diminuite del 28,4% rispetto al 2024 e le regioni in cui si concentra la produzione di questo tipo di olio sono Toscana, Puglia, Sicilia e Umbria. Il dato fa emergere molti dubbi sulla grande difficoltà economica rispetto a questo modello di produzione.

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Che cosa comporta questa situazione?

Quindi, in conclusione, cosa vogliono dire questi dati? Da un lato, tutto questo rappresenta una grande opportunità per i nostri produttori locali: se c’è meno disponibilità di olio 100% italiano, questo avrà un prezzo maggiore rispetto agli anni precedenti, andando quindi a fruttare di più per chi lo produce. Dall’altro lato, però, data la mancanza di olio italiano sugli scaffali, la scelta obbligata è quella di comprare olio estero e questo può avere un duplice effetto:

  • riduce la competitività dell’olio italiano, che farà più fatica a competere con quello estero;
  • rischia di mettere sotto pressione le aziende italiane, soprattutto quelle che puntano su un prodotto di qualità.

La soluzione quindi qual è? Cercare di agire tempestivamente su più fronti, sulla produzione, sulla distribuzione e sulla promozione, altrimenti c’è il serio rischio che il nostro Paese possa perdere terreno, economicamente parlando, rispetto ad altri Paesi produttori.

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