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26 Dicembre 2024 15:00

Elettrodomestici in stand by: come ridurre i consumi per il portafoglio e l’ambiente

Stare attenti all'uso degli elettrodomestici e dei device in casa è importante non solo per risparmiare denaro, ma anche per contribuire alla sostenibilità del pianeta. Ecco perché non lasciare caricatori attaccati alla presa e microonde con display acceso.

A cura di Federica Palladini
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Potremmo definirlo (quasi) un consumo nascosto, che viene preso poco in considerazione quando si pensa al risparmio energetico, ma che in realtà va a incidere sulla bolletta – e pure sul pianeta – più di quanto si immagini. Stiamo parlando della modalità stand by dei device e degli elettrodomestici lasciati attaccati alle prese o “a riposo”, presenti in quantità importanti in ogni abitazione, dalla lavatrice al televisore, passando per il microonde e il carica batteria di computer, tablet e smartphone. Secondo l'ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, una famiglia di quattro persone consuma all’anno circa 2.700 kWh, impegnando una potenza di 3 kW: il calcolo, ovviamente, è di massima, perché i risultati cambiano a seconda delle tariffe, delle abitudini quotidiane (sappiamo, infatti, che si sono delle fasce in cui si può risparmiare) e di agenti esterni, come per esempio i costi delle materie prime che variano, per esempio, per un conflitto, come successo nel caso della guerra in Ucraina. Quanto pesa lo stand by nel corso dei 12 mesi? Secondo gli esperti interrogati da Altroconsumo circa l’8%, che si traduce in 65 euro. Dato che non si può azzerare del tutto – basti pensare al router o al frigorifero costantemente accesi per motivi funzionali – vediamo come comportarsi.

Quanto consuma cosa: panoramica domestica e possibili soluzioni

Staccare la presa della corrente dai diversi dispositivi è un’azione che si compie soprattutto quando si parte per le vacanze, in un’ottica più di sicurezza prevenendo eventuali cortocircuiti che di attenzione al portafoglio. In realtà, è il modo più semplice per evitare di utilizzare energia a vuoto e il vantaggio è che si può applicare ad alcuni degli apparecchi più energivori. Vediamo quali sono. Secondo A2A, guardando in cucina, la macchinetta del caffè elettrica in stand by può consumare tra gli 8 e i 15 Wh, così il forno a microonde: tenendo in funzione il solo display digitale e l’orologio, lo spreco è di ben 27 Watt all’ora. Anche la friggitrice ad aria va staccata completamente dalla presa. Per il resto è bene fare attenzione al computer: quando è “in attesa” arriva ad assorbire dai 10 ai 15 Watt, mentre il caricatore della batteria se inserito consuma la stessa quantità (2-4 Watt) sia che stia caricando o meno. Tutti, poi, abbiamo un televisore che oscuriamo solo con il tasto del telecomando: se rimane attaccato alla corrente, per Altroconsumo arriva a utilizzare fino a 9 kWh all’anno, mentre una lavatrice raggiunge i 7 kWh. Al di sopra dei 3 Watt, poi, si annoverano anche console, stereo, lettori dvd, stampanti, tostapane e spazzolini elettrici. Tra le soluzioni, riunire più apparecchi in un'unica ciabatta con tasto on/off può essere un buon modo per spegnere tutti insieme alcuni device, oppure avvalersi di modelli avanzati con impostati programmi di controllo spento/acceso da remoto.

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Stand by e ambiente: una questione ecologica

A volere una riduzione degli sprechi energetici c'è anche l’Unione Europea, mettendo nero su bianco una nuova normativa sullo stand by che entrerà in vigore a partire dal 9 maggio 2025. Si tratta di apportare modifiche sostanziali al regolamento sulla progettazione ecocompatibile (emesso nel 2008 e poi rivisto nel 2013) che serve a garantire la messa in commercio di un prodotto sostenibile nel mercato UE. Cosa significa? Tutti i dispositivi devono essere fabbricati appositamente per non andare oltre gli 0,8 Watt quando sono in “pausa”, con le asciugatrici a un massimo di 1 Watt. Non solo farà risparmiare denaro, ma il guadagno sarà anche in termini di emissioni di CO2: si stimano meno quattro miliardi di Watt annui, che equivalgono a meno 1,36 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera, ovvero più 530 milioni di euro che restano nel portafoglio delle famiglie entro il 2030.

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