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25 Novembre 2025 12:20

Un’inchiesta di Report svela in che modo un’azienda vende carne scaduta “ripulita”

Giulia Innocenzi è tornata con una nuova inchiesta in cui rivela come, negli stabilimenti Bervini, si lavorino carni scadute, pulite e ricongelate in condizioni igieniche critiche. Una situazione che mette nuovamente al cento il problema della sicurezza alimentare.

A cura di Arianna Ramaglia
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"Non si butta via niente": una buona norma che diventa (tristemente) il titolo di una nuova inchiesta condotta da Giulia Innocenzi per Report. Il servizio, andato in onda il 23 novembre su Rai 3, ha messo in luce una realtà raccapricciante: un'azienda, leader nella produzione di carne, lavorerebbe alimenti scaduti da anni, scongelati e poi nuovamente congelati, in un sistema di riciclaggio infinito che rappresenta un serio rischio per tutti noi consumatori.

L'inchiesta shock

Giulia Innocenzi è arrivata a Pietole, in provincia di Mantova, all'interno degli stabilimenti della Bervini, e ha mostrato delle immagini a dir poco poco agghiaccianti: carne marrone, scaduta da anni, lavorata su banchi pieni di acqua e sangue; carne congelata all'interno di sacchetti – nel migliore dei casi, ma a volte anche senza nessuna protezione – lasciata in grosse bacinelle a scongelare per poi essere nuovamente congelata; pavimenti sporchi e armadietti dei dipendenti infestati da scarafaggi. Una situazione che va ben oltre ogni limite igienico e che apre una (nuova) serie di interrogativi sulla sicurezza alimentare.

Le riprese condotte sotto copertura da un operaio dell'azienda mostrano pezzi di carne provenienti da diversi Paesi – come Uruguay, Nuova Zelanda, Ungheria, Ucraina e Romania – che riportano etichette con scadenza di due o tre anni prima. L'operaio ha spiegato con estrema chiarezza, e anche con dettagli da far girare lo stomaco, qual è il processo di lavorazione abituale: ogni venerdì sera arrivano questi camion pieni di sacchetti di carne che vengono trasferiti in contenitori pieni di acqua fredda – per lo scongelamento – e spostati, la mattina dopo, all'interno di acqua calda, in modo da permettere lo scioglimento di eventuali residui di ghiaccio, prima di essere lavorata. A questo punto, la carne viene eliminata dai sacchetti e inizia il processo di pulitura (che è tutt'altro che una cosa rassicurante): la carne spesso appare "nera, puzza, è brutta", spiega l'operaio, motivo per cui bisogna eliminare lo strato esterno, in modo da renderla appetibile agli occhi del consumatore finale, per poi essere "riconfezionata e ricongelata o viene destinata subito al mercato".

La stessa Innocenzi ha rassicurato gli spettatori, con un commento sotto a un video social della pagina ufficiale di Report, affermando che "l'Ats Valpadana, da noi interpellata e informata di quanto avveniva nel macello, è intervenuta e sta ancora procedendo coi controlli. Domenica prossima vi daremo tutti gli aggiornamenti e le informazioni raccolte su dove sia stata venduta la carne e quindi che fine abbia fatto".

Il congelamento non uccide i batteri già presenti

Si parla già molto spesso di tutti i pericoli che ruotano attorno alla carne scaduta e ai batteri che possono svilupparsi in un prodotto andato a male o mal conservato. Ma a ricordarcelo – e magari non solo a noi, ma anche a chi questi prodotti dovrebbe lavorarli con la massima attenzione – è il dottor Nicola Decaro, direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Bari che, alla stessa Innocenzi, ha spiegato in modo chiaro che quando sulla carne si presenta uno strato superficiale marrone, vuol dire che "c'è stata una proliferazione incontrollata di batteri che hanno causato l'inizio del processo putrefattivo", condizione quasi inevitabile quando ci troviamo di fronte a carne scaduta.

Come se non bastasse, il dottor Decaro sottolinea che il congelamento non è una soluzione, in quanto aiuta a bloccare la crescita microbica, ma non uccide i batteri perché "quelli già presenti in questa carne restano comunque vivi e vitali". Inoltre, alcuni di questi agenti patogeni "hanno un'ottima temperatura di replicazione che oscilla tra i 36 e i 39 °C, quindi il contatto con l'acqua calda facilita la proliferazione batterica" tra cui anche salmonella e listeria, che possono avere effetti anche molto gravi sulla nostra salute.

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La risposta dell'azienda

Con un fatturato di 200 milioni di euro all'anno, la Bervini, nota per la sua selezione di carni pregiate, come quella di zebra, cammello e antilope, ha prontamente risposto con una nota ufficiale, respingendo ogni accusa di vendita di carne scaduta. Per difendere la propria posizione, l'azienda ha affermato di rispettare le normative che riguardano il congelamento delle carni fresche refrigerate – ossia conservate tra gli 0 e i 10 °C – ma prima che arrivino alla data di scadenza: "Tale operazione non cambia lo status della carne fresca che passa da ‘carne fresca refrigerata' a ‘carne fresca congelata'" afferma la Bervini.

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