
Ti è mai capitato durante un pranzo o una cena di prendere la bottiglia del vino senza pensarci troppo, versare il liquido nel bicchiere ed essere interrotto frettolosamente, intimandoti di non versare il vino “alla traditora”? È un’espressione particolare diffusa in alcune zone d’Italia, soprattutto nelle regioni centrali, che si riferisce ad una specifica modalità con cui versare il nettare nel bicchiere dell’ospite o del commensale. Nella lingua italiana, l’espressione “alla traditora” è una locuzione avverbiale che indica un’azione compiuta a tradimento, ovvero venendo meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà.
Associata all’azione di versare il vino si riferiva, in passato, ad una modalità “disonesta” con cui eseguire questo atto: versare il vino con il palmo della mano rivolto verso l'alto, nascosto dietro la bottiglia, un gesto che in passato era associato a tentativi di avvelenamento durante i banchetti. Oggi, per fortuna, non accade più di rischiare di essere avvelenati a tavola, ma l’espressione è rimasta e versare il vino con questo gesto – “alla traditora” – è considerato ancora cattiva educazione e mal costume, sconsigliato dal galateo soprattutto in occasione delle occasioni più formali.
L’ origine dell'espressione "versare il vino alla traditora": perché si dice così?
Per risalire all’origine di questo gesto considerato traditore, e della relativa espressione che tutt’oggi ancora viene usata nel linguaggio comune, dobbiamo compiere un salto molto indietro nel tempo: l’epoca che ci interessa è il Medioevo, ma la pratica che stiamo per raccontare probabilmente veniva utilizzata già molto prima, dagli antichi Greci e Romani. Era piuttosto comune che qualche personalità più o meno importante, per eliminare segretamente qualcuno di particolarmente avverso, usasse del vino apparentemente normalissimo se non fosse per un piccolo particolare. Del veleno al suo interno.

Fin dagli albori della società, ma ancora di più a partire dal Medioevo in poi, le cene tra i nobili più influenti e ricchi non erano semplici banchetti ma occasioni per parlare di politica, stringere alleanze, cementare rapporti o confrontarsi anche con eventuali nemici, veri o semplicemente sospettati. Come fare a eliminare un avversario, un nemico o un oppositore senza spargimenti di sangue e di nascosto, senza essere direttamente incolpati della sua morte? Il veleno, ovviamente.
L’opportunità di uccidere qualcuno senza spargimenti di sangue, facendo sembrare tutto una casualità però poteva rappresentare un'opportunità da non lasciarsi sfuggire per chiunque, in un periodo in cui anche un minimo pretesto poteva sfociare in scontri e violenti combattimenti. Ecco che quindi era piuttosto comune versare il veleno nel bicchiere del vino, soprattutto in occasione di feste e banchetti, la perfetta copertura con la loro atmosfera rilassata e caotica.
Proprio nell’atto di versare il vino avvelenato risiede l’origine del detto “versare il vino alla traditora”: lo stratagemma per avvelenare il calice era un anello realizzato ad arte al cui interno veniva nascosto del veleno. Bastava dunque versare il vino tenendo la bottiglia (o la brocca) in modo che coprisse la mano, girando abilmente il dorso rivolgendolo verso il bicchiere così da far cadere anche la sostanza mortale. Palmo rivolto in alto e mano nascosta: in questo modo l’anello era coperto dalla stessa bottiglia e, al momento del servizio, il veleno cadeva mescolandosi al liquido e ogni problema legato a quel commensale era presto risolto senza nessun coinvolgimento diretto del mandante.
Esistono decine di storie legate a figure di nobili del Medioevo e del Rinascimento che, si dice, amassero utilizzare questo sotterfugio: le più famose riguardano la celebre Lucrezia Borgia, di cui si racconta fosse solita eliminare numerosi suoi avversari e dissidenti avvelenandoli di nascosto nel corso di tante cene da lei organizzate. L’uso del veleno però, anche in questi secoli, era visto come un gesto codardo, disonesto e vigliacco, compiuto dunque “a tradimento” e proprio da qui arriva il nostro detto: “versare il vino alla traditora” indica proprio a modalità in cui la bottiglia viene tenuta con il palmo rivolto verso l’alto e le dita ben nascoste dal corpo della bottiglia stessa.

Oggi, ovviamente, versare il vino in questo usando questa posizione specifica della mano intorno alla bottiglia non indica più un pericolo mortale, ma il gesto è rimasto pregno del significato di tradimento e del retaggio legato a questo modo di versare il vino, tanto che il movimento è tutt’oggi sconsigliato dal galateo e dalla buona educazione a tavola. Come si versa il vino, allora? Impugnando la bottiglia dal suo fondo, così da tenere la mano non solo lontana dal bicchiere ma anche ben visibile all’occhio di chi andrà poi a bere.