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10 Maggio 2021 13:00

Perché mangiamo le patate? Perché agli esseri umani piace rubare le cose “preziose”

Le patate arrivano in Europa alla fine del 1500 ma nessuno vuole mangiarle per tre secoli. Uno stratagemma di Parmentier cambia tutta la storia della gastronomia: per convincere i francesi a mangiare patate, fa presidiare i campi coltivati dall'esercito. I contadini si convincono di trovarsi di fronte a un vegetale preziosissimo e cominciano a rubarlo, cancellando così 300 anni di maldicenze.

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Non esiste un vegetale trattato male quanto le patate nella storia dell'umanità. Fin da quando venne "scoperto" si è portato dietro un'aura di malvagità e sfortuna totalmente immeritata. Nella storia, però, c'è stato uno scienziato che, appassionato di questo tubero, lo ha preso tanto a cuore da studiare una strategia col governo francese affinché tutti mangiassero patate, Antoine Augustin Parmentier. Usando uno stratagemma ha portato le patate sulle tavole dei francesi, cambiando per sempre pranzi e cene di tutto il mondo.

La storia della patata: il tubero del demonio

Le patate sono originarie delle Ande e per secoli sono state l'alimento principale della civiltà Inca. Erano così importanti che, vista la vastità dell'Impero Inca  che si estendeva dalla Colombia all'Argentina, i coltivatori locali riuscirono a sviluppare un gran numero di varietà di patate adatte ai diversi ambienti dominati.

I primi europei a entrare in contatto con le patate furono gli spagnoli che, tra un genocidio e l'altro, rubavano quanta più materia prima possibile. Nel 1600 la pianta di patate si trovava praticamente in tutta Europa e veniva usata come pianta ornamentale, i cui tuberi venivano usati come mangime per i maiali. Guai a mangiare le patate. Ma perché?

I fattori principali erano 3:

  1. Le prime varietà importate dal Sudamerica venivano coltivate sulle Ande, quindi le piante erano poco adatte ai climi europei e davano raccolti scarsi. Non a caso ancora oggi la patata ha un rilievo maggiore nella cucina dell'Europa settentrionale;
  2. le patate erano e sono brutte esteticamente. Sono strane, per nulla invitanti e hanno quella patina di terreno sullo strato superficiale che le fa sembrare sempre sporche;
  3. ultimo ma non ultimo: le patate non sono mai nominate nella Bibbia. La motivazione è ovvia, all'epoca della "stesura" l'America non era stata ancora scoperta, ma per il clero stava a significare che Dio non voleva che gli uomini si cibassero di patate.

La campagna denigratoria che lo Stato Pontificio ha fatto nei secoli scorsi sulle patate è clamorosa. Gli erboristi del Papa suggerivano che le patate contribuissero a provocare la lebbra. I clericali associarono la patata alla stregoneria e al demonio in persona.

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La cosa divertente è che pur odiando questo tubero, all'interno dei giardini vaticani ci sono piante di patate fin dal 1500 perché i Carmelitani scalzi, un ordine nato in Castiglia, portarono delle piantine in dono a Papa Pio V, un grande appassionato di botanica. Le piante di patata sono molto carine e il vicario di Cristo apprezzò particolarmente il regalo: nel corso del suo breve mandato, durato appena 6 anni, i giardini vaticani si riempiono di piante di patate, ma nessuno si azzardò mai a mangiarne neanche una.

Per oltre due secoli le patate vengono coltivate solo come pianta ornamentale, con i tuberi usati come cibo per gli animali. La storia cambia alla fine del 1700, quando il rapido incremento della popolazione in Europa, con l'aumento delle necessità di cibo, rese necessaria l'adozione di coltivazioni diverse. Le patate rendevano molto di più rispetto ai cereali e potevano fornire una quantità di calorie molto superiore rispetto a frumento, segale e avena, con tempi di maturazione minori. Complice l'Illuminismo e l'abbandono delle credenze religiose, la patata diventò oggetto di studio, con ricerche sovvenzionate dai governi.

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Il primo a credere in questo vegetale fu Federico Guglielmo I, seguito da Federico il Grande, due regnanti prussiani che dovettero fare i conti con frequenti carestie. Il ’700 fu un secolo anche di grandi guerre e la patata si rivelò utilissima: il passaggio degli eserciti che si muovevano a piedi non provocava alcun danno al tubero, che cresceva sotto terra. Grazie a questi studi e soprattutto grazie all'esigenza e alla fame, la patata si diffuse in Germania, nelle Fiandre, nella Francia Nordorientale, in Inghilterra, in Irlanda, poi in Scandinavia, Polonia e Russia, e nei primi decenni dell'Ottocento in Italia. In particolare è l'Irlanda ad essere protagonista di questa "rivoluzione gastronomica", suo malgrado:  la dieta delle classi più povere era basata esclusivamente su latte e patate, mentre il grano era utilizzato per pagare i canoni spettanti ai proprietari inglesi.

Tutto questo contribuì ulteriormente alla demonizzazione del tubero: la patata era considerata un alimento di bassa qualità, da destinare agli animali o al massimo ai contadini, agli strati sociali inferiori. I braccianti fecero resistenza alla rivalutazione di questo tubero, perché vedevano gli scienziati come nemici: sostenere che le patate facevano bene, infatti, avrebbe impoverito ulteriormente l'alimentazione dei più deboli. C'è da dire una cosa a discolpa delle maldicenze sulle patate del ’700: le varianti diffuse in Europa, effettivamente, non avevano questo sapore così piacevole, inoltre venivano proposte come sostituto della farina per la produzione di pane. Impossibile fare un lievitato decente solo con le patate, anche per questo i contadini protestarono ardentemente.

A salvare capre e cavoli ci pensò il governo francese nel 1771 grazie a uno scienziato che ha fatto di questo tubero deforme la propria ragione di vita: Antoine Augustin Parmentier.

Se non hanno il pane, che mangino le patate

Un ruolo cruciale per la diffusione delle patate in Francia e nel resto d'Europa l'ha avuto Antoine Augustin Parmentier, farmacista e agronomo che conobbe questa coltivazione mentre era prigioniero dei prussiani durante la guerra dei Sette Anni. Nel 1771 partecipò a un concorso accademico dal titolo. "Quali sono i vegetali che possono essere sostitutivi in caso di carestia rispetto a quelli di impiego comune e la loro preparazione". Il farmacista propose la patata, portando avanti uno studio effettuato durante la guerra dei Sette Anni: all'epoca Parmentier seguì le truppe come farmacista e usava le patate come alimento.

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La stesura della tesi fu un atto di coraggio del francese perché era ancora in vigore una legge del 1748 che vietava il consumo alimentare delle patate. Secondo i politici dell'epoca, il tubero contribuiva a trasmettere le infezioni. La tesi di Parmentier era però inappuntabile e il suo studio vinse il concorso, contribuendo a far cancellare quell'astrusa legge e promuovendo l'uso delle patate.

C'era solo un piccolo problema a cui né Parmentier né re Luigi XV di Borbone avevano pensato: ai cittadini importava poco di ciò che dicevano gli scienziati, loro le patate non le volevano mangiare. Due secoli di demonizzazione avevano reso tutti diffidenti e così, pur intensificando la produzione, i tuberi restavano invenduti. Come fare a far cambiare approccio ai francesi?

Parmentier era furbissimo e insieme al re escogitò uno stratagemma davvero divertente. Per convincere i cittadini francesi a mangiare patate mise in atto una "truffa": chiese al re di mandare dei militari armati a presidiare, dall'alba al tramonto, tantissimi campi coltivati a patate.

I contadini, che quei campi li coltivavano ma che non volevano mangiare il tubero, cominciarono a insospettirsi per primi: vuoi vedere che queste patate tanto male non sono? Il trucco funzionò e le persone si convinsero che le patate erano un cibo prezioso. I francesi cominciarono ad organizzare dei "colpi" per rubarle di notte, iniziando così a consumarle, vantandosi con gli altri per il furto ai danni dello Stato, sotto gli occhi dell'esercito. Fu un vero successone e per celebrare questo grande risultato Luigi XV fece apporre un fiore di patata sulla parrucca di  Madame Victoire, sua figlia.

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