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7 Settembre 2025 16:00

Dentro un konbini: cosa sono i piccoli supermercati del Giappone che non dormono mai

In Giappone i konbini sono piccoli market aperti 24/7 dove si può fare di tutto - dal comprare cibo al pagare le bollette fino ai servizi quotidiani - rivelandosi veri hub urbani simbolo della vita nipponica.

A cura di Enrico Esente
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Hai presente quella sensazione di aver a portata di mano qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno? Se non l'hai mai provata dovresti fare le valigie e partire per il Giappone perché questo è il Paese in cui esiste il maggior numero di convenience store al mondo. Qui vengono chiamati "konbini" e sostanzialmente si tratta di piccoli supermercati aperti 24 ore su 24. Pasti veloci, snack, dolci, bibite, prodotti da bagno, farmaci generici e persino abbigliamento intimo d'emergenza. Tutto dentro un mini-negozio che, dalla fine degli anni '70, è diventato l'epicentro della vita quotidiana giapponese. 

Che cos'è il konbini e come nasce

La lista di cose che puoi fare nei konbini è immensa: fungono da hub multifunzionali, rispondono ai bisogni individuali delle persone e si vendono beni di prima necessità a ogni orario del giorno. Le persone ci vanno per comprare sigarette, mangiare, prelevare denaro in contanti dagli ATM, usare il bagno, pagare le bollette, spedire pacchi, comprare riviste e manga, fare le fotocopie e persino comprare i biglietti per i musei. In poche parole sono poli in cui si può fare di tutto con l'enorme vantaggio di essere aperti a ogni ora del giorno e di trovarsi praticamente ovunque. 

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Ma in effetti come sono nati questi mini supermercati e in che modo si sono affermati in Giappone? Rappresentati da 7-Eleven, Family Mart e Lawson, i konbini sono diventati un pilastro della vita quotidiana dei giapponesi e dei turisti che visitano questo Paese. La loro origine però è americana, infatti la prima catena in assoluto aprì in Texas, a Dallas, nel 1927. Fu tutto merito della Southland Ice Company che cominciò a vendere prodotti di base come latte, pane e uova.

Negli anni '40 gli store vennero ribattezzati con il nome di 7-Eleven per i loro orari di apertura prolungati, dalle 7 del mattino alle 11 di sera. Il modello arrivò in Giappone negli anni Settanta grazie a una partnership tra Southland e il gruppo Ito-Yokado. Qui i convenience store si sono diffusi in pochissimo tempo grazie ad alcuni interventi governativi come il Large Scale Retail Store Act del 1973. Con questo atto tutti gli interessi dei piccoli e medi commercianti venivano tutelati e coinvolti nel processo decisionale relativo alla costruzione di punti vendita con superficie superiore ai 500 m². Negli anni '80 i konbini furono autorizzati a vendere francobolli e accettare pagamenti delle utenze, consolidando così la presenza nel servizio quotidiano. 

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La diffusione fu capillare: 7-Eleven inaugurò il primo negozio a Tokyo nel 1974, seguito da Family Mart a Sayama nello stesso anno e da Lawson a Osaka nel 1975. Nel 1994 i punti vendita avevano già superato quota 27 mila, arrivando a 44 mila nel 2008 per poi toccare quasi 56 mila negozi su tutto il suolo giapponese. I convenience store sono arrivati anche in altri paesi asiatici come Singapore, Taiwan, Filippine e poi anche in Canada e Messico. A guidare questa espansione resta 7-Eleven, oggi la più grande catena di convenience store al mondo con oltre 67.000 negozi in quasi tutti i continenti. Dopo l’acquisizione della Southland da parte di Ito-Yokado e 7-Eleven Japan nel 1991, nacque il gruppo Seven & I Holdings (2005), attivo anche in altri settori come i grandi magazzini, la musica e i servizi bancari.

Perché è impossibile rinunciare ai konbini

Il konbini non è un semplice negozio di alimentari o una catena di supermercati ma fa parte della cultura locale e del tessuto urbano delle città giapponesi. Sono diventati un punto fermo nella società nipponica tanto da considerare che ogni abitante ne ha uno a portata di mano, con una presenza così capillare che è difficile non trovarne a ogni pochi centinaia di metri nelle aree urbane. Questi store garantiscono un comfort notturno non solo ai cittadini ma anche ai turisti. Sono in tanti che dopo una passeggiata in città o di rientro da un turno di lavoro serale, si recano nei konbini per acquistare tutto ciò che è necessario.

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E in Italia potrebbe mai esistere una diffusione, simile al Giappone, di konbini? Bisogna dire che immaginarli nel nostro Paese significa ripensare la routine della spesa. In realtà il primo "konbini" italiano è stato già inaugurato a Milano nel 2024: nel quartiere Bicocca è stato aperto Minimart + che offre un mix completo di prodotti alimentari e servizi logistici. Il brand punta a lanciare un franchising su scala nazionale nei prossimi anni. In Italia però ci sono molte normative locali che limitano l'apertura 24 ore su 24 di alcuni esercizi commerciali cosa che potrebbe ostacolare il cosiddetto "modello konbini".

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Inoltre Italia e Giappone differiscono per densità urbana e abitudini di consumo. Aprire dei konbini in Italia richiederebbe un assortimento di catene distributive estremamente efficienti che, purtroppo, da noi sono ancora poco prestanti. Insomma adottare il modello giapponese richiederebbe investimenti significativi in formazione, logistica, tecnologia e cultura aziendale per cui la strada sembra ancora lontana. Se un giorno vedessimo un konbini in Italia, sarebbe molto più di un negozio: un cambiamento culturale, logistico e tecnologico.

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