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10 Dicembre 2025 10:58

La Cucina Italiana è Patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco

La tradizione gastronomica italiana entra ufficialmente tra i tesori immateriali dell’Unesco: un traguardo che celebra la ricchezza delle nostre cucine regionali e rafforza il valore culturale ed economico di un patrimonio amato in tutto il mondo.

A cura di Francesca Fiore
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Era già considerata tale da molti, ma da oggi la Cucina Italiana entra ufficialmente nel Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Un riconoscimento di grande valore per tutto il Paese e, in modo particolare, per il mondo enogastronomico. L’annuncio è arrivato da Nuova Delhi, dove il Comitato Intergovernativo dell’Unesco ha sancito un risultato frutto di un lavoro corale: istituzioni, privati, ricercatori e operatori culturali hanno unito le forze per portare a termine la candidatura. A rappresentare l’Italia in India erano presenti Liborio Stellino, ambasciatore presso l’Unesco; Maddalena Fossati, presidente del Comitato Promotore e direttrice della storica rivista La Cucina Italiana; il curatore del dossier Pier Luigi Petrillo, insieme al professor emerito Massimo Montanari; e le funzionarie del Ministero della Cultura Maria Assunta Peci ed Eleonora Sinibaldi.

"Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo risultato, e ringrazio prima di tutto i ministri Lollobrigida e Giuli per aver seguito il dossier. Ma è una partita che non abbiamo giocato da soli", ha commentato la premier Giorgia Meloni in un video messaggio. "Abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano, insieme ai nostri connazionali all’estero, insieme a tutti coloro che nel mondo amano la nostra cultura, la nostra identità e il nostro stile di vita. Oggi celebriamo una vittoria dell’Italia. La vittoria di una Nazione straordinaria che, quando crede in sé stessa ed è consapevole di ciò che è in grado di fare, non ha rivali e può stupire il mondo".

“La Cucina Italiana è Patrimonio dell’Umanità. Oggi l’Italia ha vinto ed è una festa che appartiene a tutti perché parla delle nostre radici, della nostra creatività e della nostra capacità di trasformare la tradizione in valore universale”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, commentando il riconoscimento dell’Unesco alla Cucina Italiana Patrimonio dell’Umanità. “Questo riconoscimento celebra la forza della nostra cultura che è identità nazionale, orgoglio e visione – ha proseguito il ministro – La Cucina Italiana è il racconto di tutti noi, di un popolo che ha custodito i propri saperi e li ha trasformati in eccellenza, generazione dopo generazione”.

“Questo riconoscimento è motivo di orgoglio ma anche di consapevolezza dell’ulteriore valorizzazione di cui godranno i nostri prodotti, i nostri territori, le nostre filiere. Sarà anche uno strumento in più per contrastare chi cerca di approfittare del valore che tutto il mondo riconosce al Made in Italy e rappresenterà nuove opportunità per creare posti di lavoro, ricchezza sui territori e proseguire nel solco di questa tradizione che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’Umanità”, ha concluso il ministro Francesco Lollobrigida.

I festeggiamenti per il prezioso riconoscimento

La serata di oggi vedrà il Colosseo illuminarsi di bianco, rosso e verde, mentre al Parco della Musica di Roma si svolgerà un evento dedicato alla nostra tradizione gastronomica, organizzato dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, con il contributo delle imprese agroalimentari.

Le tradizioni gastronomiche riconosciute dall’Unesco come patrimoni immateriali compongono una sorta di atlante del gusto in cui il cibo diventa rito, identità, memoria collettiva. Sono ventisei, sparse in tutto il mondo, e raccontano tecniche, saperi e pratiche sociali che superano il semplice piatto finito. Dal cous cous nordafricano al kimjang coreano, dalla birra belga alla cultura hawker di Singapore, ogni voce celebra comunità che trasformano il nutrimento in gesto culturale. Accanto ai pani simbolici come il lavash armeno o il pane di manioca sudamericano, si affacciano tradizioni convivali come il pasto gastronomico francese, la cultura del çay in Turchia e Azerbaigian, il caffè arabo e quello turco, fino ai rituali legati al tè cinese.

Non mancano tecniche di produzione che custodiscono veri patrimoni di maestria, come il rum leggero cubano, l’acquavite serba, il formaggio brasiliano Minas e il sakè giapponese realizzato con il fungo koji. Completano il quadro piatti-icone come il borscht ucraino, l’harees degli Emirati, il mansaf giordano, la nsima del Malawi e lo stile di vita degli apicoltori sloveni. Un mosaico planetario che mostra come il cibo, prima ancora che sapore, sia un linguaggio condiviso che tiene unite le comunità e custodisce la loro memoria.

Le cucine riconosciute dall’Unesco come patrimonio immateriale rappresentano quei sistemi gastronomici che non si esauriscono in una ricetta, ma custodiscono un modo di vivere, di preparare e di condividere il cibo. Tra queste spiccano la Cucina Tradizionale Messicana, con le sue tecniche ancestrali e il ruolo comunitario del mais; il Washoku giapponese, che esprime l’armonia tra stagioni, territorio e rispetto della natura; il repas gastronomique francese, rituale conviviale segnato da un preciso ordine del pasto; e la Dieta Mediterranea, stile di vita condiviso da più paesi e fondato su saperi agricoli, cucina quotidiana e convivialità. A questo nucleo si aggiunge ora la Cucina Italiana, riconosciuta per la sua biodiversità bioculturale, la ricchezza delle tradizioni regionali e la capacità di trasformare la tavola in un luogo di relazione. Un gruppo ristretto, insomma, che non protegge “piatti”, ma interi universi culturali costruiti attorno al cibo.

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