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Quante estati trascorse sotto il sole della Romagna mangiando una buonissima piadina con prosciutto crudo, rucola e squacquerone sotto l'ombrellone? In questo prodotto oltre ai formaggi e agli affettati, c'è dentro un pezzo di storia dei questa zona d'Italia. Non si tratta solo di un impasto di farina e strutto, ma è un simbolo d'identità regionale che racconta il lavoro dei campi, le tradizioni familiari e anche il turismo balneare. Oggi la piadina è un prodotto Igp, riconosciuto ben oltre i confini regionali. Una domanda però divide l'opinione: quella originale è romagnola o riminese?
Un patrimonio regionale
Ti diamo subito la risposta: la piadina è romagnola e viene tutelata con il marchio Igp dall'Unione europea anche nella variante riminese con ambito territoriale esteso alle intere province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e parte della provincia di Bologna a est del fiume Sillaro. Insomma, diciamo che la versione “riminese” è una variante dentro lo stesso territorio protetto.
La Piadina Romagnola Igp è un prodotto tutelato e risconisciuto dall’Unione Europea con il Regolamento del 24 ottobre 2014. Il disciplinare stabilisce due varianti:
- La versione tradizionale "Piadina Romagnola", più piccola e spessa;
- Quella "alla Riminese”, più grande e sottile.
Il territorio di produzione ammesso comprende le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e una parte della provincia di Bologna, a est del fiume Sillaro.

Per comprendere fino in fondo la piadina bisogna fare un salto indietro nel tempo, quando non era ancora lo street food simbolo delle vacanze sulla Riviera, ma un pane semplice e senza pretese. Nata per sfamare le famiglie contadine con pochi ingredienti e tanta ingegnosità. Poche braci nel focolare, un impasto essenziale di acqua, farina e sale e quel pane sottile che diventava sostegno quotidiano per tante persone.
L'origine etrusca
Come dicevamo precedentemente, la piadina oggi è diventata il simbolo della Romagna e ha una storia affascinante che affonda le radici nei secoli. Alcuni studiosi l'hanno messa in relazione con gli antichi pani azimi degli Etruschi, quelli cotti in terracotta, una tradizione poi ripresa dai Romani. Virgilio nella sua magnifica opera dell'Eneide, cita infatti sottili focacce arrostite sotto la cenere, probabilmente quindi antenate della piadina. L'etimologia della parola sembra confermare le origini arcaiche: deriverebbe dal greco plàthanon (teglia), termine poi trasmesso probabilmente in Romagna durante la lunga dominazione bizantina.

La storia ci dice che la prima comparsa della parola "piada" risale al Medioevo, nel 1371, un periodo segnato da carestie e dalla peste nera. Non a caso, nei secoli, le varianti più povere si preparavano con farine di castagne, ghiande o del mais mescolato al grano. Talvolta l'impasto veniva arricchito con acqua di cottura del cotechino o con ciccioli, mentre più avanti si cominciarono a usare lievito e bicarbonato.
Fu però nel Novecento che la piadina assunse la forma moderna. Il poeta Giovanni Pascoli la celebrò come il cibo nazionale di tutti i Romagnoli ricordando, in alcuni suoi versi, di come la sorella Maria la preparasse nella cucina di famiglia, cuocendola sulla tradizionale teglia di terracotta. Il vero boom, tuttavia, arrivò con il turismo di massa degli anni '50. In quegli anni le vacanze sulla Riviera Romagnola erano gettonatissime, e sulle spiagge la piadina diventò un vero e proprio richiamo per tutti i villeggianti che non ne poterono fare più a meno. A quel punto divenne un cibo di tradizione e anche un simbolo identitario ed è per questo che oggi la conosciamo come Piadina Romagnola Igp.