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18 Maggio 2025 16:00

Cos’è il commercio equo e solidale e come si applica all’alimentazione

Tutela del territorio, guadagno per i produttori, giusto prezzo per il lavoro dei dipendenti: sembrano elementi scontati di qualsiasi processo produttivo dignitoso ma purtroppo, nel mondo moderno, non è sempre così. Proprio per questo si è sviluppato il commercio equo e solidale: che cosa vuol dire? Scopriamo a cosa serve e come si traduce nella nostra vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto di beni alimentari.

A cura di Martina De Angelis
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Negli ultimi anni si sta sviluppando sempre di più una coscienza collettiva volta a migliorare lo stato di salute del mondo in cui viviamo, ma anche il benessere dei produttori che muovono il commercio e dei dipendenti che, quel commercio, lo rendono possibile con il loro lavoro. Tutto questo si traduce nel commercio equo e solidale o commercio equo, un movimento sociale ed economico che promuove la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale e la partecipazione democratica nella produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi.

Nato in risposta alle disuguaglianze e alle ingiustizie del sistema commerciale internazionale, che spesso penalizza i paesi meno sviluppati economicamente e le loro economie locali, vuole opporsi alla massimizzazione del profitto praticata dalle grandi catene di distribuzione organizzate e dai grandi produttori. Proprio per questo uno dei caratteri tipici di questo commercio è di vendere i prodotti al cliente finale, limitando la catena di intermediari.

Per promuovere questo, e molti altri obbiettivi al cuore del movimento, il commercio equo e solidale si basa su una serie di principi e criteri, oltre che sullo sviluppo di serie di reti internazionali di produttori e di consumatori mossi dallo stesso credo. Come si traduce tutto questo all’atto pratico della vendita di prodotti, cosa vuol dire per i consumatori e, soprattutto, come si applica al campo alimentare? Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere sul commercio equo e solidale, un movimento sempre più importante tanto da avere una sua giornata mondiale, celebrata ogni secondo sabato di maggio.

Che cos’è il commercio equo e solidale

Il commercio equo e solidale, conosciuto a livello internazionale con il nome di Fair Trade, è una forma di commercio proposta da un movimento omonimo per ottenere condizioni di lavoro e di scambio più giuste per i produttori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, e a tutelare l'ambiente. Si basa anche su principi come il rispetto dei diritti dei lavoratori, la trasparenza nelle relazioni commerciali, la sostenibilità ambientale e la promozione dello sviluppo economico delle comunità. Le parole “equo” e “solidale” che ne compongono il nome sono entrambe molto importanti per capire cosa c’è alla base di questo concetto.

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Si definisce “equo” perché stabilisce tra i produttori e chi commercializza i loro prodotti – cioè le centrali di importazione e le botteghe – una relazione diretta, limitando il più possibile le intermediazioni. Inoltre vuole riconoscere il giusto prezzo al lavoro svolto dai produttori, in modo che non siano vittime di un mercato interessato al solo profitto: per questo, in questo tipo di commercio, il prezzo dei prodotti non viene definito dalle regole del mercato ma concordato tra produttori e centrali di importazione, seguendo i criteri di qualità dei prodotti e riconoscendo la dignità e il lavoro di chi li produce.

Il termine “solidale” si lega proprio a questo: il commercio di questo tipo mira a garantire la dignità e la giusta retribuzione ai lavoratori, assicurando un ambiente di lavoro sicuro. Non solo, il suo cuore è anche nella relazione stretta e continuativa tra chi commercializza i prodotti agroalimentari e di artigianato e chi li produce, in modo che si crei una “solidarietà” che permetta ai produttori di coprire i costi di produzione e di ottenere un reddito dignitoso.

Infine, il movimento del commercio equo e solidale mira anche a proteggere l’ambiente, favorendo l'uso di metodi di produzione sostenibili, come l'agricoltura biologica, e cerca di ridurre l'impatto ambientale della produzione e del trasporto dei prodotti. Il commercio equo e solidale non riguarda solo i lavoratori e i produttori, ma anche noi consumatori: quello che vuole fare è diffondere sempre di più il concetto di “consumo consapevole”, ovvero una forma di consumo che tiene conto non solo del prezzo e della qualità dei prodotti, ma anche del loro impatto sociale e ambientale.

Nascita e crescita del commercio equo e solidale

Le prime idee legate al commercio equo e solidale iniziano a diffondersi alla fine degli anni ‘40, ma ancora non può essere definito un vero e proprio movimento: si tratta, più che altro, di iniziative spontanee di gruppi di missionari e volontari europei che iniziarono importare manufatti e prodotti alimentari prodotti da comunità locali in Africa, Asia e America Latina.

È negli anni ‘60 e ‘70 che queste prime esperienze si traducono in un movimento più strutturato: è proprio in questo periodo che iniziano a nascere le primissime organizzazioni di commercio equo e solidale (per esempio Oxfam, SERRV e Ten Thousand Villages). Queste organizzazioni si dedicavano all’importazione e alla vendita di prodotti artigianali e alimentari prodotti da comunità di produttori del Sud del mondo, garantendo loro prezzi equi e sostenibili.

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Il movimento ebbe una grande crescita negli anni ‘80 grazie alla nascita di vere reti internazionali di produttori e di commercianti equi e solidali; in particolare, nel 1898 venne fondata la World Fair Trade Organization (WFTO), una federazione internazionale di organizzazioni di commercio equo e solidale, che si propone di promuovere il commercio equo e solidale come strumento di sviluppo sostenibile.

Negli anni ‘90 e 2000 il commercio equo e solidale si espanse ulteriormente, raggiungendo un pubblico sempre più vasto di consumatori sensibili alle tematiche della giustizia sociale e della sostenibilità ambientale. Oggi, il commercio equo e solidale è presente in più di 70 paesi del mondo, coinvolgendo migliaia di produttori e di commercianti equi e solidali.

Come si traduce tutto questo dal punto di vista dei consumatori?

È chiaro che il commercio equo e solidale, applicato nel modo corretto, sia un grande beneficio per i produttori e i lavoratori, in particolare per quelli dei paesi che vengono considerati “in via di sviluppo” (Africa, parte dell’America Latina, alcune zone dell’Asia, ecc.). Ma che vantaggi comporta per il consumatore?

Prima di tutto chi acquista equo e solidale ha l’opportunità di avere prodotti di qualità, creati in modo sostenibile senza sfruttare né l’ambiente né le persone che ci hanno lavorato. Hanno la certezza di pagare esattamente per ciò che andranno a consumare senza che il prezzo sia deciso da un mercato globale, e inoltre hanno anche l’occasione di contribuire al migliorare la vita delle altre persone. Un aspetto importante del programma Fair Trade, infatti, prevede il “fair trade premium“, ovvero una somma di denaro che viene pagata dai consumatori per i prodotti equi e solidali e che viene destinata a progetti di sviluppo e di sostegno.

Con questi soldi, una sorta di “quota”, vengono finanziati progetti per migliorare le condizioni di vita dei produttori, per finanziare progetti di sviluppo sostenibile o per migliorare le condizioni di lavoro nei luoghi di produzione. In questo modo, il commercio equo e solidale non solo garantisce un prezzo equo per i produttori, ma contribuisce anche al loro sviluppo sociale ed economico a lungo termine.

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Commercio equo e solidale e alimenti: cosa si può comprare?

I prodotti proposti dal commercio equo e solidale sono molti e comprendono una vasta gamma di merci, in particolare riguardano spesso il tessile, i prodotti di artigianato e le materie prime, ma c’è anche un’ampia fetta di commercio che riguarda gli alimenti. L’alimentazione equa e solidale è uno dei settori più importanti del movimento e sono sempre più i prodotti alimentari offerti, tra cui spiccano caffè, tè, cacao, spezie, zucchero e zucchero di canna, frutta, verdura, riso e cereali.

Solitamente i prodotti sono venduti in botteghe specializzate, negozi online e anche in alcuni supermercati e li puoi riconoscere grazie a una specifica certificazione: il marchio di garanzia dei prodotti equo e solidali alimentari a livello mondiale è Fairtrade, quindi se lo trovi applicato su un alimento vuol dire che è stato prodotto nel rispetto degli standard sociali, ambientali ed economici concordati a livello internazionale. Ricorda che il marchio non certifica le organizzazioni ma i prodotti di aziende che non hanno in sé strutture e protocolli equo e solidali ma che rientrano nei criteri stabiliti, quindi potrebbe trovarsi anche su prodotti commercializzati da marchi ed aziende multinazionali (è accaduto nel caso del caffè della Nestlè, certificato da Fair Trade UK).

Se vuoi proprio essere sicuro di evitare multinazionali puoi fare riferimento direttamente ai portali di quelle che sono dette centrali di importazione, ovvero le organizzazioni direttamente coinvolte nel commercio equo e solidale: sono quelle che si occupano dell’importazione e distribuzione dei prodotti, si impegnano a fornire ai produttori un supporto nella realizzazione dei progetti e, se richiesto, accompagnano i produttori nelle scelte produttive ed economiche.

Ne esistono tantissime, sia a livello internazionale sia in Italia, alcuni specializzati nella vendita di una singola categoria di prodotti, altri che abbracciano più ambiti di vendita Fairtrade International è uno dei marchi più noti che promuove il commercio equo e solidale, mentre Divine Chocolate è un marchio britannico divenuto noto perché che produce cioccolato equo e solidale (ma attenzione al mondo del cioccolato fair trade, perché ha ancora diversi limiti). Per quanto riguarda l’Italia sono presenti una decina di centrali di importazioni e circa 350 botteghe del mondo che rivendono i prodotti importati.

La centrale italiana più grande è Altromercato, ma sono realtà anche Libero Mondo, Altra Qualità ed Equo Mercato. Esiste anche un’associazione di categoria delle organizzazioni di commercio equo e solidale italiane: si chiama Agices, fa riferimento ai  protocolli della World Fair Trade Organization (la principale associazione mondiale di rappresentanza delle organizzazioni fair trade) e offre alle proprie organizzazioni socie un sistema di garanzia certificato volto a garantire il rispetto dei valori del commercio equo, descritti nella Carta Italiana dei Criteri di cui Agices stessa è depositaria.

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