Dal pollame agli uccelli selvatici, fino ai mammiferi: l'influenza aviaria H5N1 è un pericolo in crescita. La FAO avverte: servono più sorveglianza, prevenzione e collaborazione internazionale per evitare nuove crisi.
Un pericolo che riguarda animali, ambiente, ma anche gli esseri umani: parliamo di influenza aviaria, una malattia che colpisce soprattutto gli uccelli, ma che oggi preoccupa sempre di più anche gli scienziati, i governi e le organizzazioni internazionali. In particolare, il virus chiamato H5N1 si sta diffondendo a livello globale con conseguenze molto gravi.
Secondo la FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), l’influenza aviaria è attualmente una delle più grandi minacce per il settore avicolo, cioè per la produzione di pollame come galline, tacchini e anatre. Ma non è solo un problema per l'economia: questo virus può colpire anche altri animali e, in casi rari, potrebbe infettare le persone.
Per questo motivo la FAO ha lanciato insieme all'Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH) una nuova strategia per combattere la diffusione di questo virus.
L'influenza aviaria è una malattia virale che colpisce principalmente gli uccelli, sia selvatici sia domestici. Il ceppo più preoccupante attualmente è l'H5N1 ad alta patogenicità, noto per la sua capacità di causare gravi malattie e morte negli uccelli. Alta patogenicità significa che il virus è molto aggressivo e causa malattie molto gravi negli animali infetti.
Negli ultimi anni, l'H5N1 si è diffuso rapidamente in tutto il mondo, causando la morte di milioni di uccelli e gravi perdite economiche nel settore avicolo. Secondo la FAO, questa diffusione ha portato alle perdite di centinaia di milioni di pollame a livello globale, all'aumento dei casi di trasmissione del virus a mammiferi, inclusi alcuni casi anche umani e a minacce molto gravi alla biodiversità, con la morte di numerose specie di uccelli selvatici.
La malattia, spiega la Fao, è "diventata una delle minacce biologiche più significative per il settore avicolo globale": ha colpito più di 173 milioni di polli solo negli USA dal 2022, innescando costi di gestione dell'epidemia e di indennizzo degli allevatori superiori a 1,4 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno. Le varianti causate dagli uccelli selvatici migratori hanno aggravato le cose, ma i focolai dal 2020 mostrano un modello più persistente e diffuso con maggiori impatti economici. Nel 2025, il Brasile, terzo produttore mondiale di carne di pollame che rappresenta quasi il 30% delle esportazioni globali, ha registrato il suo primo caso in un allevamento commerciale di pollame.
Sebbene l'infezione umana da H5N1 sia rara, ci sono stati casi documentati, soprattutto tra persone a stretto contatto con animali infetti. La FAO, insieme all'OMS e all'Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH), monitora attentamente la situazione per prevenire potenziali pandemie. Per affrontare questa crisi, la FAO e la WOAH hanno lanciato la "Strategia globale per la prevenzione e il controllo dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (2024–2033)". Questa strategia si basa su un approccio "One Health", che riconosce l'interconnessione tra la salute degli animali, degli esseri umani e dell'ambiente. Gli obiettivi principali includono rafforzare la biosicurezza negli allevamenti, migliorare la sorveglianza e la risposta rapida agli outbreak, promuovere la cooperazione internazionale e la condivisione delle informazioni.
L'influenza aviaria H5N1 rappresenta una seria minaccia non solo per il settore avicolo, ma anche per la salute pubblica e la biodiversità globale. La collaborazione internazionale e l'adozione di strategie efficaci sono essenziali per contenere la diffusione del virus e proteggere sia gli animali che le persone.