
Un Paese intero si è seduto alla stessa tavola. Piazze trasformate in sale da pranzo, tovaglie stese da Nord a Sud, piatti della tradizione serviti come simbolo di comunità: così l’Italia ha celebrato il rito del "pranzo della domenica" per sostenere la candidatura della sua cucina a Patrimonio immateriale dell’Unesco. Perché la cucina italiana non è solo un insieme di ricette, ma un patrimonio di gesti, convivialità e relazioni: e il pranzo domenicale, con i suoi tempi lenti e i piatti tramandati, è lì proprio a ribadire ancora una volta il valore del cibo come momento di incontro.
In tutta la Penisola, oltre 60 città e numerosi comuni hanno partecipato all’iniziativa promossa dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste insieme all’Anci (l'Associazione nazionale Comuni Italiani), in vista della decisione che arriverà l’8 dicembre da una commissione internazionale di 24 Paesi. Intorno a questa ritualità che l’Italia ha deciso di costruire la propria candidatura: perché la tavola che non appartiene solo al passato, ma parla di futuro e di identità condivisa.
La festa di piazza e il valore di un rito collettivo
La festa non ha coinvolto soltanto famiglie e comunità locali, ma anche protagonisti del mondo dello spettacolo e della cultura. A Roma hanno partecipato Sabrina Ferilli, Paolo Bonolis e Giorgia, all’Aquila Bruno Vespa, a Livorno Carlo Conti e in altre città Gianni Morandi e Al Bano. Massimo Bottura, tra i più grandi ambasciatori della cucina italiana, ha raccontato il valore del rito domenicale in diretta televisiva dagli studi di Domenica In, portando l’atmosfera delle piazze italiane nelle case di milioni di telespettatori. "Il pranzo della domenica – ha ricordato il ministro Francesco Lollobrigida – è più di un’abitudine: è un rito che ha tenuto insieme le famiglie, un simbolo identitario che oggi suscita nostalgia ma che resta fondamentale per la nostra comunità".
Attorno alla tavola, infatti, non si condividono solo piatti, ma storie, tradizioni e memoria collettiva: un patrimonio culturale immateriale che merita di essere riconosciuto a livello mondiale.

In attesa del verdetto Unesco
Attualmente solo quattro cucine hanno ricevuto il sigillo Unesco: quella francese, giapponese, coreana e messicana. L’Italia, con la sua varietà regionale e la sua convivialità, aspira ora a unirsi a questo ristretto gruppo. "Siamo un popolo che a tavola pensa già al prossimo pasto – ha sottolineato Lollobrigida – e che mette passione persino nel gesto di apparecchiare. La cucina italiana è un linguaggio universale, un modo per far crescere i nostri prodotti e per rafforzare la rete della ristorazione che ci rappresenta nel mondo".
La giornata è stata accompagnata dall’inno Vai Italia, scritto da Mogol e interpretato da Al Bano insieme al coro dell’Antoniano e ai ragazzi di Caivano. Una colonna sonora pensata per dare voce all’orgoglio di un Paese che ha scelto di raccontarsi attraverso la sua tavola.