La carne di pollame è considerata da sempre come più nutriente e salutare, soprattutto rispetto alla carne rossa. Uno studio recente però, pubblicato su Nutrients, potrebbe smentire questa nostra convinzione.
È cosa ben nota ormai che un consumo eccessivo di carne rossa possa portare diversi rischi per la salute, come malattie cardiovascolari, tumori o demenza. Da qui questa continua demonizzazione (a tratti giustificata) sul consumo di carne rossa, in favore invece di un’idolatria nei confronti della carne di pollame, da sempre considerata sana e amica della nostra salute. Ebbene, un recente studio è riuscito a scalfire questa nostra piccola certezza che alcuni tenevano così gelosamente custodita: secondo la ricerca pare che il consumo di carne di pollame – che per i ricercatori si intende carne di pollo, tacchino, anatra, oca, faraona e selvaggina da penna – possa portare a sviluppare tumori all’apparato gastrointestinale. Vediamo nel dettaglio cosa dicono gli esperti.
Lo studio, pubblicato su Nutrients, è iniziato 19 anni fa ed è stato condotto da un team tutto italiano – pugliese, per la precisione. Sono stati presi in esame 4869 partecipanti, tra uomini e donne, a cui è stato chiesto peso, altezza, dieta e stile di vita, per valutare se ci fosse una correlazione tra il consumo di pollo e tumori gastrointestinali. Secondo il team, i soggetti che consumavano 300 grammi di pollame avevano un tasso di mortalità più alto del 27% rispetto a coloro che ne consumavano meno di 100 grammi, indicando inoltre un maggiore rischio per gli uomini, associato soprattutto alla maggiore quantità di cibo mangiato rispetto alle donne. Il rischio è legato a 11 diversi tipi di tumore dell’apparato digerente, tra cui malattie che colpiscono pancreas, fegato, stomaco, intestino, vie biliari, ano, cistifellea, retto, intestino tenue e tessuti molli dell’addome.
Secondo la ricerca, il rischio associato al consumo di carne di pollame deriverebbe dalla cottura: le proteine contenute in queste carni – motivo per cui, tra l’altro, sono così tanto apprezzate soprattutto da chi pratica attività fisica – quando vengono sottoposte ad alte temperature possono formare delle sostanze chimiche in grado di danneggiare le cellule del nostro corpo. Inoltre, un altro fattore di rischio potrebbe essere rappresentato dal mangime dato agli animali ma anche dagli ormoni e dai farmaci che vengono loro somministrati durante il periodo di allevamento.
In ogni caso comunque, i ricercatori sottolineano che bisogna effettuare maggiori approfondimenti in merito per capire come questi alimenti possano intaccare la salute del nostro organismo. Consigliano anche di alternare il consumo di carne di pollame con altre fonti proteiche, come il pesce, e di evitare metodi di cottura con temperature troppo elevate.
La ricerca riporta anche un quadro sul consumo di pollo nel nostro Paese: secondo i dati del rapporto ISMEA del 2013, in Italia, il consumo pro capite di pollame è aumentato dell’8,5% nell’ultimo decennio. Questo perché questi tipi di carne sono più convenienti e accessibili rispetto alla carne rossa che ha, generalmente, un prezzo più elevato.
Il consumo di pollo comunque è aumentato non solo a livello nazionale m anche a livello globale: il motivo potrebbe derivare dalle proprietà di questa tipologia di carne considerata ricca di proteine e molto povera di grassi. Giusto per fare un esempio, viene riportato che il petto di pollo è costituito per il 93% da proteine e contiene soltanto il 7% di grassi.