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Ammettiamolo: l'insalata in busta è uno di quei salva pasto o, per meglio dire, contorno, a cui è difficile rinunciare. Assai pratica e versatile, poiché già lavata e asciugata, ci seduce con il suo claim "pronta da consumare" che fa bella mostra di sé sulla confezione. Ed è proprio così: ci basterà versarla in una ciotola, condirla e accompagnarla a un secondo piatto di nostro gusto, e anche la cena dell'ultimo minuto può essere servita.
Ma ci siamo mai chiesti se l'insalata in busta può farci male e se, paragonata a quella fresca, abbiamo una perdita di preziosi micronutrienti? Possiamo consumarla in tutta sicurezza o dovremmo osservare alcuni ulteriori accorgimenti? Ne abbiamo parlato con il biologo e nutrizionista Simone Gabrielli, che ci ha aiutato a fare chiarezza sulla questione una volta per tutte, sfatando anche qualche falso mito.
L'insalata in busta fa male?
L'insalata in busta fa parte di quei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma, ovvero quei vegetali freschi che hanno subito un processo di "minima trasformazione": questo include quelle operazioni essenziali quali lavaggio, mondatura, taglio e confezionamento in atmosfera protettiva. Estremamente pratica e versatile, ha saputo conquistarsi sul mercato un ruolo di tutto rispetto, affermandosi come soluzione ideale per gli attuali, e sempre più frenetici, ritmi di vita.
Tuttavia, questa innegabile comodità porta con sé anche una serie di dubbi e preoccupazioni legati alla sua sicurezza igienico-sanitaria e al suo valore nutritivo, specie se confrontata con il suo corrispettivo fresco e non lavorato.
La domanda che tutti ci poniamo è: l‘insalata in busta fa male? "No, è un prodotto sicuro, sottoposto a controlli igienico-sanitari rigorosi e confezionato in atmosfera protettiva per rallentare la degradazione", ci spiega subito il nostro esperto.
La filiera del prodotto si caratterizza per un processo altamente controllato e standardizzato, progettato per garantire un prodotto che sia il più sicuro possibile. Una volta raccolta, la materia prima viene selezionata, mondata e sottoposta a una serie di lavaggi, eseguiti con acqua potabile e soluzioni clorate, a una temperatura che non superi mai gli 8°C per inibire la crescita microbica.
L'insalata viene risciacquata, asciugata, per rimuovere l'acqua e i residui di cloro, e confezionata in buste sigillate per preservarne freschezza e salubrità. Il confezionamento avviene senza creare il vuoto (ad atmosfera normale), per evitare che le muffe possano proliferare, e le buste vengono infine trasportate in camion frigo arrivando direttamente sui banchi dei supermercati.
Nonostante il rigoroso iter, il rischio non è mai pari a zero: alcuni alimenti, come carni poco cotte, frutti di mare crudi, latte non pastorizzato e verdure crude (se non lavate correttamente) possono contenere microrganismi e batteri, come la Listeria monocytogenes, agente patogeno tra i più insidiosi, responsabile di un'infezione chiamata listeriosi.
La contaminazione può avvenire sia a monte della filiera, ma anche a casa tramite la manipolazione degli alimenti. Per tale ragione è sempre bene osservare poche e inderogabili regole: come controllare la data di confezionamento dell'insalata in busta e consumarla il prima possibile; verificare che le foglie siano croccanti e integre, senza zone scure o umide, e che la busta non presenti degli strani rigonfiamenti.
Se la catena del freddo non è stata correttamente rispettata, è possibile che batteri e microrganismi siano proliferati e abbiano innescato un processo fermentativo. Come ce ne accorgiamo? La fermentazione crea ossigeno all'interno della confezione, che quindi tenderà a gonfiarsi: se presenta questa caratteristica, meglio non metterla nel carrello al momento dell'acquisto oppure non consumarla se già presente nel nostro frigo.
Meglio lavare l'insalata in busta? "Se in etichetta è indicato ‘pronta al consumo', questa non va lavata di nuovo: altrimenti si rischia di contaminare ciò che era sterile", rassicura Gabrielli. Una volta aperta, consumiamola entro 24 ore e conserviamola in frigo ben sigillata. Nel caso in cui in etichetta non sia specificato che il prodotto è stato già lavato, e quindi ready to eat, sciacquiamolo accuratamente sotto l'acqua corrente fredda.

Le proprietà nutritive dell'insalata in busta
Assolutamente in linea con i ritmi frenetici della nostra quotidianità, l'insalata in busta ci consente di inserire una quota di fibre ai pasti, anche quando tempo e voglia scarseggiano. Tuttavia, la critica che le viene spesso mossa è che questa sia di bassa qualità, soprattutto se paragonata al prodotto fresco. Ma è davvero così?
"Rispetto all’insalata fresca, il prodotto in busta può avere una leggera perdita di alcuni micronutrienti (come vitamina C o folati), ma resta una valida alternativa, soprattutto quando serve comodità e praticità", afferma il nostro esperto.
Diversi studi suggeriscono che i composti più labili, come appunto la vitamina C e gli antiossidanti, sono più suscettibili alla degradazione, mentre le fibre e alcuni minerali, come per esempio il fosforo, sono generalmente più stabili e possono rimanere invariati.
"Quando si ha tempo – prosegue Gabrielli – è sempre ottimo preparare l’insalata da sé con ortaggi freschi, soprattutto se di stagione". Ma l’insalata in busta resta una soluzione utile e sicura per mantenere una buona dose di vegetali anche nelle giornate più frenetiche.
Quindi, se l'alternativa è non consumare affatto le verdure, ecco che questo prodotto, nonostante la lieve perdita di nutrienti, può rappresentare un compromesso accettabile.
Un'altra preoccupazione riguarda il quantitativo di cloro, sotto forma di acido ipocloroso, impiegato durante il processo di lavaggio. "In teoria l'insalata in busta non dovrebbe contenerne, o al massimo in quantità talmente ridotte da essere ininfluenti", rassicura il nutrizionista.
Il processo, infatti, prevede un risciacquo finale per abbassare il quantitativo di cloro residuo e il rischio per il consumatore è considerato del tutto trascurabile.

Consigli per scegliere e consumare l'insalata in busta
Nonostante si tratti di un prodotto sicuro, ecco qualche consiglio del nostro esperto per consumare l'insalata in busta senza alcun rischio per la salute:
- controlliamo la data di confezionamento e quella di scadenza, e cerchiamo di consumarla il prima possibile; come abbiamo visto, maggiore è il tempo tra lavorazione e consumo, maggiore sarà quello di una potenziale degradazione e perdita di nutrienti;
- verifichiamo che le foglie siano fresche, croccanti e integre, senza zone scure o umide;
- evitiamo le confezioni con rigonfiamenti eccessivi e anomali, che potrebbero indicare la possibilità di proliferazione batterica, e quelle con troppa condensa;
- cerchiamo di salvaguardare la catena del freddo e, soprattutto durante la stagione estiva, andiamo a fare la spesa con la borsa frigo;
- consumiamo il prodotto entro 24 ore dall’apertura, conservandolo in frigorifero ben sigillato e nell'apposito ripiano;
- una volta aperta, non laviamo nuovamente l'insalata se in etichetta è indicato che questa è “pronta al consumo”; altrimenti si rischia di contaminare ciò che era sterile. "Se ci sono dei dubbi, controlliamo sempre se questa è pronta all'uso o necessita di essere lavata", raccomanda infine Gabrielli.