Le etichette di un vino ci dicono tutto ciò che dobbiamo sapere sul prodotto ad eccezione del gusto. Se impariamo a leggere le etichette dei vini possiamo avere tante informazioni dettagliate e comprare le bottiglie in maniera più consapevole. Tutta l'etichettatura è stata ideata per soddisfare delle leggi che tutelino i consumatori.
Col vino possiamo fare tutto ciò che i nostri genitori ci dicevano di non fare da piccoli: giudicare un libro dalla copertina. Questo perché nel mondo enologico la "copertina" è rappresentata dall'etichetta, una vera e propria carta d'identità che fornisce le più importanti e dettagliate indicazioni della bottiglia. Poi che sia buono o meno, per deciderlo, dobbiamo necessariamente assaggiarlo, ma imparare a leggere le informazioni presenti in etichetta nella maniera più corretta ci permette già di avere un quadro molto chiaro della situazione. Vediamo insieme come capire questa codificazione che è estremamente specifica e regolata in maniera molto dettagliata dalla legge.
Ciò che stiamo andando a descrivere è l'etichetta di un vino italiano, che segue le leggi del nostro Paese. Vale in linea di massima anche per l'estero, soprattutto per la vicina Francia, ma ci teniamo a specificare che l'etichetta che andiamo a descrivere è quella italiana. Potresti trovarti davanti a un vino del Sud Africa, una delle grandi nuove nazioni del vino, e trovare informazioni diverse. Non è un'etichetta sbagliata, semplicemente segue le leggi della nazione in cui viene prodotta.
Altra cosa importante: le etichette dei vini, da un punto di vista grafico, sono generalmente piuttosto scarne e c'è quasi sempre un copy "debole". Non è per mancanza di inventiva o per sciatteria: la prima cosa che devi sapere sulle etichette del vino è che tutto ciò che c'è scritto, ogni singola parola, deve essere provata a norma di legge. Visti i problemi che si possono avere, le cantine italiane hanno imparato a centellinare le proprie parole in etichetta così da togliersi ogni ipotetico imbarazzo dinnanzi alla legge.
La normativa europea impone che ogni bottiglia di vino rechi un'etichetta che contenga determinate informazioni, fondamentali per il consumatore. Le norme derivano dal Reg. UE Nr. 607/2009, che prevede, a seconda dei casi, alcuni elementi obbligatori e altri facoltativi. Il logo dell'azienda, il nome del vino e altri elementi grafici non sono obbligatori ad esempio. Quelli obbligatori sono 6:
E l'annata? Hai sicuramente notato che non abbiamo inserito questo parametro, per molti fondamentale, per la scelta di un vino. Può sorprenderti ma non è obbligatorio inserire l'annata in etichetta. L'assenza dell'annata su un'etichetta vinicola può sembrare strana, ma è una scelta che dipende da diversi fattori.
Innanzitutto, nei vini da taglio o assemblaggio, dove uve di diverse annate vengono miscelate per ottenere un prodotto più costante, indicare un'annata precisa non avrebbe molto senso. Lo stesso vale per molti vini dolci e liquorosi, la cui produzione è spesso legata a processi più complessi che vanno oltre le variazioni annuali.
Inoltre, le normative giocano un ruolo importante. I vini senza una denominazione di origine specifica, come i vini da tavola, non sono obbligati a indicare l'annata in etichetta.
Infine, la decisione del produttore può influenzare questa scelta. A volte, l'assenza dell'annata è una scelta stilistica, che sottolinea la costanza dello stile del vino nel tempo, indipendentemente dalle variazioni climatiche annuali. Non si tratta di una scelta qualitativa: alcuni dei migliori Champagne al mondo non hanno l'annata perché la forza di questo vino è proprio quella di assemblare annate diverse. Gli Champagne che hanno l'annata sono i millesimé. Spumanti prodotti per almeno l'85% con uve provenienti da una sola annata, da una singola vendemmia. Bottiglie di pregio che solitamente si producono solo se l'annata è particolarmente positiva da un punto di vista qualitativo.
Anche in Spagna, con i vini che seguono il metodo solera non presentano annata. Si tratta di un sistema di invecchiamento che prevede una sorta di "piramide" di botti. Ogni anno si preleva del liquido dalla botte più bassa e si riempie con quello della botte sopra. Questo continuo movimento crea un mix di liquidi di diverse annate, garantendo un prodotto finale con caratteristiche costanti nel tempo. Ciò detto in Italia l'annata in etichetta si trova molto spesso perché è obbligatoria dal disciplinare di produzione della maggior parte dei vini DO e IGT ma è una scelta interna del consorzio, non c'è l'obbligo di legge.
Gli spumanti hanno delle regole a sé che tengono in considerazione la tecnica di produzione per fare questo tipo di vino. Ad esempio non hanno l'obbligo di scrivere la denominazione per esteso. Per gli spumanti sono ammesse nell’EU le seguenti diciture, che possono aggiungersi in etichetta alla dicitura della denominazione:
Se lo spumante è rifermentato in bottiglia, l'elaborazione, compreso l'affinamento, dura almeno 9 mesi, la permanenza sui lieviti dura almeno tre mesi e le fecce vengono rimosse tramite travasi o sboccatura, lo spumante può avere in etichetta anche la dicitura "fermentato in bottiglia". Se si tratta di un prodotto certificato ci può essere la dicitura "metodo classico" o "metodo tradizionale". Anche il contenuto zuccherino dello spumante viene indicato usando le dizioni tradizionali che sono anche indicate nel Reg. 607/2009: