
I paccheri non hanno bisogno di presentazioni, sono uno dei tipi di pasta più amati e utilizzati in tutta Italia: questo formato infatti, pur essendo tipico della cucina napoletana, è ormai diffuso in tutto il paese per la sua indiscutibile bontà e per la sua grande versatilità.
I paccheri, infatti, sono dei "maccheroni giganti" esistenti in due formati: il liscio, perfetto per i sughi freschi e dalla cottura più omogenea, e il rigato, ideale per la cottura al forno perché rilasciano una maggiore quantità di amido in cottura e aiutano a legare il sugo.
In gran parte dell'Italia questo particolare formato di pasta è conosciuto con il nome più diffuso di paccheri ma nella loro terra d’origine, all’ombra del Vesuvio, li senti chiamare anche come “schiaffoni”. Da dove nasce questo singolare soprannome e qual è la storia del nome “paccheri”, già particolare di suo? Ecco da dove arrivano i nomi di questo amatissimo formato di pasta un tempo più consumata dai meno abbienti proprio per la sua capacità di saziare anche in una quantità ridotta.

Paccheri o schiaffoni: all'origine del nome
Chiariamo subito ogni possibile dubbio: paccheri e schiaffoni sono la stessa cosa, si tratta di due termini usati in modo intercambiabile per indicare lo stesso formato di pasta, l’unica differenza è che paccheri si usa in tutta Italia mentre schiaffoni è utilizzato in Campania e in particolare a Napoli. I due termini sono strettamente collegati: il nome "pacchero" deriva dal napoletano e significa "schiaffo”, anzi a Napoli viene usato proprio nel gergo quotidiano colloquiale con l’espressione “dare un pacchero”, usata quando scherzosamente si minaccia una manata al malcapitato di turno, quella in stile chef Cannavacciuolo per intenderci

Come tantissime delle parole che utilizziamo, anche il termine “pacchero” deve la sua origine alla fusione di due parole greche, ovvero “pas” che vuol dire tutto e “cheir” che vuol dire mano, traducibile come ‘a mano piena', una pacca per l'appunto. Il legame tra l’espressione dialettale e la pasta deriva dal fatto che questo formato, essendo piuttosto grande e pesante, quando viene versata nel piatto o mescolata insieme a un sugo particolarmente liquido, fa rumore secco e deciso, per l'appunto simile a quello di uno schiaffo dato a mano aperta.
Ecco che quindi i termini “paccheri” e “schiaffoni” sono diventati un sinonimo e sono usati in modo interscambiabili tanto nel linguaggio popolare e di strada quanto in quello prettamente gastronomico.