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11 Settembre 2025 15:00

Le differenze tra tè verde, nero e bianco: non è solo una questione di colore

Sono le tre varietà principali di tè e derivano tutte dalla stessa pianta, la Camellia sinensis. I metodi di lavorazione delle foglie portano ad avere bevande diverse tra loro per aspetto, sapore e proprietà.

A cura di Federica Palladini
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Bevanda antichissima che attraversa culture, continenti e secoli di storia, il tè viene sorseggiato ogni giorno da milioni di persone, vantando appassionati ed estimatori proprio come il caffè, con cui ha in comune anche la presenza di caffeina perché, ricordiamolo, con la teina sono la stessa cosa: nel caffè l'assimilazione è immediata, mentre nel tè più graduale. Delle tante tipologie in circolazione, se ne riconoscono tre grandi varietà: verde, nero e bianco che nascono dalla stessa pianta, la Camellia sinensis, ma attraverso specifiche lavorazioni ecco che prendono forma in prodotti dalle caratteristiche peculiari, ben oltre il colore. Vediamo cosa sono e quali sono le differenze principali.

Che cos’è il tè verde

Sinonimo di benessere per eccellenza, il tè verde è diffuso in tutto il mondo, particolarmente legato alle tradizioni di Cina e Giappone, dove fa parte della quotidianità ed è anche protagonista di celebri rituali, come la famosa cerimonia del tè del Sol Levante che vede come “ingrediente” principale il matcha, un tè verde in polvere che si scioglie nell’acqua, invece che venire infuso. La sua caratteristica peculiare? Le foglie essiccate mantengono il colore verde dopo la raccolta. Il processo di appassimento, infatti, viene in parte bloccato, inibendo attraverso la tostatura o la cottura al vapore l'enzima responsabile dell’ossidazione, così da preservare non solo la tonalità da cui prende il nome, ma anche quantità considerevoli di composti organici come i polifenoli, che sappiamo essere dei potenti antiossidanti.

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Che cos’è il tè nero

Quando si parla di tè nero il pensiero va subito all’India e allo Sri Lanka (conosciuto come Ceylon fino al 1972), ex possedimenti britannici che hanno contribuito a far arrivare la bevanda prima in Gran Bretagna e poi nel resto d’Europa. In questo caso le foglie si presentano molto scure, scurissime: dopo l'essiccamento, vengono fatte fermentare, un po’ come si fa nella vinificazione, e poi nuovamente essiccate: il procedimento ha tempi variabili, che portano a risultati diversi sia in termini di sfumature di colore sia di gusto. Il tè nero, infine, può essere aromatizzato, dando vita a tipologie differenti, dai popolari tè al limone e alla pesca, al noto Earl Gray, con scorza di bergamotto, oppure vedere l’unione in miscele provenienti da paesi diversi, creando selezioni come quelle dell’English Breakfast, da India, Indonesia, Sri Lanka, ma anche Kenya.

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Che cos’è il tè bianco

Originario della Cina, soprattutto della zona nord ovest del Fujian, votata da secoli alla produzione di alcuni dei tè cinesi più pregiati, compresi verde e nero, il tè bianco si ottiene da una lavorazione minima e delicata dei germogli e delle foglie più giovani della pianta, coperte da una sottile peluria bianco-argentata: dopo la raccolta a mano, si fanno appassire prima al sole e poi in una stanza, sopra stuoie di bambù o vassoi: non vengono tostate e nemmeno fermentate, conferendo alla bevanda un colore chiaro e un sapore tenue ed elegante, apprezzato nell’arco della lunga storia imperiale del paese.

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Quali sono le differenze

I trattamenti a cui sono sottoposte le foglie della Camellia sinensis portano ad avere prodotti diversi tra loro sotto molteplici aspetti. Il tè verde in tazza si presenta come un’infusione giallo-verde dal gusto erbaceo, ed è noto per i suoi numerosi benefici: a rubare la scena sono le catechine, flavonoidi dall’alto potere antiossidante che contribuiscono a combattere l’invecchiamento cellulare e a prevenire malattie legate al cuore e al sistema nervoso, compresa un’azione anti-tumorale. Senza dimenticare le sue proprietà depurative, drenanti e rinfrescanti.

Anche il tè bianco è riconosciuto come toccasana, in quanto ricco di polifenoli che agiscono contro i radicali liberi, contrastando l’insorgere di patologie che coinvolgono l’apparato cardiovascolare, dall’ipertensione all’aterosclerosi. Inoltre è un alleato per la salute di denti, ossa e pelle, e sorseggiarlo può aiutare ad abbassare i livelli di stress.

Entrambi contengono teina – il primo più del secondo – e quindi devono essere consumati con moderazione, anche se quello che ne include la quantità maggiore – 40 mg per una tazza da 200 ml – è il tè nero. Tra le tre, è la tipologia più indicata da scegliere al mattino in chiave energizzante, dal gusto deciso e corposo, ma attenzione ad eccedere, perché si rischiano potenziali disturbi del sonno e stati di ansia, dovuti agli effetti stimolanti della caffeina.

E il tè rosso?

Quando si parla di tè rosso spesso si può creare una certa confusione: in Cina, con questo termine, si indica il prodotto che in Occidente è conosciuto come tè nero, in riferimento alle tonalità ambrate che acquista l’acqua con l’infusione. Altra cosa, invece, è la stessa denominazione usata per il rooibos, conosciuto impropriamente come "tè rosso africano" e presente sugli scaffali dei supermercati.

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Perché non sarebbe corretto chiamarlo così? Semplice, perché non deriva dalla Camellia sinensis, ma da un’altra pianta, la Aspalathus linearis, quindi non è un tè: le foglie, aghiformi, vengono fermentate ed essiccate, sono prive di caffeina e possiedono sostanze antiossidanti, vitamina C e minerali: il sapore è piacevolmente dolce e può essere consumato anche alla sera e dai bambini, indicato per le sue qualità calmanti e rilassanti.

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