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14 Settembre 2025 18:00

Storia della Brasilena, la bevanda calabrese al caffè che spopola nel mondo

In Calabria esiste una bibita sconosciuta nel resto d’Italia, ma che nei confini regionali è un must e che spopola persino all’estero: è la Brasilena, un soft drink a base di caffè, dal packaging inconfondibile e alla grande versatilità. Ecco la sua storia.

A cura di Martina De Angelis
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foto dal profilo Facebook del distributore milanese si Brasilena

È frizzante come un’acqua tonica ma ha il gusto del caffè, viene venduta in un packaging inconfondibile, si beve come soft drink analcolico ma usa anche nei cocktail. E, fuori dalla Calabria, non la conosce nessuno,almeno in Italia. È la Brasilena, un’iconica bevanda che se sei calabrese, conosci un calabrese o sei stato almeno una volta in Calabria sicuramente conosci e che, se non hai mai sentito, devi assolutamente provare (oggi è acquistabile anche online). Inventata negli anni ’60 come prodotto commerciale, ancora oggi prodotta dalla stessa azienda che l’ha ideata – Acqua Calabria, una compagnia diretta dalla famiglia Cristofaro fin dalla sua fondazione – diventata un enorme successo negli anni ’80, la Brasilena è tutt’oggi considerata la bevanda calabrese per eccellenza.

In tutta la regione ormai è un vero fenomeno sociale, tanto che “vediamoci domani per una Brasilena” sostituisce il classico “vediamoci per un caffè”, specie dopo una cert’ora, quando è troppo tardi per la tazzina e troppo presto per un aperitivo alcolico. Oltre alla Calabria, la bibita si è diffusa parzialmente anche in Puglia, Sicilia e Campania, ma la vera singolarità è che al di sopra di queste regioni, in Italia, non la conosce nessuno, invece è sbarcata all’estero e a conquistato decine di popoli. Ecco la storia dell’iconica Brasilena calabrese.

Che cos'è e cosa contiene la Brasilena, la gazzosa al caffè

Nata negli stabilimenti di Acqua Calabria, a Monte Covello in provincia di Catanzaro, la Brasilena è una bevanda davvero curiosa: frizzante come l'acqua tonica, ma al gusto di caffè. Nata tra gli anni ’60 e gli anni ’80, ma nata in versione embrionale addirittura negli anni '30, questo drink calabrese si caratterizza anche per i formati disponibili, davvero unici: bottiglie di vetro da 18, 25 e 92 cl e lattine d'alluminio da 25 cl slim. Non esiste alcuna bevanda che abbia queste "misure" sul mercato italiano perché la Brasilena è unica, proprio come la terra che rappresenta.

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Foto dal profilo Ig di Ilaria Curcu

A rendere la Brasilena speciale è anche la sua particolarissima ricetta: è prodotta solo ed esclusivamente con Acqua Calabria, è gassata e ha un gusto davvero unico con note di caffè tostato, cioccolato e nocciola, e da una carbonazione fine e persistente; la sua composizione include acqua oligominerale, zucchero, infuso di caffè (12%), anidride carbonica e aromi. Non è un caso che la bevanda sia così amata: ai calabresi queste gassose al caffè piacciono davvero tanto ed è un affare che comincia all'inizio del secolo scorso.

Origini e storia della Brasilena (e dei soft drink calabresi al caffè)

Per parlare della storia della Brasilena dobbiamo fare un passo indietro e dobbiamo parlare della passione che hanno i calabresi per il caffè frizzante, perché le gassose al caffè sono un tipo di bevanda che nella regione ha fatto la storia. Il primo soft drink “ufficiale” di questo tipo risale addirittura al 1941 e si chiamava Bibicaffè, secondo alcune fonti storiografiche un prodotto ripreso da una prima versione ancora più antica, precisamente del 1900, inventata da Vincenzo Ferrise a Lamezia Terme.

Ma perché in Calabria è nata questa idea di preparare bevande gasate al caffè? Tutto è da far risalire ai rapporti tra la Calabria e il Sud America, da sempre floridi: i chicchi di caffè arrivavano a Napoli e poi nei porti calabresi, così molti baristi cominciarono a sperimentare il caffè in più versioni. Le gassose al caffè nacquero dalla voglia di offrire ai clienti qualcosa di nuovo e che contenesse una quantità di caffeina inferiore al classico espresso.

In questo contesto già particolarmente fertile per questo tipo di bevande si inserisce la famiglia Cristofaro: negli anni ’30 il nonno di quello che è l’attuale proprietario dell’attività, Cesare Cristofaro, aveva un piccolo emporio a Girifalco, dove preparava una serie di bibite con le materie prime che vendeva singolarmente. Il vero colpo di genio arriva miscelando acqua frizzante e un’infusione di caffè tostato in casa, ottenendo il risultato di una bibita ideale per dissetare i clienti, che la chiamano semplicemente “gazzosa al caffè”. In questo periodo, complici una serie di leggi relative alle autorizzazioni per l’imbottigliamento, il nonno di Cesare vendeva la sua gazzosa sfusa, senza poter registrare alcun marchio.

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Tutto è cambiato dopo la Seconda Guerra Mondiale: molte piccole aziende rischiavano di chiudere, quindi le autorizzazioni si sono via via allentate, e Nel frattempo è sorto l’obbligo di indicare il nome del proprietario e la lista degli ingredienti in etichetta. È il padre di Cesare ad avere una seconda intuizione relativamente alla potenzialità della gazzosa al caffè inventata da suo padre: negli anni ’60 apre una fabbrica specializzata nell’imbottigliamento di bevande, registrando per la prima volta il nome “Brasilena”, e ha l’idea di rendere la bibita ancora più radicata nel territorio. Così, negli anni ’70, l’azienda ha iniziato a inserire nella bibita al caffè (e ad imbottigliare separatamente) un’acqua oligominerale calabrese, l’Acqua Calabria, e tutt’oggi usa ancora la stessa ricetta.

Il tocco finale, che consacra definitivamente la Brasilena, è il packaging inconfondibile e colorato, che richiama lo sguardo e rimane impresso, con evidenti rimandi al Sud America ma con toni e dettagli tipici degli anni Sessanta. La confezione originale era composta da bottiglie di vetro, oggi sono state lanciate sul mercato anche le bottiglie di plastica e le lattine, entrambi formati che riscuotono tanto successo quanto la tradizionale e che si trovano ormai in vendita presso bar, chioschi e supermercati di tutta la regione, con anche qualche incursione tra Puglia, Sicilia e Campania.

La forza della Brasilena sta tutt'oggi nella sua versatilità, perché si può bere sia "al naturale" sia nei drink (come il Black Jelly Bean e il Nero Italiano), e nella sua semplicità, visto che la ricetta è ancora quella originale: solo aromi naturali estratti dal caffè, messo in infusione nell'acqua oligominerale di Calabria.

Il successo della Brasilena all'estero

Se non sei calabrese, o al massimo di una delle regioni strettamente limitrofe, non avrai mai visto né sentito parlare della Brasilena: è praticamente impossibile trovarla più a nord della Campania. Ma vuoi sapere un fatto davvero curioso? Il soft drink calabrese è molto conosciuto, esportato e consumato all’estero, non solo in Europa (per esempio in Svizzera, Germania, Regno Unito) ma anche molto più lontano, addirittura in USA, Canada e Australia.

Come è possibile che una bibita tipica calabrese, che non è diffusa nemmeno nella totalità del suo paese di origine, sia arrivata in parti del mondo così lontane? Le motivazioni sono diverse: prima di tutto non c’è expat calabrese che riesca a rinunciarci, quindi nei paesi dove sono presenti delle comunità calabresi molto attive e radicate arrivano facilmente tutta una serie di prodotti tipici, compresa la Brasilena. Il resto lo fanno i turisti, che scoprono la bevanda durante i viaggi in Calabria e non solo la vogliono portare con loro al rientro in patria, ma la usano anche come simpatico souvenir da riportare ad amici e parenti.

A partire dal 2021, la Brasilena è stata riconosciuta come Marchio Storico di Interesse Nazionale, un importante riconoscimento che premia l'impegno della famiglia Cristofaro e l'unicità di un prodotto nato in un piccolo emporio calabrese dalla sola inventiva di un artigiano locale.

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