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16 Dicembre 2025 18:00

Quando i bambini possono iniziare a mangiare dolci?

Parliamo di dolci e di quando possono essere proposti ai bambini: la risposta ti sorprenderà!

A cura di Verdiana Ramina
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La domanda arriva sempre nel momento in cui non te l’aspetti: un nonno porge un biscotto, alla festa di compleanno appare una torta immensa, un’amica ti chiede: "Ma un assaggino glielo fai fare?". E tu resti sospeso tra desiderio di protezione, voglia di normalità e quel senso di confusione che circonda tutto ciò che riguarda lo zucchero.

Il paradosso è che i dolci, nel nostro immaginario, sono insieme coccola e pericolo: ci ricordano l’infanzia, ma ci preoccupano per l’impatto sulla salute. La domanda da cui partire, allora, è semplice: quando è davvero il momento giusto per introdurli nella vita di un bambino?

Perché i dolci non sono adatti prima dell’anno

I primi 12 mesi di vita sono un periodo unico in cui il bambino impara a riconoscere la fame, a sperimentare consistenze, aromi e combinazioni dei pasti di famiglia. Il rapporto con il cibo nasce nella delicatissima fase dello svezzamento, non nelle ricette elaborate, ma nei gesti ripetuti giorno dopo giorno e in un’alimentazione familiare semplice e coerente.

Inserire dolci prima dell’anno non serve né alla crescita, né allo sviluppo del rapporto con la tavola, né a stimolare i sensi del bambino. Senza contare che i fabbisogni del tuo bimbo possono – e devono – essere soddisfatti con ben altro: cereali, fonti proteiche, grassi di buona qualità, frutta e verdura.

Non a caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda zero zuccheri aggiunti sotto i 12 mesi, un’indicazione allineata anche alle linee guida ESPGHAN e SINU. Ti stai chiedendo perché? Offrire dolci durante l’alimentazione complementare significa spostare troppo in fretta la bussola sensoriale verso sapori intensi, a scapito di quella naturale curiosità verso i cibi più frugali, se vogliamo, energeticamente equilibrati ma nutrizionalmente densi.

Quando introdurre i dolci

Dopo l’anno, il panorama cambia, ma non diventa un “tana liberi tutti”. Il bambino inizia a costruire preferenze più stabili e la ripetizione ha un impatto notevole su ciò che amerà mangiare negli anni successivi.

Proprio per questo si suggerisce di introdurre i dolci con gradualità, evitando che diventino una presenza quotidiana – addirittura sarebbe meglio attendere i 2 anni di vita – cosa non sempre possibile per ragioni di esposizione: i fratelli minori, di solito, non possono essere tenuti alla larga dai dolci molto a lungo se i maggiori mangiano questi alimenti con regolarità.

Però ti avviso: studi come quello pubblicato su Appetite mostrano che un’esposizione precoce e frequente agli zuccheri porta a una preferenza duratura per alimenti zuccherini, anche quando il contesto alimentare in famiglia è equilibrato. Questo non significa dover aspettare un’età “magica” in cui i dolci “non faranno più effetto”, né pensare che un assaggio saltuariamente offerto nelle situazioni conviviali sia pericoloso.

Ciò che conta davvero è come il dolce si inserisce nell’alimentazione.

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Che cosa succede se i dolci arrivano troppo presto (o troppo spesso)

La natura sa quello che fa: l’essere umano nasce predisposto al gusto dolce perché, storicamente, significava assicurarsi un quantitativo di energia pronta all’uso. Ma oggi viviamo in un mondo dove è tutto troppo dolce e introdurre troppo presto alimenti smaccatamente zuccherini può spostare il baricentro alimentare in modo sfavorevole.

Se i sapori sono molto intensi e se questi stimoli diventano frequenti, frutta e alimenti meno zuccherati risultano infatti meno attraenti. A questo si aggiunge un’altra considerazione importante: i dolci forniscono calorie “vuote”, cioè energia priva di nutrienti essenziali, che va a sostituirsi a cibi molto più utili alla crescita.

Oggi, infatti, sappiamo che un eccesso precoce di zuccheri corrisponde a un ridotto apporto di micronutrienti importanti in età prescolare. In altre parole, esistono evidenze di un’associazione tra zuccheri aggiunti e peggior qualità della dieta: non un dettaglio, se pensiamo che nei primi anni ogni pasto è un mattone per il futuro del tuo bambino.

Dolci, feste e quotidianità: come trovare l’equilibrio

Nella mia esperienza di dietista esperta in alimentazione pediatrica, l’errore più grande non è offrire un dolce, ma il modo in cui lo presentiamo. Demonizzare non funziona e, anzi, rischia di trasformare il cibo “proibito” in qualcosa di irresistibile, carico di significato emotivo. Ma neppure lasciar fare al caso aiuta.

L’approccio più efficace è quello della normalizzazione guidata, ovvero riconoscere che i dolci fanno parte della vita, ma dando loro un posto ben preciso, il che renderebbe l’esposizione qualcosa di ben diverso da un premio per “essere stati bravi”, un mezzo per calmare un capriccio, o un modo per riempire un momento vuoto.

Questo cambiamento di prospettiva lo trasforma in un elemento previsto nella routine familiare: il dolce della domenica, la torta di compleanno, il biscotto condiviso con i nonni, la cioccolata calda nei pomeriggi invernali.

Quando il bambino sa che i dolci non sono un taboo, ma una parte integrante della normalità, sparisce gran parte della tensione e anche l’assaggio diventa un atto più sereno.

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Quali dolci scegliere per i bambini piccoli

La scelta, soprattutto nei primi anni, fa una differenza tangibile. Meglio puntare su dolci semplici, casalinghi, con ingredienti riconoscibili: ciambelloni, torte soffici, biscotti senza glasse né coloranti (non perché facciano male in termini assoluti, ma perché non ce n’è davvero bisogno), plumcake, pancake non troppo zuccherati, muffin alla frutta. Tutto ciò che è aromatico senza essere eccessivo aiuta il bambino a scoprire sapori più complessi senza sovra stimolarlo.

Meglio fare attenzione invece ai prodotti industriali ricchi di sciroppi, zuccheri “nascosti” (sciroppo di glucosio-fruttosio, maltodestrine, sciroppo di mais, zucchero d’uva) e grassi saturi: nella prima infanzia non hanno molto da offrire.

Da evitare assolutamente, invece, per motivi non nutrizionali ma di sicurezza, caramelle dure, gelatine appiccicose, confetti e decorazioni rigide, che espongono a rischio soffocamento.

Come parlare di dolci ai bambini: il peso delle parole

Spesso mi viene chiesto cosa dire al piccolo quando chiede il dolce. È qui, caro genitore, che il linguaggio diventa uno strumento educativo. E mi sento anche di dire che le parole che usiamo plasmano l’atteggiamento del bambino almeno quanto il dolce stesso: parlare di cibo in termini di “buono/cattivo” o “fa bene/fa male”, crea ansia, opposizione e desiderio.

Molto più utile è una comunicazione neutra e ferma: "Adesso non è il momento", "Lo mangiamo dopo pranzo", "Scegliamo insieme il dolce della domenica". Il messaggio che arriva al bambino è chiaro: i dolci esistono, si possono mangiare, ma hanno un loro posto, né ingigantito né demonizzato. È così che si costruisce un rapporto sano con il cibo in grado di durare nel tempo.

Verdiana, la Dietista delle famiglie

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Quello che i piatti non dicono
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