
Il 40% delle famiglie italiane ha dichiarato di aver ridotto gli acquisti di frutta e verdura a causa dell'aumento dei prezzi. È quanto emerge dal nuovo rapporto Italmercati-Ismea 2025, curato dal Censis e presentato al Cnel: l'innalzamento dei costi ha portato i consumatori a scegliere prodotti a lunga conservazione seppur di bassa qualità, ma, allo stesso tempo, è cresciuto l'interesse verso provenienza e tracciabilità degli alimenti.
Il prezzo è ancora il fattore discriminante: cosa dice il report
Promosso da Italmercati – Rete d'Imprese dei Mercati Agroalimentari Italiani, in collaborazione con ISMEA e Censis, il rapporto offre una panoramica di come sono cambiate le abitudini di acquisto degli italiani: il dato più rilevante – e anche più preoccupante – è una diminuzione della spesa di frutta e verdura per quasi la metà delle famiglie.
Negli ultimi anni, il mercato alimentare italiano ha vissuto profondi cambiamenti dovuti a crisi economiche, guerre e inflazioni: in questo contesto, per il 49% delle famiglie, il prezzo rappresenta ancora un fattore discriminante nella scelta dei prodotti alimentari. Per questo motivo, cresce l'orientamento verso prodotti confezionati, considerati più igienici e comodi: in questo segmento, l'acquisto di ortaggi confezionati è passato dal 48% al 52%, mentre quello di frutta confezionata dal 38% al 45%.

Meno quantità ma più qualità
Nonostante i dati non siano incoraggianti – poiché, come sappiamo, la frutta e la verdura restano le basi della nostra dieta – nell'analisi condotta c'è un dettaglio per niente irrilevante e anche confortante: sta aumentando la consapevolezza dei consumatori. Malgrado l'abbassamento delle vendite, si è notata una crescente attenzione alla provenienza dei prodotti e alla tracciabilità: il 73% degli italiani ha affermato di voler conoscere l'origine degli alimenti che acquista, mentre il 68% ha dichiarato di preferire alimenti locali e stagionali. Ciò vuol dire che più della metà degli italiani si sta orientando verso acquisti più mirati e consapevoli, con un focus maggiore su ciò che viene portato in tavola: sebbene la quantità sia diminuita, sta crescendo notevolmente la qualità di ciò che mangiamo.
Una grave frattura alimentare e il ruolo del mercato all'ingrosso
Se, come abbiamo detto, i prodotti ortofrutticoli rappresentano uno dei pilastri della nostra alimentazione, cosa succede se i prezzi di questi aumentano? Secondo il Censis, si sta creando una grave e inevitabile "frattura alimentare" tra chi questi prodotti può permetterseli e chi, pur volendo, non può acquistarli: un ulteriore divario che renderà alcuni alimenti, seppur essenziali, non più alla portata di tutti.

Il rapporto sottolinea anche come, in questo quadro, fondamentale è il ruolo dei mercati all'ingrosso italiani per la loro capacità di assicurare approvvigionamenti e favorire la distribuzione di prodotti freschi e soprattutto locali. Livio Proietti, Presidente di ISMEA, ha infatti affermato: "I mercati all'ingrosso rappresentano un punto di incontro essenziale tra produzione e distribuzione, e la loro evoluzione verso modelli più moderni, sostenibili e digitali è una condizione necessaria per rendere l'intero sistema agroalimentare più efficiente e competitivo. Il lavoro congiunto con Italmercati e Censis conferma l'importanza di una visione integrata e di politiche coordinate per valorizzare le produzioni locali, sostenere la transizione verde e digitale e rafforzare il legame tra territorio e cittadini".