La birra artigianale sta rivoluzionando il mercato italiano. Prodotta da birrifici indipendenti ha un gusto autentico. Grazie alla "Craft Revolution", ha superato il vino nel consumo diventando la bevanda alcolica preferita degli italiani.
Il mondo della birra è in ebollizione e no, non stiamo parlando solo del mosto nel birrificio. Da circa una decina di anni in Italia il concetto di "birra artigianale" ha iniziato a prendere corpo in maniera significativa. Un fenomeno globale conosciuto come Craft Revolution (rivoluzione artigianale) che sta ridefinendo il panorama delle bevande alcoliche, portando alla ribalta un prodotto che va ben oltre dei "semplici" parametri: la birra artigianale fa parte di un mondo che è frutto di passione, gusto, ricerca e lavoro e, che ora, non appartiene più soltanto a una ristretta cerchia di devoti.
In un mercato sempre più attento alla qualità, alla provenienza e autenticità, questa tipologia di birra si sta affermando come una scelta di valore, distinguendosi totalmente dalle produzioni industriali di massa. Oggi andremo a trattare proprio di questo fenomeno e cercheremo di capire cosa rende la birra artigianale così speciale. Analizziamo le caratteristiche che la definiscono e il suo crescente rapporto con il palato dei consumatori del nostro Paese.
È giusto che sappia in cosa la birra artigianale si differenzia da quella industriale. Per prima cosa c'è da fare una menzione alle caratteristiche che differiscono in tutto e per tutto: qualità, sapore unico e filosofia di produzione. In generale si può definire come una birra prodotta da un birrificio di piccole dimensioni, con un'attenzione particolare alla qualità degli ingredienti e al processo produttivo. Dal 2016 in Italia esiste una legge sulla birra artigianale (154/2016) che, per essere tale, deve rispettare tre canoni diversi:
Questa è quindi la legge base sulla produzione e il commercio della birra artigianale in Italia che ne stabilisce requisiti e le diverse tipologie prodotte che possono essere tra quelle analcoliche, a doppio malto, lager, ecc. Esistono anche disciplinari specifici che sostanzialmente sono legati a marchi di qualità locali o a denominazioni territoriali (Dop, Igp, Doc): tra i vari esempi possiamo citare il "Disciplinare di produzione per la birra della bergamasca o quello per la produzione di birra trentina". Spesso sono promossi da associazioni, camere di commercio e si applicano su base locale e volontaria. In sintesi, la legge nazionale definisce cosa può essere chiamata birra artigianale, mentre i disciplinari locali, se presenti, provvedono a come deve essere prodotta una birra con una certa denominazione territoriale o marchio di qualità.
Qualsiasi birra quindi non presenti queste caratteristiche è da considerarsi industriale. Sono esclusi i birrifici controllati da altre aziende del settore come quelli acquistati in tempi recenti da diverse multinazionali come Birra del Borgo o Birrificio del Ducato. I birrifici che producono birra artigianale, essendo più piccoli, hanno un maggiore controllo sulla qualità anche grazie al fatto che, secondo il disciplinare, ne devono produrre in quantità limitata. È quindi economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio e non opera sotto la licenza di utilizzo di diritti di proprietà intellettuale altrui. Gli ingredienti scelti, inoltre, sono di qualità elevata e molto spesso vengono preferiti prodotti locali sia per favorire il territorio e sia per favorire la sostenibilità. Per quanto riguarda ciò che dicevamo poc'anzi, in riferimento alla questione della pastorizzazione e della microfiltrazione, chi si occupa di birra artigianale in Italia sa bene che il suo prodotto non può subire trattamenti termici e meccanici. Questi andrebbero a eliminare microrganismi e particelle che contribuiscono al sapore e alla stabilità del prodotto. Tutto ciò la rende buona da bere, da gustare: un prodotto vivo e in continua evoluzione.
Come dicevamo all'inizio della nostra disamina, il rapporto con la birra artigianale nel nostro Paese è cresciuto a dismisura, almeno da dieci anni. Abbiamo assistito a un vero e proprio boom del settore citato tra l'altro anche da un'inchiesta di Report. Qui sono state messe sotto i riflettori proprio alcune caratteristiche di questo prodotto e di quanto fosse in pieno sviluppo la Craft Revolution, ossia la rivoluzione dell'artigianale. L'interesse dei consumatori italiani è in continua crescita ma, bisogna dire, che il volume di vendite della birra commerciale è ancora di gran lunga superiore.
Sono in molti quelli che negli ultimi periodi stanno prestando attenzione alla qualità, alla provenienza e alla diversità dei prodotti entrando così a far parte dei consumatori di "birra artigianale". Secondo una ricerca effettuata da YouGov, la birra è diventata la bevanda alcolica più consumata in Italia (80%) superando di un punticino il vino (79%). In sostanza la quota dei consumatori che sceglie l'artigianale è in continua crescita: la decisione ricade più spesso su un prodotto che abbia una distribuzione più localizzata rispetto all'industriale. Di ricerche e sondaggi ne sono stati fatti tanti, non è possibile dare una risposta univoca sulla preferenza di un italiano medio. C'è da dire che molti consumatori apprezzano ancora la familiarità e il prezzo contenuto delle birre industriali che rappresentano una fetta preponderante del mercato. Tuttavia i modi unici e singolari di produrre una birra artigianale, la varietà di stili, l'autenticità e il supporto alle realtà locali sta conquistando la fiducia dei consumatori e siamo sicuri che, da qui a pochi anni, la tendenza verrà invertita.