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23 Giugno 2025 17:29

Le “wild relative” potrebbero salvarci dalla siccità: cosa sono le parenti selvatiche su cui punta la scienza

Le wild relative, in italiano "parenti selvatiche", sono piante che in natura crescono allo stato spontaneo, ma che sono imparentate con le piante che coltiviamo nei campi o negli orti. Potrebbero essere proprio loro a salvarci dalla riduzione della biodiversità.

A cura di Francesca Fiore
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Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova l’agricoltura italiana. Le alte temperature, spesso accompagnate da lunghi periodi di siccità, stanno provocando danni gravi alla produttività agricola, con punte di riduzione dei raccolti di grano e mais che possono raggiungere il 40%. Ma una soluzione potrebbe paventarsi all'orizzonte, grazie alle wild relative, ovvero specie vegetali selvatiche resistenti strettamente imparentate con le piante coltivate. Si tratta di una frontiera su cui si è attivato il mondo della ricerca e che potrebbe portare a risultati importanti: a dirlo è il Cnr, evidenziando come il clima pesi sull'agricoltura italiana, cambiandone la geografia.

Come il caldo altera la fisiologia delle piante

Le temperature elevate compromettono i processi vitali delle piante, dalla germinazione fino alla maturazione. "Quando il termometro sale troppo – ha spiegato ad Ansa Francesca Bretzel, ricercatrice dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del CNR – le piante entrano in uno stato di stress che si riflette a livello morfologico, fisiologico e biochimico". Uno degli effetti più gravi è il rallentamento della fotosintesi, causato dalla riduzione della superficie fogliare e dall’invecchiamento precoce delle foglie. Inoltre, il caldo facilita la diffusione di parassiti, spesso privi di antagonisti naturali.

Per reagire allo stress, le piante attivano meccanismi di difesa come la produzione di fitormoni e sostanze antiossidanti. Tuttavia, queste risposte naturali si rivelano spesso insufficienti contro gli stress prolungati e intensi.

La risposta della scienza: le varietà resistenti

La comunità scientifica sta intervenendo con soluzioni genetiche e agronomiche. Una delle strade più promettenti è la selezione di varietà più resistenti al caldo e alla siccità, utilizzando le "wild relative", ovvero le specie selvatiche imparentate con le piante coltivate. Ma cosa sono nello specifico?

Le wild relative, in italiano chiamate "parenti selvatiche", sono piante che in natura crescono allo stato spontaneo, ma che sono imparentate con le piante che coltiviamo nei campi o negli orti. Magari non le riconosceresti subito, perché spesso sono più piccole, meno “perfette” o meno produttive, ma a livello genetico hanno molto in comune con le versioni coltivate.

Un esempio: pensa al pomodoro che compri al supermercato, bello rosso, tondo e saporito. In natura esistono specie di pomodori selvatici, che magari hanno frutti più piccoli o non sono così saporiti, ma che vivono in ambienti estremi, come zone molto aride o calde. Ecco, quelle sono le sue wild relative.

Prendiamo ad esempio anche il grano: una sua parente selvatica, Aegilops tauschii, è stata usata per introdurre geni di resistenza alla siccità e alle malattie fungine. Lo stesso vale per il mais, il cui "antenato", il teosinte, ha una straordinaria capacità di sopravvivere in terreni poveri e condizioni aride, rendendolo utile per rendere il mais moderno più resistente in contesti climatici difficili.

Nel caso degli agrumi, specie come Citrus ichangensis e Citrus macroptera sono utilizzate per aumentare la tolleranza al freddo e resistere a virus che minacciano le piante coltivate. Anche colture fondamentali come il fagiolo comune traggono vantaggio da parenti selvatiche come Phaseolus acutifolius, che ha un ciclo breve e resiste bene alla siccità, ideale per le zone calde. Infine, persino la fragola ha la sua antenata selvatica, Fragaria vesca, conosciuta come fragolina di bosco, che offre una maggiore resistenza alle malattie e una miglior adattabilità al suolo, senza compromettere la qualità del frutto.

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Aegilops tauschii, una wild relativa del grano

Perché sono così importanti? Perché proprio grazie a questa loro capacità di sopravvivere in condizioni difficili, le wild relative hanno dentro di sé dei "geni" preziosi: resistenza al caldo, alla siccità, alle malattie o ai parassiti. E oggi, con i cambiamenti climatici e i problemi sempre più frequenti in agricoltura, i ricercatori stanno proprio andando a riscoprire queste piante per "rinfrescare" le colture moderne.

In pratica, i genetisti fanno degli incroci tra la pianta coltivata e la sua parente selvatica per ottenere varietà nuove, più forti e più adattabili al clima che cambia. In questo caso, è un po’ come se tornassimo indietro nella storia delle piante per recuperare quelle caratteristiche di resistenza che avevano perso con la selezione agricola.

Quindi, anche se spesso dimenticate, le wild relative sono una risorsa importantissima per il futuro dell’agricoltura. Custodiscono un patrimonio genetico che potrebbe fare la differenza per salvare i raccolti, migliorare la qualità dei prodotti e garantire cibo anche in condizioni sempre più difficili.

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Citrus macroptera, una delle wild relative degli agurmi

La tecnologia come supporto alla natura

In parallelo, i ricercatori sperimentano trattamenti specifici su semi e foglie per aumentare la resistenza delle colture agli stress climatici. Fra le tecniche agronomiche per combattere il calore  ci sono pratiche agricole innovative come ad esempio la pacciamatura, ovvero la copertura del suolo con materiale organico o inorganico per limitare il riscaldamento del terreno o il cover cropping, cioè coltivazione di specie erbacee tra i filari per migliorare l’infiltrazione dell’acqua e contrastare l’erosione del suolo.

Il CNR-Iret sta portando avanti studi specifici sulla salute del suolo, con particolare attenzione all’effetto della materia organica e all’inoculo di microrganismi utili. "I nostri studi su colture tipiche italiane, come la vite e le piante aromatiche – ha spiegato la ricercatrice Bretzel – mostrano risultati incoraggianti: miglioramenti nella fertilità del suolo, aumento dei nutrienti e una qualità organolettica superiore dei prodotti finali".

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