
C'è qualcosa di teatrale nello sbarco di Pizzeria Da Michele a Parigi. Stiamo parlando di una delle pizzerie simbolo di Napoli, decantata nelle guide turistiche e che, approdata in terra francese, è stata stroncata da un articolo al vetriolo. A scatenare le polemiche è stato Le Figaro, tra i quotidiani transalpini più istituzionali, che è partito in quarta attaccando la pizzeria e la stessa pizza napoletana. "Già dall'esterno lo spettacolo non promette bene – scrive il giornalista Emmanuel Rubin – sembra di assistere a un gregge impaziente. Una coda interminabile, una folla che scalpita per entrare e decine di persone, con gli occhi sui cellulari, che difficilmente si capisce se siano spinti dalla fame o da un stato da zombie".
L'articolo di Le Figaro e le reazioni social
All'indomani dell'inaugurazione della nuova pizzeria Da Michele a Parigi, il quotidiano francese ha scelto di raccontare l'apertura non come un successo, ma come una delusione già preannunciata. Si parla di clienti esasperati dall'attesa eccessiva, di pizze scadenti arrivate al tavolo come un prodotto di massa più che come un'icona gastronomica. Nessuna pietà per la leggenda napoletana, per tutti il tempio della pizza e divenuta, nelle righe di Le Figaro, una macchina perfetta per il marketing senza più l'autenticità che promette.
Ovviamente non potevano mancare le reazioni e i commenti sui social. Sotto il post di Instagram c'è stato un vero e proprio campo di battaglia. Italiani patriottici che sostenevano i francesi di non capire nulla della pizza napoletana e neppure di meritarsela, c'era chi difendeva la pizzeria Da Michele mostrando, simbolo di orgoglio identitario, e chi invece è stato più pragmatico. Questi ultimi hanno ammesso che l'attesa all'esterno del locale appena inaugurato è stata snervante. Altri ancora si divertono a trasformare la polemica in meme, contrapponendo l’entusiasmo degli italiani al disincanto dei parigini.

Una vicenda che quindi si è mossa tra due estremi: da un lato la penna avvelenata di Le Figaro che, con un articolo, ha sminuito la "sacralità" della pizza napoletana riducendola un esercizio di marketing globalizzato. Dall'altro la comunità online che, rivendicando il gusto, ne fanno una questione di orgoglio nazionale. Il risultato è un paradosso: l’articolo che voleva ridimensionare il mito non ha fatto altro che rilanciarlo, alimentando il dibattito e spingendo ancora più gente a voler giudicare con il proprio palato.