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30 Luglio 2025 18:00

Moon-Rice: il riso proteico “spaziale” pensato per nutrire future colonie su Luna e Marte

Un progetto italiano rivoluziona l’agricoltura spaziale: nasce un riso nano, ricco di proteine, pensato per nutrire gli astronauti nelle future basi lunari e marziane.

A cura di Redazione Cucina
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Immagina un futuro in cui gli esseri umani vivono e lavorano stabilmente su Luna e Marte. Uno degli ostacoli principali per rendere possibile questa visione è garantire un'alimentazione autonoma, sostenibile e nutriente. È proprio da questa sfida che nasce Moon-Rice, un innovativo progetto italiano che punta a coltivare un riso “nano” e proteico, pensato per prosperare in ambienti spaziali ostili. Non è fantascienza, ma scienza d’avanguardia, nata nei laboratori di ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e di alcune tra le più importanti università italiane.

Coltivare nello spazio: perché serve un riso speciale

Sulle stazioni spaziali o nelle future basi lunari e marziane, lo spazio sarà estremamente limitato e le condizioni ambientali molto diverse da quelle terrestri: microgravità, radiazioni elevate, scarsa disponibilità d’acqua e suolo inospitale. In questo contesto, coltivare piante come le conosciamo oggi non è possibile. Il progetto Moon-Rice nasce per rispondere a queste esigenze. I ricercatori stanno sviluppando varietà di riso geneticamente modificate per essere ultra-compatte (alte circa 10 cm) ma ricche di proteine, in grado di crescere in spazi ridotti e fornire un nutrimento completo per gli astronauti.

Alla base del progetto ci sono tecnologie di genetica avanzata, in particolare l’editing CRISPR/Cas9, utilizzato per ridurre le dimensioni della pianta senza comprometterne la produttività. L’obiettivo è ottenere un riso con un alto rapporto tra proteine e amido, migliorando così il suo valore nutrizionale. Questo tipo di riso sarebbe particolarmente adatto a missioni spaziali di lunga durata, dove ogni grammo trasportato ha un costo elevato e ogni centimetro cubo è prezioso. Un altro vantaggio è la rapidità del ciclo di crescita: varietà nane e veloci possono garantire raccolti frequenti, aumentando l'autosufficienza degli equipaggi.

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Il Moon-Rice è coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana, in collaborazione con le università di Milano, Sapienza di Roma e Federico II di Napoli. I primi esperimenti avvengono in laboratorio, dove si testano la germinabilità, la produttività, la capacità di adattamento e la resistenza a stress simulati (come gravità ridotta o terreni artificiali). Questa ricerca è stata recentemente presentata alla Society for Experimental Biology Annual Conference ad Anversa, raccogliendo interesse da parte della comunità scientifica internazionale.

Applicazioni anche terrestri: l'agricoltura del futuro

Sebbene nato per l’esplorazione spaziale, il progetto Moon-Rice ha ricadute concrete anche sulla Terra. Le varietà compatte e resistenti potrebbero essere utilizzate in ambienti estremi, come deserti, zone artiche o in contesti urbani con agricoltura verticale indoor. Inoltre, risi ad alto contenuto proteico potrebbero diventare una risorsa preziosa in aree colpite da carestie o povertà nutrizionale.

Il Moon-Rice non è solo un progetto agricolo, ma un passo simbolico e concreto verso l’autonomia delle missioni spaziali e la colonizzazione di nuovi mondi. Garantire cibo fresco, nutriente e coltivabile direttamente in situ significa liberarsi dalla dipendenza dalle scorte terrestri e rendere sostenibile la presenza umana nello spazio.

Coltivare riso sulla Luna o su Marte non è più un’utopia: è una delle frontiere più affascinanti della biotecnologia e dell’ingegneria agraria, con radici ben piantate – è proprio il caso di dirlo – nel sapere e nella creatività italiana.

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