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9 Ottobre 2025
15:00

È meglio servire il caffè in tazza calda o fredda? Qual è la temperatura giusta?

Un dettaglio forse spesso trascurato, ma una temperatura eccessiva, in entrambi i casi, rischia di compromettere il gusto del caffè, facendo sparire alcuni particolari aromi. Per questo motivo, la temperatura di una tazzina dovrebbe aggirarsi tra i 40 e i 45 gradi: vediamo perché.

A cura di Arianna Ramaglia
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Come si fa a iniziare la giornata senza caffè? Semplice, non si può. È quella coccola mattutina di cui sentiamo estremamente bisogno: una bella tazzina di caffè, un bel respiro e siamo pronti ad affrontare tutto ciò che la vita ha in serbo per noi. Ma, anche se può sembrare insolito, c'è un piccolo dettaglio che, se presente, potrebbe rovinare il nostro rituale mattutino: un caffè servito in una tazzina rovente, ma così rovente che, se l'avesse ordinato Frodo Baggins, si sarebbe potuto risparmiare la traversata fino a Mordor e gettare l'anello in quella tazza per distruggerlo.

Ma, digressioni fantasy a parte, sempre più spesso capita di prendere un caffè al bar e dover necessariamente aspettare qualche secondo prima di poter impugnare la tazzina. E, anche se molti baristi dicono che il caffè va servito così, in verità si tratta di un errore: la tazza non deve essere bollente, ma avere una temperatura che oscilla tra i 40 e i 45 °C e, di seguito, ti spieghiamo il perché.

Qual è la giusta temperatura della tazzina di caffè

Ti sarà capitato – soprattutto se vivi in qualche città del Sud – di ordinare un caffè al bar e di riceverlo in una tazzina eccessivamente calda, impossibile anche solo da toccare, figuriamoci da portare alla bocca. Nonostante si pensi che possa servire a mantenere caldo il caffè o che possa esaltarne il gusto, in realtà si tratta di un errore, in quanto il calore rischia di bruciare eventuali sentori presenti nella bevanda. Ma non solo: si tratta anche di una sorta di inganno ai danni del consumatore in quanto, bere da una tazzina troppo rovente, tende ad anestetizzare il palato, con la conseguenza che chi lo beve potrebbe non percepire eventuali difetti nel caffè. Quest'ultimo, infatti, è una bevanda che possiede una composizione aromatica incredibile, con una notevole quantità di sentori, che, purtroppo, a volte possono non sentirsi o addirittura scomparire: questo accade quando ci sono degli errori nella lavorazione o nell'estrazione del caffè. Per questo motivo, alcuni baristi, per nascondere dei difetti di questo nostro elisir di felicità, lo servono in tazze decisamente troppo calde. Quindi, il caffè va servito in tazza fredda? Sarebbe bello poter chiudere la questione dicendo soltanto sì, ma anche in questo caso non è così semplice: lo shock termico che si crea tra il calore del caffè e il freddo della tazzina, rischia di spegnere eventuali aromi, restituendo una bevanda, a livello gustativo, meno complessa di come dovrebbe essere.

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E arriviamo adesso, finalmente, alla giusta temperatura di una tazza in cui versare il nostro caffè: la scelta ottimale è tra i 40 e i 45 °C, quindi a metà strada tra le fiamme dell'inferno e una distesa di ghiaccio. A questa temperatura, hai la possibilità di gustare appieno il tuo caffè che, ricordiamo, oltre a essere un piacevolissimo momento di pausa, è una bevanda dal gusto unico, in cui trovare sentori eccezionali che, in base alla provenienza, possono andare dalla frutta secca al cioccolato, dagli agrumi alle spezie fino ai frutti rossi.

Quindi, in conclusione, il nostro consiglio per assaporare davvero il tuo caffè – riferendoci a uno di qualità, ovviamente – e sentire tutto ciò che esso contiene, è quello di sorseggiarlo possibilmente amaro e in una tazzina che sia alla giusta temperatura.

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A cura di
Arianna Ramaglia
Laureata in Scienze della Comunicazione, ho frequentato il Master in Comunicazione Multimediale dell’Enogastronomia. Con una smisurata passione per la cucina, da piccola volevo fare la chef: sono cresciuta guardando la Prova del cuoco, preparando crocché con mia nonna e pizze con mia madre. Poi ho scoperto le gioie della scrittura e quindi, oggi, cucino per amore, scrivo felicemente per lavoro e mangio per passione.
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Quello che i piatti non dicono
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