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25 Gennaio 2025 13:00

Come scegliere il miglior tonno in scatola: i consigli per un acquisto consapevole

Un alleato di pasti veloci e dell'ultimo minuto, ma anche di ricette più originali. Il tonno in scatola è un passepartout, e orientarsi davanti ai tanti prodotti non è facile. Vediamo a cosa fare attenzione al momento dell'acquisto, tra qualità della materia prima e sostenibilità.

A cura di Federica Palladini
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Croce e delizia della dieta del Belpaese, dov'è stato pure inventato. Il tonno in scatola è l’alimento comodo per eccellenza: facile da reperire e altrettanto pratico da usare in cucina, non manca nei pasti quotidiani, tanto che si arriva a mangiarlo anche tre volte a settimana. I nutrizionisti condividono in parte l'entusiasmo: le linee guida suggeriscono di consumarne fino a 100 grammi settimanali, perché comunque ricco di proteine e omega-3. Sceglierlo di una buona qualità, poi, fa la differenza: non solo è possibile individuare al supermercato prodotti senza conservanti, aromi e con meno sale, ma anche attenti alla pesca sostenibile e allo spreco alimentare. Di seguito, ecco qualche consiglio che può esserti utile davanti allo scaffale.

1. Specie di tonno: punta su quella meno a rischio

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Sappiamo che sotto al termine generico di tonno si riuniscono in realtà varie tipologie, ognuna con caratteristiche diverse e con un suo habitat naturale. Le varietà che finiscono maggiormente in lattina o vasetto sono il tonno a pinne gialle (Thunnus albacares), il tonnetto striato (Katsuwonus pelamis) e il tonno alalunga (Thunnus alalunga). Cerca in etichetta in quale ti stai imbattendo: non sempre lo troverai, perché è un'informazione facoltativa, ma in ogni caso, ti è utile sapere che il tonno a pinne gialle e il tonno alalunga sono classificati dall’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come “prossimi alla minaccia”, in quanto ce ne sono sempre meno (proprio come il famoso tonno rosso del Mediterraneo), mentre per il tonnetto striato la “preoccupazione è minima”.

2. Provenienza del tonno e modalità di pesca: occhio alla sostenibilità

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Dal sito della Fao

Nelle confezioni di tonno è possibile reperire l’area di pesca e anche la modalità di cattura. Non sono obbligatorie, ma quando presenti possono orientare meglio il consumatore all’acquisto. Quali preferire? Le zone di pesca mondiali sono suddivise dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, distinguibili dalla sigla FAO seguite da un numero che corrisponde a mari e oceani e rispettive sotto porzioni (es. FAO 37 indica il Mediterraneo e il Mar Nero). Una volta individuata la dicitura sul prodotto, a fare da cartina di tornasole arriva la suddivisione a semaforo realizzata dal WWF in zone di prima e seconda scelta e da evitare, in base al livello di sostenibilità ambientale e degli stock ittici. Le modalità di pesca meno impattanti sono quelle che prevedono lenze a mano e lenze a canna, oppure quelle con reti a circuizione su banchi liberi, considerate selettive, senza che venga coinvolto nessun altro pesce. Per esempio:

  • tonnetto striato: via libera ad Atlantico FAO 21, 27, 31, 34, 41, 47; Pacifico occidentale FAO 61, 71, 77, 81; Indonesia FAO 57, mentre da non prendere in considerazione Oceano Indiano FAO 51,57, Pacifico centro-orientale e occidentale FAO 61, 71, 77, 81, Pacifico orientale e sud-occidentale FAO 77, 81, 87.
  • tonno a pinne gialle: le zone migliori si limitano al Pacifico occidentale e centrale FAO 61, 71, 77, 81. Assolutamente da evitare il resto del mondo, tranne la seconda scelta di Oceano Atlantico FAO 21, 27, 31, 34, 41, 47.

3. Valori nutrizionali: fai attenzione al sale

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Meglio tonno al naturale o all’olio d'oliva? Da questo punto di vista non c’è una risposta univoca. Se ci basiamo solo su un discorso di calorie, allora il prodotto con olio è più calorico (tra le 200 e le 250 kcal per 100 gr), in quanto vi è una maggiore percentuale di grassi. Quando lo si sceglie, si dovrebbe optare sull’olio extravergine d’oliva, più pregiato e con migliori principi nutrizionali (tipo i grassi monoinsaturi). Più che alla voce riguardanti i lipidi, però, sarebbe opportuno soffermarsi sul sale, sempre presente in quantità non trascurabili (in media si supera il grammo): il sale non serve a conservare l’alimento, ma è un insaporitore. Meno ce n’è, meglio è. Un buon tonno, poi, non deve contenere conservanti e neppure aromi artificiali.

4. Cerca certificazioni aggiuntive

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Le informazioni obbligatorie da inserire in etichetta devono essere rispettate per legge. Saprai quindi l’indirizzo dello stabilimento, se italiano o estero, così come le modalità di conservazione, il peso netto, la data di scadenza. Oltre a queste, ben vengano i dettagli aggiuntivi, perché se il produttore decide di metterli, significa che hanno il compito di valorizzare l’alimento. Indicare che il tonno non si sgocciola, è un possibile segnale di impegno nei confronti dello spreco di cibo e dell’impatto ecologico (mai gettare l’olio nel wc o nel lavandino). Allo stesso modo esistono simboli di certificazioni elargite da organizzazioni che si occupano di pesca sostenibile o di appartenenza a uno specifico programma votato alla tutela dei mari e degli oceani. Frequente è un’icona tonda blu con all’interno un delfino: si tratta della Dolphin Safe e vuol dire che durante la pesca non sono stati coinvolti, uccidendoli o danneggiandoli, esemplari di questa preziosa popolazione marina.

5. Tonno in lattina o in vetro? Non esiste un vero “vincitore”

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Istintivamente il tonno in vetro sembra essere una scelta qualitativamente più alta, adeguandosi anche ai costi. Come sottolineato in una ricerca di Altroconsumo, però, i prezzi del tonno in vetro al chilo sono generalmente quasi il doppio (tra i prodotti testati, 45 euro in media al chilo, rispetto ai 24 euro della lattina), ma non rappresentano un indicatore ufficiale di superiorità. Certo, la trasparenza permette di vedere già l’interno del prodotto, con i filetti interi, sodi, rosati e magri in evidenza e il sapore è stato considerato più gradevole.

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