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5 Ottobre 2023 13:00

Cos’è la girl dinner, il trend dell’estate: i pericoli di una dieta disordinata e non solo

Una cena che sembra più uno spuntino realizzata con un assemblaggio di cibi e chiamata #girldinner è diventata virale, imitata e condivisa milioni di volte. Tutti ne parlano, non troppo bene. Vediamo perché.

A cura di Federica Palladini
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Era il maggio del 2023 quando per la prima volta appariva su TikTok un video destinato a fare molto discutere, nonostante di così scandaloso, in realtà, non avesse nulla. Olivia Maher, una giovane creator e micro-influencer americana parlava in modo ironico di come i contadini medievali mangiassero quello che avevano a disposizione: un pezzetto di formaggio, qualche fetta di pane e dell’uva. La camera del suo smartphone allora zumava sulla piccola tavola della cucina, dove alla rinfusa c’erano esattamente le stesse cose: ed è in quel momento che Olivia dice “I call it girl dinner or medieval peasant”, dando il via all’hashtag #girldinner, diventato uno dei trend più forti dell’estate, usato e abusato, che al momento conta più di 2 bilioni (sì, con la b) di visualizzazioni sul social. Come mai un video all’apparenza innocuo è diventato una fonte (inesauribile) di dibattito, scomodando perfino il New York Times?

Un po’ di formaggio non è una cena: il pericolo di mangiare poco e male

In una manciata di settimane la girl dinner si è trasformata in un fenomeno virale, accompagnato anche da un jingle musicale, con tantissime ragazze, spesso della Gen Z, che condividono il loro parco pasto serale in solitaria, perché sono single, vivono per conto loro o perché il compagno è fuori casa: si tratta di un po’ di salumi, un po’ di formaggio, dei salatini, a volte della frutta fresca e un bicchiere di vino.

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Prendendo in esame solo il cibo, risulta subito chiaro come assemblare un piatto con ingredienti casuali, che somiglia molto a un tagliere da aperitivo per lillipuziani, non sia la cosa più salutare al mondo, soprattutto perché queste cene da ragazze sono caratterizzate da porzioni piccole: uno spuntino, più che un pasto completo. Inoltre, essendo la girl dinner un manifesto sempre più identitario (come vedremo in seguito), ognuna l’ha interpretato a suo modo: adieu contadina medievale e benvenuta ragazza del nuovissimo millennio che si riscalda al microonde un pezzo di pizza, che mette insieme nuggets di pollo e biscotti al cioccolato, uova sode e fragole, o che semplicemente apre un pacchetto di patatine davanti al computer.

Il pericolo è quello di dare spazio ancora una volta, grazie al potere di amplificazione dei social, a diete disordinate – con annessi disordini alimentari – tanto che come scrive la giornalista Emily Heil sul Washington Post, “ci si è iniziati a chiedere se le ragazze delle girl dinner stessero bene”. Difficilmente, infatti, si vedono insalatone, paste fredde, riso o sandwich, che a pari facilità risulterebbero più apprezzati dai nutrizionisti (e non solo), ma questo fa tutto parte del “gioco”, che come vuole il detto, è bello se dura poco.

La girl dinner è un ricerca di unicità che diventa stereotipo di genere

Se sei donna (non solo ragazza), ti incuriosisce il food e bazzichi su Instagram e TikTok, è impossibile non notare quanti siano i trend lanciati da influencer più o meno noti che danno suggerimenti di vita, per poi a ben vedere polarizzarsi agli antipodi: elogio della perfezione ed elogio dell'imperfezione. Il successo della girl dinner sembra proprio entrare in questa dialettica manichea: si contrappone a quello delle ragazze intente a confezionarsi metodicamente cene equilibrate per tutti i giorni della settimana, riposte con precisione seriale all'interno di tupperware colorati, così come allo spopolare delle appassionate di fitness, che prima di andare a dormire hanno il tempo (e la voglia) di imbastire la colazione proteica con avena e cioccolato, in un'ansia da healthy prestazione.

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Come fa notare il Guardian: “Maher ha dato un nome carino e accattivante a qualcosa in cui in tante donne possono identificarsi: il divertimento sta nella mancanza di sforzo, nel piacere di assecondare i propri istinti più pigri”. Le girls di queste cene, infatti, rivendicano il sollievo di non essere obbligate a cucinare, di poter mettere insieme alimenti a caso, compresi avanzi, e di non doverne rispondere a nessuno: l’idea è quella di zero responsabilità e zero performance, con cui si ha avuto a che fare magari tutto il giorno all’università o al lavoro. Un’evoluzione della dichiarazione di “keep calm”, impressa solo qualche anno fa (ma sembra davvero passata un’era) su tazze e magliette dei millennials, che diventa però identitaria del genere femminile.

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Basti pensare all’altra fortissima tendenza del momento nell'universo virtuale delle ventenni, il lazy girl job, tradotto con “lavoro per ragazze pigre”, lanciato dalla creator Gabrielle Judge in antitesi alla figura della “Girl Boss”: invece di puntare alla scalata dell’azienda per fare soldi e carriera – con rischio burnout – qui si cerca una professione che permetta un guadagno decente, senza stressarsi troppo, possibilmente solo da remoto. Il risultato? Quello di voler uscire da uno stereotipo, per abbracciarne un altro. La via di mezzo, anzi, le vie di mezzo, nel mondo dei social (e nella realtà), non sono pervenute.

Una cena “senza sbatti” per se stessi non è una novità da etichettare

Prepararsi una cena “senza sbatti”, per una (ma anche per uno), non è la scoperta dell’acqua calda: è successo a tutte e a tutti, vivendola pure con una certa gioia, un pleasure senza guilty e senza etichette. Dipende da come lo si fa e quanto lo si fa.

Non è un caso, infatti, che l'hashtag sia usato anche per rifletterci sopra con lo humor da condivisione cui siamo ormai abituati: si trovano video con #girldinner a base solo di cubetti di ghiaccio, un’esasperazione che mette in luce la mala pratica di mangiare poco/niente, e alcuni in cui al posto del cibo passano in rassegna le immagini di affascinanti attori di Hollywood, sempre accompagnati dal motivetto: “I call it girl dinner”, anche se questa è un’altra storia…

Intanto c’è da dire che Olivia Maher non è rimasta con le mani in mano. Il termine girl dinner è diventato un brand con tanto di official merchandising, borsette e t-shirt facilmente acquistabili in un click: potere della monetizzazione.

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Quello che i piatti non dicono
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