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21 Settembre 2023 16:28

È giusto che gli influencer paghino il conto al ristorante?

Il celebre pizzaiolo napoletano Errico Porzio contro Barbara Gambatesa che afferma di essere stata invitata in pizzeria e di aver anche pagato il conto. Chi dei due ha ragione? Al momento, in base a ciò che sappiamo, ha decisamente ragione Porzio: se non c'è un accordo scritto e i post non hanno un discalaimer che certifica la pubblicità anche gli influencer devono pagare il conto come ogni altra persona.

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Una delle nuove professioni più discusse in Italia e nel mondo è quella dell'influencer. Uomini e donne, per lo più giovani, che si fanno pagare per sponsorizzare delle cose di ogni genere sui social. Nel mondo del food spesso si creano dei malintesi, come l'ultima vicenda che ha coinvolto Barbara Gambatesa, seguita da circa 500 mila persone su Instagram, ed Errico Porzio, famosissimo pizzaiolo napoletano. Lei dice di essere stata invitata e, per questo motivo, non voleva pagare il conto finale. Il ristoratore afferma di non aver invitato nessuno. A prescindere da chi ha torto e chi ragione nella vicenda in questione è lecito farsi una domanda: è giusto che gli influencer non paghino il conto al ristorante?

"Il lavoro è lavoro"

La Gambatesa scrive un messaggio a Porzio in cui spiega che recensisce "positivamente l'azienda o il prodotto da sponsorizzare in cambio del servizio o del prodotto stesso offerto GRATUITAMENTE. Apprezzo la vostra cordiale accoglienza, però insomma, capirete che il lavoro è lavoro!". Per questo motivo si aspettava la cena offerta a lei e a tutti gli amici presenti al tavolo. Ma sarebbe giusto se anche fosse così?

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Il lavoro è lavoro, è vero e va sempre pagato. Vista la mole di follower che la Gambatesa ha tra Instagram e TikTok la cena sarebbe un compenso fin troppo basso per i servigi offerti. Quando parliamo di "lavoro" però è bene ricordare che ci devono essere delle fatture e, in caso di recensioni, i lettori devono essere informati sul fatto che si tratti di un lavoro fatto su commissione. Su questo punto la legge non transige, è un obbligo giuridico scrivere sia nelle stories sia nei post gli hashtag #ad, #adv, #gifted o #suppliedby. I follower devono sapere altrimenti si tratta di banale pubblicità occulta.

Per quanto riguarda la disputa Porzio-Gambatesa c'è comunque da dire che il pizzaiolo continua a negare che ci sia stato un invito da parte dell'azienda. Probabilmente non sapremo mai la verità ma tutto potrebbe risolversi in maniera molto semplice: l'influencer potrebbe pubblicare sui propri canali e/o a mezzo stampa la mail, l'sms, il messaggio, o qualsiasi "prova" che attesti l'invito.

Il lavoro dell'influencer è fondamentale oggi perché i social media sono il mezzo di comunicazione più potente del pianeta. Ci sono però tantissimi food blogger che si comportano in maniera professionale e che si accordano con i ristoratori, ricevono un compenso e pagano le tasse come qualsiasi altro imprenditore con partita Iva. Le persone li seguono per i più svariati motivi ed è giusto che sia così. Purtroppo nel nostro Paese la questione non è ancora del tutto regolamentata a norma di legge anche se ci sono passi in avanti giorno dopo giorno. Prima o poi si arriverà a un "albo degli influencer" o qualcosa di simile. Una regolamentazione chiara e precisa di questa figura lavorativa. Fino ad allora la questione è abbastanza semplice: se il creator è pagato da qualcuno ha l'obbligo di segnalarlo ai propri follower. Una richiesta di fotografia non equivale a un accordo formale tra le parti. La chiarezza è la cosa più importante in ogni ambito lavorativo.

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A cura di
Leonardo Ciccarelli
Nato giornalista sportivo, diventato giornalista gastronomico. Mi occupo in particolare di pizza e cocktail. Il mio obiettivo è causare attacchi inconsulti di fame.
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