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13 Giugno 2025
16:00

È legale portare il cibo in spiaggia? Tutta la verità sui “furbi” divieti dei gestori

Vietato il cibo in spiaggia? Non sempre. La legge consente il cibo da casa nei lidi. Controlli "doganali" di borse e zaini dovrebbero essere vietati. L'unica regola è mantenere decoro e avere buon senso.

A cura di Enrico Esente
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L'estate è arrivata e con essa l'irresistibile richiamo di meritate vacanze, del mare e del famigerato picnic sulla spiaggia. Come ogni anno, anche stavolta si riaccende lo stesso dibattito: i gestori degli stabilimenti balneari possono davvero impedirci di portare e consumare il cibo che prepariamo a casa? Storicamente è un'usanza tutta italiana quella di preparare porzioni gentili di manicaretti, macedonie di frutta fresca e panini, che generalmente vengono consumati tra i lettini con gli amici o con la famiglia.

Non è raro trovare, in alcuni lidi, veri e propri divieti scritti a caratteri cubitali su cartelli che impediscono assolutamente non solo di portare cibo all'interno, ma anche acqua o altre bibite. Allo stesso modo, altri proprietari di stabilimenti si piazzano all'ingresso per controllare minuziosamente l'interno delle borse di ciascun bagnante, un controllo che nemmeno in aeroporto appare così serrato. Insomma, la confusione regna sovrana e, per questa motivazione, in questo articolo faremo un po' di chiarezza vedendo come si esprime la legge in merito alla questione.

Il pranzo al sacco sulla spiaggia è un diritto sacrosanto

Con la riapertura stagionale degli stabilimenti balneari ogni anno la situazione "cibo in spiaggia" diventa sempre più insostenibile. Diversi avvocati e associazioni di consumatori si esprimono all'unanimità: stando alla legge sulle concessioni del 2006, non c'è alcuna normativa nazionale che vieti di introdurre alimenti o bevande dall'esterno. Il segreto sta nella natura stessa delle spiagge: sono tutte aree demaniali pubbliche concesse in gestione ai privati che non ne diventano però i proprietari.

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In una piscina il discorso è differente: quest'ultima si tratta di un club privato dove chi la possiede fa le regole e, se ritiene che il cibo non si debba introdurre, bisogna rispettarle. Tutto ciò significa che chi ottiene lo stabilimento in concessione è tenuto a non obbligarti a consumare solo ciò che vende il suo bar o ristorante. Inoltre soltanto le forze dell'ordine possono avere il diritto di controllare la tua borsa o lo zaino, quindi la tua privacy è al sicuro.

Le ordinanze comunali sui divieti di cibo in spiaggia sono rare

Molto spesso capita anche che, una volta entrato nello stabilimento, il gestore possa dirti "furbamente" che introdurre il cibo è vietato a causa di diverse ordinanze comunali. In realtà è giusto che tu sappia che sicuramente le ordinanze regolano diversi aspetti della vita balneare ma, allo stesso modo, è molto raro che vietino di introdurre alimenti all'interno di un‘area pubblica. L'ordinanza della Regione Puglia, ad esempio, stabilisce chiaramente che è consentito introdurre alimenti e bevande per il consumo personale, anche se non acquistati direttamente sul posto, purché si mantenga il decoro. 

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Le vere uniche regole da rispettare che possono applicare i gestori degli stabilimenti sono quelle infatti relative al buon senso. Il personale, in alcune circostanze, potrebbe vietarti l'uso di contenitori in vetro per evitare rotture e pericoli o limitare borse frigo eccessivamente ingombranti che possano ostruire il passaggio dei bagnanti e degli addetti al salvataggio.

Se porti del cibo in spiaggia evita di fare picnic rumorosi o di allestire enormi tavolate che possano disturbare gli altri bagnanti. Detto questo, la prossima volta che ti prepari per andare in spiaggia, sappi che la tua insalata di riso sarà al sicuro perché è un tuo diritto portarla in spiaggia ma, ricordandoti, di non lasciare rifiuti in giro mantenendo rispetto per gli altri e per l'ambiente.

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A cura di
Enrico Esente
Giornalista professionista spinto da una grande passione per la cultura gastronomica giapponese che mi ha portato ad avvicinarmi a questo mestiere. Nel tempo, ho orientato il mio percorso verso il mondo dell’enogastronomia, seguendo un amore autentico per il buon cibo e la scoperta di sapori e abbinamenti inediti. Amo raccontare piccoli aneddoti legati alle abitudini alimentari di culture diverse, perché credo che il vero viaggio culturale inizi proprio a tavola.
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Quello che i piatti non dicono
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