
Qual è la prima cosa che possiamo dire se non che sono assolutamente adorabili? Così piccole che ci fanno sentire dei giganti a confronto. E poi, si chiamano carote baby, chi mai non le mangerebbe? Tutti le conosciamo e ormai si trovano sugli scaffali di ogni supermercato, sono piccole, invitanti, belle da vedere e pronte all'uso. Nonostante possano sembrare una varietà di quelle normali, in realtà hanno una storia molto curiosa e nascono con un duplice obiettivo: salvare le carote esteticamente brutte e malformate da un destino crudele e incrementare il consumo di questo ortaggio negli Stati Uniti. Ti spieghiamo tutto in questo articolo.
La dolce storia delle carotine da salvare
Potrebbe essere l'inizio di qualche classico Disney: una carota che nasce brutta, deforme, storta e irregolare che viene trasformata in una bellissima carotina liscia, tonda, lucida e di un brillante colore arancione. Ma qui non c'entra la magia né il bacio del vero amore, ma solo l'ingegno di un giovane coltivatore, Mike Yurosek, che capì di dover salvare quelle povere carote nate sotto una cattiva stella.
Tutto ebbe inizio nel 1986, quando le industrie alimentari statunitensi acquistavano solo carote esteticamente belle, perché più appetibili per i consumatori americani. Questa selezione, però, causava un ingente spreco di carote: quelle scartate, infatti, venivano destinate all'alimentazione animale o, peggio, finivano al macero. Per questo, il già citato Yurosek capì di avere una missione: salvare da una fine orribile quelle povere carote. Per questo, cominciò a raccogliere tutte le carote brutte, le lavorò con una macchina per taccole – in modo da farle diventare dei bastoncini regolari – le pelò per renderle ben levigate e le spedì a tutti i supermercati americani. Inutile dire che queste carinissime delizie conquistarono immediatamente il cuore dei cittadini statunitensi e, con il tempo, anche quello di noi italiani.

Le baby carote sono sostenibili?
Sebbene siano nate per salvare quelle che presentavano qualche piccolo difetto e, di conseguenza, limitarne lo spreco, le carote baby non possono essere considerate un alimento sostenibile al 100%. Questo perché tutto il processo di produzione, che porta alla nascita di questa tipologia, richiede ingenti quantità di energia, acqua e, soprattutto, l'impiego di imballaggi, principalmente in plastica. Come per la verdura che troviamo già tagliata, anche le baby carote prevedono l'utilizzo di confezioni e pellicole spesso realizzate in materiali che difficilmente sono riciclabili.
La complessità del processo produttivo delle carote baby, poi, spiegherebbe anche il loro prezzo, spesso considerato decisamente elevato: infatti, possono arrivare a costare addirittura sei euro al chilo, contro un prezzo medio di circa un euro al chilo per quelle comuni.
Già tagliate e confezionate: sono sicure da mangiare?
Sebbene sia consigliato acquistare frutta e verdura intera, le confezioni già pronte non rappresentano di per sé un rischio per la salute e ciò vale anche per queste carotine. Il dubbio che potrebbe sorgere, però, è se contengono delle sostanze particolari che aiuterebbero a preservare la loro freschezza più a lungo. Beh, puoi tirare un sospiro di sollievo perché non contengono conservanti o additivi da temere. L'unica sostanza utilizzata che potrebbe creare qualche sospetto è l'acqua clorata che, come suggerisce il nome, contiene una percentuale di cloro, utile per eliminare eventuali virus e batteri dall'ortaggio e prolungarne la conservazione. Le quantità utilizzate, però, rientrano nei limiti stabiliti dalla legge e sono così basse che non c'è alcun rischio per la nostra salute.

Proprio il cloro, però, fu messo sotto accusa da parte dell'opinione pubblica poco più di dieci anni fa, in quanto si riteneva potesse creare una sospetta patina bianca sopra la carota. Molti consumatori credevano che il cloro, con il tempo, "migrasse" verso l'esterno della carota creando questa sorta di pellicina. Diversi esperti, però, hanno prontamente smentito la notizia, come sostenuto anche da Jody Gatewood, nutrizionista presso l'Iowa State University Extension and Outreach, secondo cui questo fenomeno è dovuto alla semplice essiccazione dell'ortaggio. La miscela di cloro e acqua utilizzata per disinfettare queste carote è assolutamente sicura, anche perché, dopo essere state immerse, vengono lavate con acqua potabile per eliminare ogni possibile residuo.
In ogni caso comunque, oggi, alcune aziende stanno introducendo alternative come l'ozono o il perossido d'idrogeno – considerate più ecologiche – ma il cloro resta ancora l'alternativa più diffusa.