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20 Giugno 2025
13:00

E adesso chi paga? Galateo del conto alla cassa (e del buonsenso)

Dividere il conto può essere più complicato dello scegliere il ristorante: ecco come cavarsela con eleganza tra inviti, amici e cene improvvisate, senza rovinare la magia del pasto.

A cura di Martina De Angelis
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C'è sempre un momento, alla fine di una bella cena, in cui l’atmosfera può sempre cambiare. Le chiacchiere rallentano, il cameriere si avvicina con discrezione, il portafoglio sbuca da qualche tasca, qualcuno finge di cercare qualcosa nella borsa. Sì, è lui: il conto.

E ogni volta si apre la stessa scena, un piccolo teatro di sguardi, mani che si alzano, mezze frasi come "facciamo a metà?", "questa la pago io", "no dai, ci dividiamo tutto", "ma tu non hai preso da bere". Eppure, anche questo momento ha le sue regole – non scritte, certo – ma fondamentali per non rovinare l’ultima impressione di una bella serata. Perché se c’è un galateo per stare a tavola, ce n’è uno anche per uscirne con stile.

Chi invita… paga

La regola base, quella da tenere sempre a mente, è semplice: chi invita, paga. Se la cena è stata organizzata da qualcuno che ha detto “vi porto io in un posto favoloso”, oppure se si tratta di un’occasione speciale – un compleanno, un anniversario, una promozione – non ci sono discussioni: il conto è a carico dell’ospite. Insistere per pagare la propria parte, in questi casi, può essere addirittura scortese. Lo stesso vale per i pranzi di lavoro o gli incontri più formali: è chi ha proposto l’incontro che si assume la responsabilità del conto. Un gesto elegante che comunica cura, rispetto e attenzione per gli altri.

Tra amici, spesso "alla romana"

E quando si esce in gruppo? Qui entrano in gioco altri equilibri. Il metodo più diffuso – e più semplice – è la famigerata divisione "alla romana": si prende il totale e lo si divide per il numero dei commensali. Tutti uguali, tutti contenti. Funziona bene, soprattutto quando le consumazioni sono simili tra loro e nessuno ha ordinato caviale mentre altri si accontentavano di un’insalata. Fra l'altro molti ristoranti ormai hanno l'abitudine di presentare un conto totale e un conto suddiviso per cliente nello stesso documento, che di solito è appunto il pre- conto (diverso dallo scontrino fiscale).

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Ma ci sono casi in cui questa soluzione non è la più equa. Magari qualcuno ha preso solo un caffè, o ha saltato il secondo per motivi di dieta (o di portafoglio). In quei casi, un po’ di buon senso aiuta a trovare un accordo. Nessuno ama sentirsi tirato dentro un conto che non gli appartiene, ma nemmeno fare i conti al centesimo è considerato di gran classe. La via di mezzo? Parlarsi con naturalezza, decidere insieme e accettare che, alla fine, a tavola vince chi si comporta con gentilezza.

Con i parenti o gli amici di lunga data spesso funziona in modo ancora più spontaneo: oggi pago io, domani toccherà a te. Nessuna divisione, nessun conteggio, solo la naturale alternanza dell’amicizia. Anche qui, però, attenzione agli squilibri: se uno solo si ritrova sempre a offrire, magari sarebbe il caso di fermarsi un attimo e dirsi le cose con sincerità. L’equilibrio, in ogni relazione, fa sempre bene – anche a tavola.

Come offrire (e accettare) con stile

Capita spesso che qualcuno voglia offrire: per generosità, per affetto o semplicemente perché si sente in vena. In questi casi, il galateo suggerisce una cosa molto semplice: accettare con un sorriso. Non c’è bisogno di insistere per forza a dividere, né di lanciarsi in una gara di cortesia. Meglio, semmai, ricambiare la prossima volta, senza fare troppi annunci. Se invece sei tu a voler pagare per tutti, un trucco è parlare direttamente con il cameriere prima della fine del pasto, così eviti il balletto del "chi prende lo scontrino per primo". È un gesto discreto che dice tutto, senza parole.

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A cura di
Martina De Angelis
Giornalista laureata e “tesserata”, amo prima di tutto mangiare: datemi un piatto di pasta e mi renderete una donna felice. Scrivere di cibo è la naturale conseguenza, l’unione di due grandi passioni. Soprattutto, amo raccontare le storie che ci sono oltre il piatto o l’ingrediente. Quando non scrivo, ho una passione viscerale per la lettura, adoro viaggiare, suonare il pianoforte e perdermi tra boschi e montagne.
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