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21 Novembre 2025 18:00

Balut, shirako e insetti fritti: quali sono gli street food più “strani” del mondo

Un tour gastronomico tra i cibi più strani del mondo: dal balut delle Filippine alla testa di pecora sudafricana, passando per lo shirako giapponese e l'hot dog di renna dell'Alaska. Un viaggio per i palati più temerari.

A cura di Enrico Esente
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Quando prenoti un viaggio hai quell'esatta sensazione di felicità mista all'ansia di una nuova esperienza: l'entusiasmo di scoprire qualcosa di diverso che si mescola al dubbio di cosa ti aspetti dall'altra parte del mondo. Una volta partito, ti accorgi che non sono solo i paesaggi o i monumenti a definire l'identità di un luogo ma anche (e sopratutto) ciò che mangi. Cosa c'è di più bello che visitare un mercato cittadino e perdersi tra i cibi locali, camminare tra le bancarelle affollate tra profumi e sapori nuovi. È proprio lì, tra questi mercati, che viaggeremo oggi,  quindi prepara lo zaino per un viaggio che ti porterà intorno al mondo a scoprire gli street food più bizzarri. 

1. Balut (Filippine)

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Con il balut, la scoperta dei cibi da strada più strani del mondo parte molto forte. Perché? Semplicemente perché questa pietanza corrisponde a un uovo di gallina o di anatra fecondato, quindi hai capito bene: c'è l'embrione del pulcino all'interno. Eppure nelle Filippine e negli altri Paesi del Sud est asiatico lo considerano una vera e propria squisitezza, uno dei piatti più apprezzati in patria. Prima di cucinare il balut, l'uovo viene incubato per un periodo che va dai 14 ai 21 giorni. Quindi sì, quando lo assaggerai dentro troverai l'embrione dell'uccellino fatto e formato, con ossa, piume e becco.

2. Hákarl (Islanda)

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Il nome potrebbe sembrare decisamente nordico ed esotico, ma in realtà non rende pienamente giustizia a ciò che questo piatto rappresenta. Parliamo dell'hákarl che è sostanzialmente carne putrefatta di squalo che gli islandesi adorano alla follia. Chi lo ha assaggiato giura che questo è uno dei cibi più estremi del mondo. Ma come viene preparata questa incredibile specialità? La carne di squalo va prima fermentata sotto terra per un periodo che va da tre a sei mesi. Una volta raggiunto uno stato ottimale di putrefazione, con l'odore nauseabondo che ne fuoriesce, si può mangiare. Insomma è uno di quei cibi-sfida per i turisti più temerari che si imbattono in sapori estremi.

3. Tofu puzzolente (Taiwan)

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Senza dubbio uno degli alimenti più "odorosi" (in senso negativo) che si possano mai incontrare. Persino gli abitanti di Taiwan, che hanno a che fare ogni giorno con questo prodotto, sono divisi nel giudizio. Una parte è innamorata dell'odore e del sapore del tofu puzzolente, chòu dòufu in cinese o stinky tofu in inglese, altri invece lo evitano come la peste. Ogni regione ha la sua ricetta specifica per prepararlo ma, tradizionalmente, si prepara con una salamoia che contiene verdure, latte, carne, gamberetti essiccati, erbe cinesi e germogli di bambù. Si lascia fermentare per qualche settimana e, a seconda degli ingredienti, il risultato può variare da commestibile a un'esperienza da dimenticare.

4. Zampe di gallina (Cina)

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Com'è che si dice? Una grande merenda a base di croccanti zampe di gallina fritte è proprio quel che ci vorrebbe. Tornando seri, questa pietanza è davvero uno snack amato e adorato in Cina, tant'è che lo servono nelle buste in stile patatine. La loro consistenza, principalmente fatta di pelle, le rende particolarmente gelatinose, insomma potrebbero non piacere a tutti. Nei mercati di Pechino e Shangai, che offrono davvero di tutto, dalle teste di anatra arrosto ai musetti di maiale, le zampe di gallina non sono poi così bizzarre, alla fine. In quel contesto, sembrano quasi una scelta scontata: bisogna assaggiarle, o la va o la spacca.

5. Insetti fritti (Thailandia)

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Adesso tieniti forte perché questo è uno street food bello "strong". Non perché stiamo per parlare di "gustosissimi" e croccantissimi insetti fritti, ma perché si tratta di una pietanza contenente un'ottima quantità di proteine. Grilli, cavallette, bruchi del bambù e tanti altri coleotteri sono una specialità molto comune in Thailandia. Nei mercati di città come Bangkok, Chiang Mai, Phuket, puoi trovarli pressoché ovunque. Croccanti fuori e teneri dentro, questi piccoli bocconcini sono spesso conditi con spezie che ne esaltano il gusto. Oltre ad avere una grande quantità di proteine, in alcuni paesi asiatici rappresentano una tradizione culinaria ben radicata nelle culture locali. Si tratta solo di superare la barriera psicologica per scoprire che poi, in fondo, tanto male non sono e almeno un assaggio forse lo meriterebbero.

6. Shirako (Giappone) – Lattume (Sicilia)

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Lo shirako è sperma di pesce. Si tratta della sacca spermatica del merluzzo o della rana pescatrice, spesso servita cruda o appena scottata. Non è un piatto alla portata di tutti, ne siamo consapevoli, ma chi lo prova ne apprezza la delicatezza del gusto. È comunque un'esperienza che richiede un certo "atletismo gastronomico", ma per molti rappresenta una vera prelibatezza. Alla fine non è poi così tanto differente al lattume tipico della Sicilia. Qui parliamo infatti della sacca spermatica del tonno, che ha un sapore delicato, a differenza di quanto si possa pensare, è ricco di omega-3 e viene consumato in vari modi come frittura, arrostito o utilizzato per condire i piatti di pasta.

7. Escamoles (Messico)

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Le escamoles sono le uova di una particolare specie di formica gigante che venivano raccolte da secoli nelle comunità indigene del Messico. Gli abitanti del posto le chiamano "caviale degli insetti". Le uova vengono estratte con grande cura e, chi le ha assaggiate, dice che hanno un sapore burroso e delicato. Sebbene l’idea di mangiare formiche possa sembrare bizzarra, le escamoles sono considerate una prelibatezza, ricche di proteine e un tesoro della cucina tradizionale messicana. Se le assaggi, ti ritroverai con un'esperienza che difficilmente potrai dimenticare

8. Smiley (Sudafrica)

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Crediti foto: Brendan Magaar — African News Agency (ANA)

Piccolo disclaimer: questo è un cibo che a prima vista potrebbe sembrare davvero disgustoso e bizzarro. Se mastichi un pochino l'inglese, saprai che "smile" significa sorriso. Ecco il nome di questa pietanza ha un qualcosa forse di estremamente "macabro" poiché non è altro che una testa intera di pecora che prende il nome dai denti che fuoriescono una volta arrostita quando le labbra dell'animale si consumano. Un piatto forse abbastanza controverso che però è parte integrante della cultura gastronomica del Sudafrica. La testa di pecora viene cotta lentamente e servita con tutto il suo contenuto: guance, denti, cervello, occhi, lingua, insomma per molti locals lo smiley è una delizia. Un altro piatto di questa lista che richiede grandi dosi di coraggio e curiosità gastronomica.

9. Cuy arrostito (Perù)

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Il cuy è il piatto nazionale del Perù e consiste in un porcellino d'India sbudellato e cotto alla brace. Mangiarlo significa rievocare riti antichi, celebrare feste comunitarie e tramandare una cucina che non è mai stata soltanto un nutrimento, ma anche racconto di un popolo e delle tradizioni Inca. Secondo i peruviani la carne del cuy è estremamente tenera, in molti descrivono che il sapore sia una via di mezzo tra il pollo e il coniglio ma con una nota più intensa e aromatica. Ricco di proteine e povero di grassi, è perfetto per una dieta montana e si alleva facilmente in quanto non richiede grandi spazi ed è sostenibile.

10. Hot dog di renna (Alaska)

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Le temperature rigide dell'Alaska non lasciano molto spazio ad attività all'aperto ma, per quelle poche ore del giorno che si può uscire di casa, l'hot dog di renna diventa una vera e propria risorsa. Una "prelibatezza" perfetta per scaldarsi sopratutto per i turisti dopo una lunga giornata di attività nella natura selvaggia. Ogni mese di marzo in Alaska si tiene la famosa gara con i cani da slitta che corrono veloce trainando "il fantino" al successo, durante questa competizione l'hot dog di renna è un must per gli spettatori. Un piatto che può sembrare curioso per chi non è abituato a mangiare carne di cervidi, ma che qui rappresenta un'autentica tradizione gastronomica, capace di allietare anche le giornate più gelide.

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