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Gli spaghetti sono un dilemma scientifico e lo sono da tempo immemore. Già negli anni '40 furono studiati addirittura da Richard Feynman, statunitense e premio Nobel nel 1965, che non riusciva a spiegarsi perché gli spaghetti non si possono spezzare in due pezzi uguali. Ultimamente un prestigioso istituto, l'Università della California a Berkeley, si è invece chiesto perché gli spaghetti si incurvino in acqua e mantengano poi la forma. Dovrebbero spezzarsi e invece si incurvano dolcemente. Il motivo principale che porta alla curvatura è semplice: succede a causa della gravità, perché la parte bagnata diventa più debole e non regge più il peso di quella sopra. Se però tiriamo fuori dall'acqua lo spaghetto quando inizia a piegarsi questo mantiene la curvatura acquisita. Per arrivare alla spiegazione scientifica di questo fenomeno i ricercatori hanno messo a punto un'equazione molto sofisticata.
L'equazione della forza di gravità
Lo studio si chiama "Modello basato sulla meccanica per la deformazione indotta dalla cottura degli spaghetti" ed è stato pubblicato nel 2020 a firma di Nathaniel N. Goldberg e Oliver M. O'Reilly, due ricercatori dell'Università della California a Berkeley.

Per spiegare il cambio della forma con la reidratazione della pasta gli scienziati hanno scritto delle equazioni per capire il comportamento degli spaghetti in cottura. Il risultato li ha portati a distinguere tre fasi diverse:
- Inizialmente gli spaghetti si gonfiano a causa dell'idratazione. In pratica l'acqua si mescola all'amido e comincia a curvarsi formando un angolo. Una parte è attirata verso il basso, l'altra verso il bordo.
- La metà dello spaghetto che si appoggia sul fondo pesa di più perché più a contatto con l'acqua. C'è un vero e proprio assestamento della pasta.
- La metà superiore si arriccia per effetto della forza di gravità, va così verso il fondo e crea la curva.
La matematica alla base di questa scoperta che può sembrare banale è molto complessa. Sono infatti coinvolte le cosiddette equazioni di Kirchhoff per barre elastiche. Per verificare le equazioni i ricercatori hanno lasciato per ore uno spaghetto in acqua a temperatura ambiente fotografandolo ogni 15 secondi, così da riprodurre la cottura. Il video che ne è uscito fuori mostra la rottura dei legami che porta alla piegatura. Per immortalare l'esatto momento del crack ci sono voluti ben 250 mila fotogrammi al secondo ad altissima risoluzione.