
Lucida, liscia, marrone, la cosiddetta castagna matta si trova facilmente a terra lungo i viali alberati, i parchi, sui marciapiedi delle città e trae in inganno chi non la conosce: sembra identica alle castagne "classiche" che mangiamo e che colonizzano le ricette autunnali, ma in realtà è il frutto (o più correttamente il seme) di un albero diverso, l’ippocastano, e non è edibile. Proprio così: non è commestibile perché tossica. Nella società contadina, però, ha trovato ugualmente modo di essere apprezzata e valorizzata. Come? Diventando un vero e proprio amuleto, da portare in tasca contro raffreddore e malanni stagionali. Conosciamola meglio.
Che cos’è la castagna matta e perché si chiama così
L’Aesculus hippocastanum è un albero ornamentale molto diffuso in Europa ed è una specie botanica diversa rispetto alla Castanea sativa, ovvero il comune castagno che si trova nei boschi di collina e montagna. Se quest’ultimo, infatti, regala delle prelibatezze molto amate in cucina, l’ippocastano, al contrario, produce frutti che non sono adatti all’alimentazione umana e, per questo, chiamati “matti”, termine utilizzato nell'accezione di guasto, non buono, non del tutto sano. Le castagne matte, note anche come “castagne d’India” o “finte castagne”, infatti, si sono guadagnate questo appellativo popolare, chiaro e diretto, per la loro pericolosità, dato che contengono saponine, sostanze che se ingerite possono causare vomito e diarrea. Insomma, da non confondersi.

Castagna matta, meglio metterla in tasca
Cosa dice la leggenda contadina? Che portare con sé una castagna matta nella tasca del cappotto o dei pantaloni tiene lontani il raffreddore, l’influenza e le indisposizioni tipiche dell’autunno dovute ai primi freddi. Capire da dove abbia origine una credenza popolare è sempre complicato e le teorie, spesso, sono molteplici. In questo caso è utile sapere che è vero che questo frutto è velenoso se assunto cotto o crudo dagli uomini (ha anche un sapore amaro), ma non dai cavalli: lo stesso nome dell’albero ha a che fare con i destrieri (deriva dal greco hippos, cavallo, e castanon, castagno), in quanto i frutti venivano tritati e dati come mangime agli equini per migliorarne la salute generale. In particolare, si dice, per calmare la tosse.
Alla castagna matta sono effettivamente riconosciute proprietà curative che vedono la loro applicazione non in cucina, ma a livello cosmetico ed erboristico, grazie a componenti quali escina, flavonoidi, proantocianidine e tannini: sotto forma di estratti, in gocce, creme o pomate possono portare sollievo in caso di gambe gonfie, capillari fragili, emorroidi e ritenzione idrica. Non c’è nessuna prova scientifica di effetti benefici contro il raffreddore, men che meno se la castagna matta viene tenuta addosso.