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3 Dicembre 2025
13:05

Capello o insetto nel piatto al ristorante: cosa fare?

È una scena a cui nessuno spera di assistere ma che potrebbe capitare: trovare un corpo estraneo nel piatto al ristorante, per esempio un capello o un insetto. Quali sono, in questo caso, i diritti del cliente come ti dovresti comportare? Ecco cosa dice la legge a riguardo.

A cura di Martina De Angelis
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Magari non ti è mai capitato personalmente, ma è una eventualità possibile, tanto da essere rappresentato molto spesso anche in film o serie tv: sei al ristorante, ti arriva la pietanza che hai ordinato, ed ecco che all’interno trovi uno spiacevole corpo estraneo, per esempio un capello o un insetto. Un'eventualità che può succedere, certo, per quanto non dovrebbe mai capitare: come reagire di fronte a una scena del genere? C’è chi fa fatto notare il guaio al cameriere che, mortificato, avrà riportato indietro il piatto contaminato, altri invece avranno fatto buon viso a cattivo gioco, decidendo di far finta di nulla semplicemente togliendo il poco gradito ospite dal proprio cibo. Ma cosa prevede la legge se ci ritroviamo nel nostro piatto un capello o una mosca, solo per fare gli esempi più immediati e riconoscibili? La normativa è piuttosto chiara in merito e autorizza il malcapitato cliente a non pagare non solo la portata contaminata, ma anche tutte le restanti che ha ordinato per via di un accordo particolare che si stipula nel momento in cui ti siedi al tavolo del ristorante, il contratto di ristorazione.

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Nel momento stesso in cui entri in sala e il personale riceve la comanda con il tuo ordine, si stipula automaticamente una sorta di contratto (atipico) tra il ristoratore e il cliente. In questo accordo non si prevede solamente la somministrazione di cibo, bevande e altre prestazioni di natura ricettiva (a fronte del pagamento finale), ma pure la garanzia alla tutela della propria salute e incolumità. Il contratto insomma obbliga il ristoratore a preparare il tutto con ingredienti sicuri e nel pieno rispetto della legge, intesa questa anche in ambito igienico sanitario. Ecco perché, nel caso di capello nel piatto, è possibile denunciare o non pagare. Vediamo come.

Corpo estraneo nel piatto: i diritti del cliente

Il cliente che trova un capello, un insetto o un qualsiasi altro corpo estraneo all’interno del piatto che gli viene servito al ristorante è legittimato dalla legge a rifiutarsi di pagare la pietanza in questione. Questo proprio in funzione del contratto di ristorazione: la presenza del corpo estraneo rappresenta un inadempimento contrattuale da parte del ristoratore che non potrà esigerne il pagamento in quanto il servizio non è stato correttamente eseguito. Non solo, riscontrare un corpo estraneo seppur in una sola pietanza costituisce un inadempimento del contratto stipulato nel suo complesso e quindi un'eventuale portata contaminata legittima il cliente a rifiutarsi di pagare anche le altre ordinate, e consumate, nella medesima comanda, proprio perché con questa singola svista è venuto meno l'accordo sull'intero contratto tra ristoratore e cliente.

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Anzi: nel caso in cui la presenza di un capello o di altro corpo estraneo nel piatto sia causa di un danno comprovabile per il cliente (ad esempio, un episodio allergico), allora non solo sarà possibile non pagare ma anche chiedere il risarcimento dei danni. Inoltre, a prescindere dall’aspetto economico, cioè dall’obbligo di pagare o meno il conto, la presenza nel piatto di un elemento estraneo come un insetto potrebbe anche rappresentare un campanello d’allarme che segnala eventuali scarse condizioni igieniche del locale oppure la poca attenzione alla preparazione del pasto. Per questo, secondo la legge, il cliente può anche all’Asl competente per territorio a denunciare il ristorante e a richiedere un intervento affinché effettui i controlli del caso.

Nonostante la legge sia pienamente dalla parte del cliente, spesso per evitare controversie si cerca di appellarsi al buon senso di tutte le parti e trovare un accordo soddisfacente: di solito il cameriere propone al cliente di sostituire o cambiare il piatto incriminando e ci si accorda sul non pagare solamente il piatto oggetto della discordia, saldando invece il conto degli altri arrivati a tavola correttamente. Starà poi al commensale decidere di accettare o meno questa possibilità, e eventualmente di appellarsi alle altre opzioni che la legge mette a sua disposizione, cioè non pagare tutto il conto, chiedere i danni (ma in questo servono prove concrete) o denunciare il locale alle autorità competenti.

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A cura di
Martina De Angelis
Laureata in Scienze della Comunicazione con indirizzo Editoria e Giornalismo presso la LUMSA di Roma e giornalista pubblicista dal 2016, lavoro come freelance principalmente nel settore food&travel. Amo la cucina e raccontare ciò che mi appassiona, per questo ho iniziato a scrivere per alcune delle più importanti testate del settore, tra cui Cookist e le riviste Marcopolo e Alice Cucina. Sono stata inoltre curatrice della collana “I Quaderni” di Marcopolo, coordinatrice e redattrice della rivista “La Gola in Viaggio”. Mi piace scoprire le storie si nascondono dietro a un piatto o un ingrediente, raccontare le tradizioni dietro le ricette che amiamo e unire più settori: una mia grande passione è ricreare i piatti tratti da film e romanzi.
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Quello che i piatti non dicono
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