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14 Settembre 2025
11:00

Come riconoscere un kebab di buona qualità

Scopriamo insieme i segreti per distinguere un kebab qualunque da uno indimenticabile: piccoli dettagli che fanno la differenza tra un morso e una vera esperienza di gusto.

A cura di Enrico Esente
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Ogni volta che senti parlare di kebab pensi al pasto veloce (e soddisfacente) per eccellenza. Solo a immaginare la scena di quando, magari dopo una serata, hai una fame che non ti lascia scampo e ti lasci guidare dall'aroma speziato che invade la strada. È proprio lui, l'odore delle pietanze che sta preparando il tuo "kebabbaro" di fiducia e che, nemmeno per questa volta, può essere snobbato. Allora ti avvicini al bancone, guardi quel succulento kebab che gira lentamente sullo spiedo e già pregusti la tua piadina farcita. Però all'improvviso ti assale quel dubbio amletico dal quale è impossibile fuggire: "Ma sarà davvero un kebab di qualità o solo uno dei tanti ‘buttato lì', per saziare in fretta?" La verità è che, come avrai immaginato, non tutti i kebab sono uguali. Alcuni sanno conquistarti con carne succosa, verdure fresche e salse avvolgenti; altri, invece, ti lasciano l'amaro in bocca e forse anche una sete sospetta poco dopo. È proprio qui che entra in gioco il segreto: imparare a riconoscere i segnali giusti per distinguere un kebab fatto a regola d'arte e uno con ingredienti scadenti. Oggi ti spieghiamo i trucchi per riconoscere un kebab perfetto affinché la prossima volta non possa più sbagliare nella scelta.

Che cos'è il kebab e perché piace a tutti

Ci sarebbero tante, tantissime storie da raccontare riguardo al kebab. Una pietanza che nasce e rinasce e che fondamentalmente unisce tutti. Partiamo raccontando le sue origini: si tratta di un piatto mediorientale, il cui nome deriva dal persiano e che si può tradurre semplicemente con "carne arrostita". La sua popolarità è immensa: uno street food semplice, caldo, speziato, saziante, gustoso e capace di adattarsi incredibilmente a una varietà enorme di palati. La sua nascita pare sia ricollegata al Medioevo, quando i soldati persiani infilzavano la carne alle loro spade per cuocerla sul fuoco di campo.

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Anticamente, per fare il kebab, non si usava alcuna pita o salse. Si serviva accompagnato da riso bianco, pane naan o azzimo. Sappiamo che è la Turchia la grande patria di questo piatto, qui è chiaramente ancora oggi un affare serio. È proprio nelle città turche che nasce il kebab come lo conosciamo oggi, avvolto in un pane tipo piadina e modificato secondo le tradizioni locali.

Quali tagli di carne devono essere usati per un kebab di qualità

In Italia siamo ossessionati dal cibo e, non appena arriva qualcosa di esotico e di non facilmente identificabile, quel prodotto viene messo alla gogna. Per diversi anni il kebab è stato vittima di fake news che hanno ridotto gli acquisti, soprattutto quelli da parte dei clienti più anziani. Nel nostro Paese anche i gestori dei locali che vendono kebab, così come tutti gli altri ristoratori, sono soggetti a tutte le norme Hccp.

Partiamo spiegando che questo è un piatto delizioso e molto semplice da fare. Ricorda che un ottimo kebab è fatto solo con carni di agnello, montone, manzo o pollame (pollo o tacchino), più acqua, sale e spezie. Insomma gli ingredienti dovrebbero essere solo quattro.

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Purtroppo per i clienti è impossibile risalire alla tabella degli ingredienti ma, come per ogni pietanza: più l'etichetta del prodotto è lunga e più scadente sarà la qualità finale. I migliori locali utilizzano esclusivamente i tagli nobili dell'animale che vengono disposti a strato sullo spiedo. Così facendo viene garantito un profilo di sapori più autentico e un aspetto più invitante a livello visivo.

Come riconoscere un kebab di alta qualità

Cominciamo dal colore: un buon kebab ha un colore scuro, segnale di cottura lenta e uniforme. Ti consigliamo di diffidare da quelli troppo chiari che spesso indicano uno spiedo poco elaborato o di scarsa qualità.

Se inoltre noti la carne a strati, con tagli distinguibili, sei sulla buona strada. Se vedi che tutto il composto è una sorta di blocco di carne unico, liscio e uniforme significa che c'è stata una preparazione industriale basata su carne macinata e amalgamata.

Un altro fattore importantissimo da considerare è la pulizia del locale dove stai acquistando il tuo kebab. Se vedi tovaglioli in disordine e gettati a terra, struttura sporca, briciole in giro e cestini stracolmi di rifiuti significa che quell'ambiente è trascurato e tutto ciò potrebbe riflettersi nella qualità del cibo. Un locale pulito e ordinato è il primo segnale di cura e attenzione verso il cliente.

Marinatura della carne, sapore, consistenza e prezzo

Se fin qui le linee guida sono state rispettate, allora sei sulla buona strada per un prodotto finale soddisfacente e di ottima qualità. Adesso passiamo al sapore: la carne deve essere assolutamente succosa e non secca. Inoltre gli aromi devono avere un sapore equilibrato.

Una carne troppo salata è sinonimo di prodotti utilizzati per mascherarne la scarsa qualità o accelerare lo scongelamento. Il kebab cotto su un girarrosto verticale subisce un lungo processo di marinatura prima della cottura. Se fatta a dovere, la carne assume un nuovo sapore, resta succosa anche dopo lunghe cotture e ha un gusto più ricercato.

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Il sapore di un buon kebab deve essere un tripudio di aromi: pungente, speziato e salato il giusto. Bisogna percepire un retrogusto acidulo, solitamente dato da qualche goccia di succo di limone e un po' di piccantezza non data dal peperoncino, ma dal coriandolo. Le verdure poi devono essere abbondanti e fresche: pomodori maturi, insalata croccante, cipolla profumata e salse tradizionali come hummus, tahini o tzaziki, piuttosto che ketchup o maionese industriale.

Un kebab eccessivamente economico potrebbe nascondere una qualità scandente. Risparmiare sulla spesa significa tagliare su ingredienti o lavorazioni fondamentali. Al contrario, un prezzo leggermente più alto può essere giustificato da carni migliori, verdure fresche e buona igiene.

Adesso hai le giuste indicazioni per scovare il kebab da vero intenditore, per ricordare: colore scuro, carne a strati e succosa, verdura fresca, salse autentiche, pulizia del locale e un costo leggermente più alto della media.

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A cura di
Enrico Esente
Laureato in Scienze della Comunicazione e giornalista professionista. Dopo le prime esperienze presso il Corriere del Mezzogiorno, Sky Sport, Rompipallone.it e un periodo di studio a Tokyo, ho orientato il mio percorso lavorativo verso il mondo dell’enogastronomia, spinto da una grande passione per la cultura gastronomica giapponese e un amore autentico per il buon cibo. Amo raccontare piccoli aneddoti legati alle abitudini alimentari di culture diverse, perché credo che il vero viaggio culturale inizi proprio a tavola.
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