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23 Maggio 2025 9:00

Cibo falso, rischi veri: guida alla contraffazione alimentare e all’etichettatura

Dalla contraffazione dei prodotti tipici alle etichette poco trasparenti: come riconoscere i segnali d’allarme e tutelare la propria salute e il vero Made in Italy a tavola.

A cura di Francesca Fiore
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Ogni giorno compiamo scelte alimentari che influenzano non solo la nostra salute, ma anche l’economia e l’ambiente. Purtroppo, non sempre quello che troviamo sugli scaffali o sulle nostre tavole corrisponde a ciò che crediamo di acquistare. La contraffazione nel settore alimentare è un fenomeno in continua espansione che mina la fiducia dei consumatori, penalizza le eccellenze italiane e mette a rischio la salute pubblica. Ecco perché è fondamentale imparare a leggere correttamente le etichette e a riconoscere i segnali di allarme.

Per aiutare i consumatori la Regione Autonoma della Sardegna ha diffuso qualche anno fa un documento dal titolo: “La contraffazione nel settore alimentare e l’etichettatura dei prodotti”, a cura della ATS La Tutela di Prossimità del Consumatore, realizzato con il sostegno del Ministero dello Sviluppo Economico. All'interno trovi molti consigli e tutti i metodi per evitare inganni e fare scelte consapevoli: ecco quali sono i più importanti.

Cos’è la contraffazione alimentare

Ma cos'è esattamente la contraffazione alimentare? Si tratta di un fenomeno che avviene quando un prodotto viene presentato come originale o di alta qualità pur non essendolo. Le frodi possono consistere nell’adulterazione degli ingredienti, nella sostituzione di sostanze, nell’aggiunta di elementi non autorizzati o nella falsificazione di marchi e denominazioni di origine.

Le conseguenze vanno ben oltre il semplice inganno commerciale: si parla di rischio per la salute e di danni economici enormi a carico delle imprese virtuose e dello Stato. La sicurezza e la tracciabilità sono i primi strumenti di difesa, e la consapevolezza è fondamentale per non cadere vittima di truffe.

Italian Sounding: l’illusione dell’italianità

Una delle forme più diffuse e subdole di frode è l’Italian Sounding: prodotti che imitano l’italianità nel nome, nel packaging o nella grafica, ma che nulla hanno a che vedere con il Made in Italy."Parmesan", "Pompeian olive oil", "Risotto Tuscan" o "Pasta Milaneza" sono solo alcuni esempi.

Questo fenomeno, ampiamente diffuso all’estero, sfrutta la reputazione del cibo italiano per vendere prodotti di qualità inferiore, spesso a prezzi competitivi. In Sardegna, il fenomeno si declina nel Sardinian Sounding, che colpisce eccellenze come bottarga, mirto, pecorino e Cannonau, falsificati o prodotti con materie prime estere.

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Le differenze fra contraffazione e sofisticazione alimentare

Spesso si tende a usare i termini contraffazione e sofisticazione alimentare come se fossero sinonimi, ma in realtà indicano due fenomeni diversi, seppur collegati. La contraffazione può essere anche solo "di facciata", mentre la sofisticazione è sempre un intervento sul contenuto.

La contraffazione alimentare è un concetto più ampio che indica qualunque azione fraudolenta che mira a far passare un prodotto per qualcosa che non è. Può riguardare l’uso di un marchio Dop o bio falso, un’etichetta ingannevole che simula l’origine italiana di un prodotto realizzato altrove, o una confezione che imita quella di un marchio noto. In sostanza, è una frode sull’identità commerciale, sull’origine o sulla qualità dichiarata.

La sofisticazione, invece, è un tipo particolare di contraffazione: riguarda la manipolazione della composizione dell’alimento stesso. Qui non si gioca solo sull’apparenza o sull’etichetta, ma si interviene direttamente sul prodotto: è il caso, ad esempio, dell’olio di semi venduto come extravergine, del vino allungato con acqua o colorato artificialmente, o del latte diluito per aumentarne il volume. Si tratta sempre di un’alterazione finalizzata a trarre in inganno il consumatore, spesso a scapito della qualità o, peggio, della sicurezza.

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I prodotti più contraffatti

Secondo il documento (e non solo) tra i prodotti più colpiti dalla contraffazione troviamo:

  • Olio extravergine di oliva (spesso sofisticato con clorofilla o con oli di semi di vario tipo)
  • Formaggi tipici come mozzarella e pecorino
  • Salumi e prosciutti
  • Vino e distillati (come il mirto)
  • Pomodori pelati, salse e caffè
  • Prodotti spacciati per biologici, senza rispettare le normative.

Il documento sottolinea come le frodi siano numerose anche per prodotti sardi, e in generale i prodotti tipici regionali, confezionati con materie prime di bassa qualità e venduti come locali. Questo danneggia produttori autentici e crea disinformazione tra i consumatori.

Come difendersi dalla contraffazione

Difendersi dalla contraffazione alimentare non è semplice, ma è possibile. Il primo passo è diventare consumatori più attenti e informati: in un mercato globale dove l’offerta è vastissima e spesso poco trasparente, la conoscenza è l’arma più efficace per tutelarsi da frodi e inganni.

La prima linea di difesa è la lettura attenta dell’etichetta. L’etichetta di un alimento non è un semplice dettaglio grafico, ma la vera carta d’identità del prodotto: deve indicare chiaramente l’origine, la composizione, il tipo di lavorazione, eventuali allergeni, la presenza di certificazioni (come i marchi Dop, Igp, Bio ecc), ma soprattutto non deve lasciare dubbi. Un’etichetta generica, scritta in modo poco leggibile, priva di informazioni obbligatorie o con traduzioni approssimative dovrebbe sempre far suonare un campanello d’allarme. Ad esempio, l’assenza del nome e dell’indirizzo del produttore o la mancanza di dati sulla tracciabilità sono segnali chiari che qualcosa non va.

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Anche l’aspetto esteriore della confezione può offrire indizi importanti: un imballaggio di scarsa qualità, danneggiato o privo di indicazioni identificative (come codice a barre, numero di lotto, data di scadenza) potrebbe celare un prodotto non conforme o contraffatto. La confezione, oltre a essere visivamente gradevole, deve essere funzionale alla protezione del contenuto e rispettare precisi standard igienico-sanitari.

Un altro criterio spesso trascurato ma decisivo è il rapporto qualità/prezzo. Prezzi insolitamente bassi, specialmente per prodotti tipici o di alta qualità come l’olio extravergine di oliva, il parmigiano reggiano o il mirto sardo, possono essere indice di frode. La regola è semplice: se un prodotto DOP costa meno del suo equivalente generico, è legittimo domandarsi il perché. Dietro un prezzo “troppo bello per essere vero” si nasconde quasi sempre un compromesso sulla qualità o sulla provenienza.

Infine, è importante affidarsi a canali di vendita sicuri: rivenditori autorizzati, supermercati che garantiscono la filiera, mercati locali certificati e produttori diretti. Acquistare online può essere comodo, ma bisogna verificare l’affidabilità del sito, l’esistenza della sede aziendale, le recensioni di altri acquirenti e la presenza di informazioni obbligatorie sul prodotto.

Essere consumatori consapevoli significa sviluppare uno spirito critico: farsi domande, confrontare prodotti, non lasciarsi sedurre dal solo packaging o da slogan accattivanti. In definitiva, difendersi dalla contraffazione alimentare significa scegliere con cura ciò che portiamo in tavola, con la consapevolezza che ogni nostro acquisto ha un impatto sulla nostra salute, sull’ambiente e sull’intero sistema agroalimentare.

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Etichette e tracciabilità: strumenti di garanzia

Con il Regolamento UE 1169/2011, le etichette alimentari devono essere chiare e dettagliate. Devono indicare:

  • La denominazione del prodotto
  • Gli ingredienti (con evidenza degli allergeni)
  • La data di scadenza o il TMC
  • La dichiarazione nutrizionale
  • Le modalità di conservazione
  • La provenienza geografica (obbligatoria per molti prodotti freschi).

In parallelo, il Regolamento (CE) 178/2002 ha introdotto l’obbligo di tracciabilità: ogni lotto alimentare deve essere identificabile lungo tutta la filiera. Questo sistema permette di intervenire tempestivamente in caso di rischio o frode, grazie a una catena di informazioni che accompagna ogni ingrediente durante il suo viaggio, dal produttore agricolo, al trasformatore, al distributore, fino al punto vendita. Ogni passaggio viene documentato e ogni azienda coinvolta è tenuta a registrare cosa riceve, da chi, e cosa consegna, a chi. È così che nasce la “carta d’identità invisibile” di un alimento.

La tracciabilità è un sistema obbligatorio per produttori e distributori che permette di ricostruire l’intero percorso di un alimento, dalla materia prima fino al punto vendita. Anche se pensata per la filiera, può essere uno strumento utile anche per i consumatori, se si sa dove guardare. Ecco quali sono gli alimenti che i consumatori possono verificare e come:

  • Numero di lotto: si trova sull’etichetta e serve a identificare una specifica produzione; è utile in caso di richiami o verifiche online.
  • Origine e provenienza: verifica se è specificata chiaramente la zona di produzione (non solo “prodotto in UE”); è obbligatoria per molti alimenti (carne, olio extravergine, pesce, frutta, verdura).
  • Marchi di qualità e denominazioni (Dop, Igp, bio ecc): garantiscono una tracciabilità certificata lungo tutta la filiera e sottintendono dei controlli reali.
  • QR code o link tracciabili: alcuni produttori permettono di accedere a info aggiuntive inquadrando un codice sulla confezione (es. origine degli ingredienti, stabilimento, data di produzione).
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