Cottura particolarmente delicata, usata per scaldare, cuocere o sciogliere indirettamente gli ingredienti senza rovinarli: è la tecnica del bagnomaria. Ma sai da dove prende il suo nome particolare? La sua origine è molto antica e, se pure non certa, riguarda due “Marie”, due donne di scienza grazie alle quali questo modo di cucinare è giunto fino a noi.
La cottura a bagnomaria è una delle tecniche più usate non solo nelle cucine professionali ma anche nella vita quotidiana: quante volte di è capitato di usarla per sciogliere delicatamente burro o cioccolato da aggiungere a una ricetta? La caratteristica di questa cottura, infatti, è un’estrema delicatezza poiché è una cottura indiretta: servono due pentole, una più grande e una più piccola, da inserire una dentro l'altra. Nel recipiente più grande va inserita l'acqua che – bollendo – servirà per garantire il calore necessario a far cuocere il cibo contenuto nell'altra pentola. Proprio questa sua particolarità ti dà la possibilità di cuocere o riscaldare gli alimenti con maggiore controllo, soprattutto quelli più delicati.
Il fascino di questa cottura non finisce qui: è anche una delle tecniche per cuocere i cibi più antica conosciuta dall’uomo, con una storia che affonda le sue origini e la nascita del suo singolare nome addirittura ai tempi dell’Antico Testamento. Esistono molte leggende riguardo alla nascita della cottura a bagnomaria, ma due sono le più accreditate ed è entrambe, con poca sorpresa, riguardano una donna dal nome Maria: una era la Maria sorella di Mosè, l’altra è Maria la Giudea. Le storie concordano entrambe su un punto, però: in entrambe le versioni la cottura a bagnomaria non era usata per gli alimenti da mangiare, ma era usata a livello scientifico, perché entrambe le “marie” erano considerate scienziate e alchimiste. Scopriamo insieme l'affascinante storia di questa cottura speciale.
La prima variante della storia ha come protagonista la figura biblica di Maria (Myriam nella sua forma ebraica originale), la sorella di Mosè e del profeta Aronne. È una figura importante già nell’Antico Testamento, colei che vegliò sul fratello lasciato sulle acque del Nilo per tutta la vita e che, al passaggio del Mar Rosso, guidò il popolo danzando e cantano ispirata da Dio. Cosa c’entra tutto questo con la tecnica di cottura? La figura di Maria fu considerata già nel mondo antico come una donna di scienze, una vera e propria alchimista, credenza che poi nel Medioevo crebbe fino a identificarla come la depositaria dell’arte magica del popolo ebreo. Le leggende vogliono che l’abilità di Maria fosse quella di trasformare il piombo in oro e che, per farlo, usasse la tecnica di “kaminos Marias”, che in epoca medievale divenne “balneum Mariae” e, in seguito, il bagnomaria odierno.
È molto difficile che Maria sapesse davvero trasformare i metalli, ma è perfettamente possibile che abbia usato la tecnica del doppio recipiente per i suoi esperimenti, o magari anche per cucinare qualcosa, anche se noi non lo sappiamo. Purtroppo la leggenda di Maria alchimista ha anche dei risvolti oscuri: venne presa per vera dai nazisti e fu usata per aizzare i popoli contro gli ebrei accusandoli di praticare arti magiche e oscure.
La seconda versione, più accreditata, riguardo la storia di come sono nate la tecnica e il nome della cottura a bagnomaria riguarda un’altra Maria che visse sempre in un’epoca antichissima: questa volta parliamo di Maria la Giudea, conosciuta anche come Maria Propethissa, una filosofa e alchimista vissuta tra il I e il III secolo d.C. ad Alessandria d'Egitto. Questa donna è stata una figura di spicco dell'Impero Romano d'Oriente ma sbagliamo a parlare di lei dando per scontato che sia esistita: la nominano in molti nell'arco della nostra storia ma non ci sono prove che confermino la sua esistenza, un po’ come per Omero.
Nonostante Maria potrebbe essere una figura inventata che racchiude in sé diverse leggende del mondo antico, esistono diversi scritti in cui viene citata e definita una grande esperta nella "creazione" dell'oro. Proprio in uno di questi testi si parla della tecnica del bagnomaria, precisamente nella menzione scritta di Zosimo di Panopoli, autore nel IV secolo dei più antichi testi conosciuti sull'alchimia. L’autore afferma che Maria la Giudea fu la prima a sperimentare "bagno in acqua", che negli anni si trasformò in “balneum Mariae”, ovvero una tecnica pensata per imitare le condizioni naturali e riscaldare lentamente miscele di varie sostanze (elisir) e produrre in questo modo oro o altri metalli preziosi.
E non è tutto. A entrambe le donne, Maria sorella di Mosè e Maria la Giudea, viene attribuita anche l‘invenzione dell'alambicco, molto simile a quello che usiamo oggi per distillare gli alcolici. A tal proposito è bello ricordare che esistono due tipi di distillazione: a ciclo continuo, con la fiamma viva che fa evaporare il liquido immesso nella caldaia, e a ciclo discontinuo che consiste nell'immergere il materiale da distillare nell'acqua e far bollire tutto insieme. Questa seconda modalità è proprio chiamata "a bagnomaria".