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4 Aprile 2024 13:00

Arsenico nell’acqua: cos’è, quali sono i limiti e come affrontare il problema

L’arsenico è un elemento presente in natura, ma se viene rintracciato nell’acqua può essere davvero pericoloso: diversi studi, infatti, attestano la sostanza come cancerogena. Scopriamo insieme cosa stabilisce la normativa come parametro di sicurezza e come affrontare il problema di una eventuale contaminazione.

A cura di Martina De Angelis
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L’arsenico è un elemento naturale che è presente comunemente nel suolo e nelle rocce di tutto il mondo – e anche nel corpo di alcuni animali – in quantità però che non sono nocive. Il problema è l’arsenico che viene rilasciato nell’ambiente anche attraverso attività come l’agricoltura, l’industria mineraria e la produzione di legno trattato.

Proprio questo tipo di arsenico rappresenta un grande pericolo per l’essere umano, soprattutto se finisce per contaminare le falde acquifere che portano nelle nostre case l’acqua tramite acquedotti o pozzi privati.  L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato l’arsenico come una di quelle sostanze che hanno un alto grado di probabilità di causare patologie tumorali nell’essere umano.

Purtroppo il problema dell’acqua contaminata è più vicino di quanto sembri e riguarda molti territori italiani. È stato un caso molto famoso quello del Lazio, dove circa 91 comuni sono stati tenuti sotto osservazione perché il livello di arsenico trovato nell’acqua era superiore ai limiti indicati dalla normativa vigente come sicuri.

Che cos’è l’arsenico

L’arsenico, indicato con la sigla As, è un elemento chimico che si trova sulla crosta terrestre come componente naturale. Si presenta in due forme differente: in forma organica si trova, ad esempio, in alimenti come pesci, crostacei e molluschi e non è assolutamente pericoloso. La forma di arsenico pericolosa è quella inorganica, soprattutto quando contamina l’aria o l’acqua destinata al consumo umano. Ma mentre l’inalazione attraverso l’aria è generalmente molto limitata, quella tramite acqua è davvero rischiosa.

Come succede all’acqua di contaminarsi? Può accadere in modo “naturale”, per esempio nelle zone di origine vulcaniche dove l’arsenico è presente in forma inorganica (e quindi pericolosa), oppure può contaminare le falde acquifere se le industrie che lo impiegano (le fonderie, per esempio) non smaltiscono correttamente i loro rifiuti.

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Cosa succede se si ingerisce acqua contaminata di arsenico

L’arsenico nell’acqua può essere ingerito sia in forma diretta, tramite l’uso di acqua potabile, sia in forma indiretta lavando alimenti vegetali con acqua contaminata. In grandi quantità l’arsenico è altamente velenoso e può causare gravi sintomi e problemi di salute.

In caso di assunzione ad alta concentrazione possono essere compromessi in modo irreversibile i sistemi nervoso, cardiovascolare e respiratorio, portandoli fino al blocco totale e al conseguente decesso. Inoltre l’arsenico è stato classificato dall’ International Agency for Research on Cancer (IARC) come sostanza di gruppo 1, quindi con alto grado di probabilità di causare patologie tumorali nell’essere umano.

Proprio per queste motivazioni è stato stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un limite massimo di presenza di arsenico tollerabile nell’acqua potabile ed esistono una serie di normative per assicurarsi che la popolazione non sia esposta a questo pericolo.

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I limiti stabiliti e le normative

La pericolosità dell’arsenico nell’acqua dipende dal suo livello di concentrazione, motivo per cui gli studiosi dell’OMS hanno stabilito la concentrazione massima di arsenico tollerabile. Il limite consentito è fissato a 10 μg/L dalla Direttiva 98/83/CE. Questo valore può variare in base a diversi fattori e infatti alcuni paesi hanno o hanno avuto limiti più bassi: ad esempio gli Stati Uniti hanno avuto a lungo un limite di 5 μg/L, anche se negli ultimi anni hanno modificato anche loro la legge allineandosi alla normativa più diffusa.

Il valore limite di 10 μg/L è stato ribadito anche dalla anche dalla direttiva europea 98/83 CE, recependo quanto proposto per la prima volta dall’OMS nelle Guidelines for Drinking Water Quality. Questa direttiva è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n. 31/2001, nato proprio con lo scopo di proteggere l’uomo dai pericoli derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano.

Per legge i produttori di acqua in bottiglia sono obbligati a rispettare il limite di 10 μg/l di arsenico, mentre gli acquedotti pubblici devono fornire le analisi dell’acqua consumata dai cittadini, e se i valori non rispettano la direttiva devono informare i consumatori e provvedere a risolvere il problema.

Inoltre il Ministero della Salute, ogni tre anni, deve pubblicare una relazione sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, al fine di informare i consumatori sul rispetto o meno dei parametri fissati per la tutela della salute.

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Come affrontare il problema della contaminazione

In caso la presenza di arsenico superi i limiti consentiti dalla legge esistono dei modi di bonificare l’acqua e renderla sicura dalla contaminazione. A questo servono degli impianti specifici di trattamento acque ideati proprio per eliminare il problema come il dearsenificatore, un sistema composto da resine che abbatte la concentrazione di arsenico nell’acqua prima che arrivi ai rubinetti di casa.

Altri impianti di depurazioni utilizzati, sia nei condomini sia nelle abitazioni private, per rimuovere l’arsenico dall’acqua sono i depuratori ad osmosi, che usano una membrana per separare l’acqua dalle impurità, e i filtri a carbone. La scelta dipende alle esigenze specifiche e dal livello di concentrazione di arsenico rilevato.

A proposito di rilevazioni, questo è un buon sistema di prevenzione: esistono compagne che si dedicano proprio alle analisi dell’acqua. È un’operazione che vale la pena fare periodicamente per accertarsi di avere dell’acqua non contaminata, soprattutto nel caso si attinga da un pozzo privato e non dall’acquedotto.

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