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19 Maggio 2025 15:00

Perché è meglio evitare di comprare ortaggi già tagliati? 6 motivi per scegliere quelli interi

Ci sono le carote grattugiate, ma anche i mix per minestroni, così come i triti per soffritti e le cimette di cavolfiore o la zucca a dadini. Sono verdure già porzionate pratiche da usare, che possono far risparmiare tempo in qualche occasione, ma non diventare la norma.

A cura di Federica Palladini
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Tra gli scaffali refrigerati dei supermercati del reparto ortofrutticolo ormai è consuetudine imbattersi in confezioni di verdure pronte all’uso: dalle carote grattugiate al cavolfiore diviso in cimette, passando per le insalate miste ideali per la pausa pranzo veloce e i mix per minestroni, soffritti e pinzimonio. Tutte soluzioni sotto il segno della comodità, pensate per chi ha poco tempo (ma anche poca destrezza in cucina). Sono davvero una soluzione da adottare tutti i giorni o sarebbe meglio considerarle un alleato in caso di necessità? Per rispondere alla domanda, è utile una breve premessa, ovvero conoscere la classificazione dei prodotti ortofrutticoli in base alla tipologia di trasformazione subita prima di essere messi in commercio:

  • Prima gamma: freschi interi, non trattati, venduti sfusi o confezionati, di cui i tempi di conservazione sono variabili.
  • Seconda gamma: in barattolo, latta o vetro, vengono trattati attraverso processi come la sterilizzazione o la pastorizzazione e che, integri, possono durare mesi e anni.
  • Terza gamma: surgelati, da utilizzare all’interno di altre ricette o pronti per essere mangiati previo scongelamento e cottura. Correttamente riposti in freezer resistono per mesi.
  • Quarta gamma: freschi lavati, tagliati e confezionati in atmosfera protettiva, da consumare crudi o cotti. Solitamente hanno una shelf life di 5-7 giorni.
  • Quinta gamma: già cotti e confezionati sottovuoto (non congelati, ma refrigerati), pronti da scaldare: non aperti, si conservano in genere fino a 15 giorni.

Le verdure tagliate, in busta o in vaschetta, appartengono alla quarta gamma. Da definizione, significa che sono ortaggi “sottoposti a processi tecnologici di minima entità finalizzati a garantirne la sicurezza igienica e la valorizzazione, seguendo le buone pratiche di lavorazione”. Vediamo perché, al netto della comodità (sono facili da trasportare e da usare), sarebbe meglio preferire quelli interi.

Prezzo superiore

Il costo è probabilmente il primo dettaglio che nota il consumatore. Le verdure tagliate, infatti, hanno un prezzo al chilo che in media è da due a quattro volte superiore a quelle comprate sfuse. La differenza si giustifica con la manodopera, i processi di lavorazione, il confezionamento, la logistica (deve essere mantenuta la catena del freddo durante il trasporto), ma senza dubbio pesa sul bilancio domestico se l’acquisto diventa un’abitudine.

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Durata minore

Le tecniche che vengono usate per la messa in commercio degli ortaggi pronti all’uso sono garantite per preservarne la freschezza e le proprietà organolettiche. È anche vero, però, che in genere questi prodotti, proprio perché già sottoposti a prelavaggio, asciugatura e trattamenti a basse temperature per attenuare la crescita microbica, non durano più di una settimana e vanno conservati necessariamente in frigorifero sigillati. Verdure comprate intere e sfuse come per esempio broccoli, cavolfiori, carote, zucca o finocchi hanno una vita molto più lunga.

Questione di spreco

Sappiamo che uno dei nemici peggiori della verdura è l’ossidazione: quando tagliata, il contatto con l’aria con le fibre interne ne comporta un veloce deterioramento. Ad alterarsi sono il sapore, la consistenza e anche la disponibilità di nutrienti importanti, come la vitamina C e gli antiossidanti. Una volta aperti, gli ortaggi porzionati devono essere subito utilizzati per godere pienamente delle loro qualità. Acquistare l’ortaggio intero permette di scegliere la quantità desiderata, usandolo con maggiore flessibilità ed evitando così potenziali sprechi.

Sicurezza alimentare: a cosa fare attenzione

Niente allarmismi: questi ortaggi sono sottoposti a controlli rigorosi e rispettano specifiche norme igienico-sanitarie. Vengono lavati, asciugati e imbustati in ambienti controllati. Dal punto di vista microbiologico, quindi, sono generalmente sicuri, ma confrontati con le verdure sfuse sono più soggetti a contaminazioni se non si rispetta la catena del freddo: si conservano sempre in frigorifero, tra gli 0 °C e i 4 °C. Leggi anche l’etichetta: alcune tipologie prevedono un secondo lavaggio, vanificando così il risparmio di tempo che promettono sulla carta.

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Imballaggi e impatto ambientale

La quarta gamma implica l’impiego di vaschette in plastica, polistirolo, pellicole trasparenti, tutti materiali spesso non riciclabili e che devono essere smaltiti in modo corretto. La tendenza è quella di ridurre sempre di più l’utilizzo della plastica monouso e di scegliere packaging più sostenibili: optare per la verdura sfusa consente di limitare la diffusione di questo tipo di imballaggi, così da essere meno impattanti sull’ambiente anche mentre si fa la spesa.

Comprendere il valore degli scarti

Acquistare ortaggi interi e non già tagliati permette anche di recuperare parti che altrimenti andrebbero scartate, come gambi, bucce o foglie esterne, spesso ricche di sapore e perfette per brodi, vellutate, soffritti e idee originali. Le verdure confezionate, invece, eliminano a monte questi elementi, riducendo le possibilità di riuso e aumentando il costo effettivo al chilo (il fattore da cui eravamo partiti). Scegliere verdure sfuse è quindi non solo più economico, ma anche più consapevole e creativo.

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