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Quando il caldo si fa sentire, la sola idea di accendere i fornelli ci fa passare la voglia di cucinare: è in giornate come queste che la caprese arriva a salvarci il pranzo con la sua semplicità. Pomodoro, mozzarella, basilico e un filo d’olio: sembra quasi banale, e invece racchiude il meglio della cucina italiana, capace di unire gusto, leggerezza e convivialità. Ma chi ha inventato il piatto simbolo dell'estate? Oggi proviamo a scoprire la storia della caprese tra aneddoti, tradizioni e trasformazioni.
Una storia tra mito, identità e un tocco di avanguardia italiana
Non serve la cottura, non ci sono tecniche particolari e non occorrono doti culinarie speciali, ma la caprese è riuscita comunque a entrare nell’immaginario collettivo come simbolo della nostra cucina. I suoi colori sono un tributo alla bandiera italiana e, in qualche modo, basta metterla in tavola per portare subito allegria.
Le origini della caprese sono avvolte da un velo di leggenda, e proprio questa incertezza la rende ancora più affascinante. Tutto ruota attorno a Capri, dove – secondo una delle versioni più accreditate – negli anni ’20 un muratore avrebbe chiesto un panino che celebrasse i colori della bandiera italiana: pomodoro rosso, mozzarella bianca e basilico verde.
C’è però un altro episodio – non confermato da fonti storiche – che merita di essere raccontato e che collega la caprese al movimento futurista. Nel 1926, il celebre Hotel Quisisana di Capri ospitò una cena in onore di Filippo Tommaso Marinetti, il padre del Futurismo, noto per la sua guerra personale contro la pasta ("abbasso la pastasciutta!"). Pare che proprio in quell’occasione, tra l’entusiasmo per i colori e le forme innovative, fu servito un piatto tricolore a base di pomodoro, mozzarella e basilico: un piccolo atto di ribellione culinaria, moderno e patriottico. Non riusciamo davvero a comprendere l’odio di Marinetti verso la pasta, ma possiamo perdonarlo pensando che, almeno in questo caso, ha contribuito a creare non solo un simbolo estivo, ma anche un manifesto estetico di italianità proiettata verso il futuro.
Ma il vero salto di popolarità arriva negli anni ’50, quando l’iconica insalata avrebbe conquistato il cuore (e il palato) di re Farouk d’Egitto, in esilio proprio a Capri. Pare che ne fosse talmente entusiasta da ordinarla ogni giorno, trasformando quello che era un piatto semplice dell’isola in un fenomeno internazionale. Da qui la caprese passa dall’essere un’idea locale a diventare una superstar mondiale, capace di fare il giro delle trattorie e dei ristoranti stellati, senza mai perdere il suo spirito conviviale e tricolore.

Caprese senza regole: tra tradizione, estro e follie
Quello che sorprende della caprese è la sua capacità di farsi amare da tutti, pur essendo un piatto senza cottura. In Campania la trovi con ruoli diversi: c’è chi la serve come antipasto, chi la considera un secondo, chi la trasforma in piatto unico nelle giornate più calde.
Col tempo, attorno a questo piatto semplicissimo, sono nate tantissime varianti. Oltre alla versione classica, c’è chi ama abbinarla ad acciughe, tonno o bresaola, oppure si diverte ad arricchirla con olive e capperi.
La fantasia si scatena anche sul fronte delle verdure: in estate spopolano le capresi con zucchine crude marinate o con melanzane arrostite, mentre i più estrosi aggiungono frutta secca o provano con i pomodori secchi. Le rivisitazioni non si fermano qui: per chi segue una dieta vegana non mancano versioni a base di formaggi vegetali, mentre chi è intollerante al lattosio può scegliere mozzarelle specifiche o sostituire il latticino con grana, per un gusto più deciso, o simili. E che dire dell’abbinamento con la frutta? Nei ristoranti più creativi puoi trovare reinterpretazioni con burrata o frutta fresca, come pesche o fragole.
Se queste versioni, insolite e talvolta azzardate, possono essere considerate “eretiche” dai puristi, la vera questione, quella che si combatte ogni anno a tavola, è un’altra: team basilico fresco o team origano? Tu cosa preferisci?

Come esaltare la caprese: i consigli che fanno la differenza
Qui non ci sono regole di cottura, ma piccoli accorgimenti di preparazione che fanno davvero la differenza. Il taglio va calibrato: fette troppo sottili fanno perdere consistenza, troppo spesse rischiano di risultare pesanti e poco armoniose. La mozzarella deve essere freschissima, meglio se di giornata, e va lasciata sgocciolare qualche minuto prima di essere tagliata, così da evitare l’effetto “piatto allagato”. Il pomodoro deve essere maturo ma non eccessivamente, profumato e con la polpa soda: che sia cuore di bue, costoluto o datterino, l’importante è che sia di stagione e mai insipido.
Il basilico napoletano a foglia larga è il più tipico, ma come dicevamo, puoi alternare (o aggiungere) una spolverata di origano. Scegli un olio extravergine dal gusto delicato e poco acido, per non coprire gli altri sapori. Ricorda: niente aceto, niente frigorifero e niente anticipo.

La caprese va preparata e servita a temperatura ambiente, appena fatta, per esaltare al massimo aromi e consistenze. In sintesi, ingredienti di qualità, taglio equilibrato, niente eccessi: così anche un piatto apparentemente semplice regala davvero un’esplosione di sapori.
Come impiattarla in modo elegante per un’occasione speciale?
La caprese si presta a mille giochi di colori e forme. Per stupire gli ospiti, puoi alternare fette di pomodoro e mozzarella a ventaglio su un piatto da portata, decorare con foglie di basilico fresco e aggiungere un filo d’olio extravergine di qualità. Se vuoi osare, prova a servirla in bicchierini monoporzione o trasformarla in finger food con spiedini di ciliegine e pomodorini. Per una versione ancora più scenografica, opta per una caprese scomposta: cubetti di mozzarella, pomodorini tagliati e qualche goccia di emulsione al basilico. L’effetto “wow” è garantito, anche senza cottura. Tanto poi, alla fine, il vero spettacolo è vedere chi riesce a resistere e non fare la scarpetta.
