
Caro genitore, lo so: quando arriva l’ora della cena ti prepari mentalmente a scenari apocalittici. Piatti scostati con espressioni di disgusto, scongiuri infiniti, richieste di alternative alla proposta valida per tutta la famiglia, poi, ancora, pianti e capricci… Non serve che ti dica che non sei l’unico a vivere questa situazione, ma devi anche sapere che la condivisione dei pasti può essere molto più serena di così.
Nei paragrafi che seguono, troverai istruzioni pratiche e spiegazioni accurate suddivise in consigli per uscire da questa situazione, grazie alle evidenze scientifiche e alla mia esperienza di dietista e mamma di due gemelle.
Consiglio 1: definisci orari coerenti e una struttura chiara
Immagina questa scena: torni a casa dopo una giornata piena, sei stanco e tuo figlio lo è ancora più di te. La cena ritarda rispetto al solito perché ancora non hai deciso cosa cucinare. Nel frattempo il bambino chiede biscotti, poi yogurt, poi “solo un po’ di pane”. Arrivate al momento di mettersi a tavola e… la fame è già passata.
È qui che la routine fa la differenza. Ovviamente non parlo di una rigidità militare, ma di un ritmo riconoscibile e sostenibile: i bambini hanno bisogno di sapere quando si mangia e quanto dura il momento del pasto. Gli studi scientifici dimostrano che pasti regolari sono associati a minor probabilità di sviluppare e mantenere comportamenti di rifiuto e a una maggiore predisposizione ad assaggiare nuovi cibi.
Ecco come puoi fare, nella pratica:
- stabilisci orari fissi per i pasti principali e per la merenda con un minimo di tolleranza di 10-15 minuti;
- annuncia al tuo bimbo che dopo 25-30 minuti il pasto si conclude: questo aiuta a non trasformarlo in un tira e molla infinito;
- crea un contesto senza distrazioni: niente TV accesa o tablet sul tavolo, così l’attenzione resta sulla condivisione e sul cibo.
Un bambino che conosce i confini del momento del pasto si sente più sicuro e meno portato a “contrattare”. E tu puoi finalmente salutare molte discussioni logoranti.
Consiglio 2: coinvolgi il bambino nella preparazione
Pensa a quando cucini qualcosa che ti piace: già solo il profumo che sale dalla pentola ti fa contare i minuti che ti separano dall’assaggio. Lo stesso vale per i bambini: se partecipano al “dietro le quinte” del pasto, vivono il cibo come qualcosa di familiare e interessante.
In altre parole, un’arma potente contro i rifiuti all’assaggio è far sentire il tuo bimbo parte del processo culinario. Coinvolgerlo nella scelta, nella preparazione o nel servizio delle pietanze favorisce un senso di proprietà e curiosità verso il cibo.

Un modo alternativo e complementare per sostenere la stessa curiosità per la tavola è rendere l’esperienza del cibo positiva e gioiosa. Una buona idea sono i giochi a tema di modo da permettere ai più piccoli di esplorare consistenze, sapori e combinazioni prima ancora di avere il piatto davanti.
Nel quotidiano prova a:
- lasciar scegliere un ingrediente (da una lista limitata) che poi userete insieme;
- affidare compiti semplici: lavare, mescolare, impiattare, decorare;
- trasformare il momento in un gioco: racconta storie fantastiche sul cibo oppure organizza giochi a tema.
Quando un bambino sente di avere “un pezzo di responsabilità” nel processo e si sente coinvolto, la voglia di dire no diminuisce e aumenta la disponibilità a provare.
Consiglio 3: evita pressioni, minacce e ricompense
“Se non mangi la verdura, niente cartoni animati!”: quante volte l’abbiamo sentita (o detta)? Ma trasformare il pasto in una battaglia di potere non funziona. Anzi: rischia di peggiorare la situazione.
Ormai sappiamo bene che più i genitori insistono, meno sarà sereno il rapporto con la tavola. Al contrario, i bambini imparano meglio quando il clima è favorevole e quando il cibo non è usato come arma o moneta di scambio.
Ecco alcuni modi per alleggerire il momento:
- se il tuo bambino rifiuta di assaggiare, non insistere oltre un gentile invito: riproponi la preparazione più avanti;
- evita la strategia della ricompensa ("Se mangi questo, avrai quello");
- prova a valorizzare un comportamento positivo sviando l’attenzione dal piatto ("Grazie per essere rimasto seduto, sono proprio contento di aver condiviso questo momento con te") senza trasformare ogni assaggio in un test.
In altre parole, il pasto non deve essere una guerra, ma deve restare sempre un’occasione di nutrimento e relazione.

Consiglio 4: introduci le novità in modo graduale
Quante volte ti è capitato di proporre un cibo nuovo e ricevere un sonoro bleah di risposta? Non significa che quel cibo sarà rifiutato per sempre. La neofobia (la paura del nuovo) è una fase assolutamente normale per i bambini, ma l’esposizione ripetuta – anche solo visiva, senza obbligo di assaggio – aumenta la probabilità che il bambino, col tempo, si apra ad alimenti fino a non molto tempo prima rifiutati.
Tu prova a:
- proporre il nuovo alimento accanto a cibi già familiari;
- servirlo senza forzare l’assaggio: anche vederlo è parte del processo di accettazione;
- usare la fantasia: racconta una storia legata al colore o alla forma ("Questo è un albero verde in miniatura", ad esempio, parlando dei broccoli).
Non arrenderti dopo il primo no: spesso servono anche più di 10 esposizioni perché un bambino accetti un cibo. La pazienza, qui, è la tua alleata più grande.
Consiglio 5: sii tu stesso un modello positivo
C’è una regola non scritta ma potentissima: i bambini fanno ciò che vedono, non ciò che gli vien detto, e se ti vedono mangiare con gusto e curiosità, impareranno a fare lo stesso. I comportamenti alimentari dei genitori, dopotutto, hanno un forte impatto sulle scelte alimentari dei figli. E non si tratta solo di cosa metterai nel piatto, ma anche di come lo vivi con commenti, espressioni ed emozioni.
Ti lascio qualche spunto pratico:
- mangia insieme a tuo figlio tutti i pasti che vi è possibile condividere;
- mostra entusiasmo sincero per ciò che hai nel piatto;
- evita di parlare di “cibi buoni” o “cibi cattivi” in termini di colpa;
- non criticare il tuo corpo davanti a lui: i messaggi indiretti contano più di quanto pensi.
Un bambino che vede un genitore mangiare con serenità, mostrerà una maggiore facilità a farlo a sua volta.

Il pasto è sempre un’occasione di confronto e relazione
Concludo questo approfondimento ricordandoti che, più che una lista di regole, ciò che conta del nostro rapporto con il cibo è lo spirito con cui accompagni tuo figlio a tavola. Non aspettarti la perfezione: quella non esiste nemmeno a casa di una dietista. Ci saranno giorni di entusiasmo e giorni di no categorici, ed è normale che sia così.
Ma se guardi al momento del pasto non come a una prova da superare, bensì come a un’occasione per stare insieme, allora cambia tutto. Una pasta al pomodoro diventa un momento per raccontarsi la giornata, un nuovo assaggio un piccolo esperimento da fare insieme, un rifiuto di fronte a un piatto inesplorato un’occasione per fermarsi e chiedersi il perché di questo piccolo capriccio.
E ricorda: non devi a tutti i costi forzare il tuo bambino a mangiare, quanto, piuttosto, costruire un clima di fiducia. I bambini imparano a rapportarsi al cibo come imparano a parlare o camminare: con tentativi, inciampi, incoraggiamenti e tanta presenza – mai ingombrante – da parte tua. Sono convinta che la prossima volta che ti siedi a tavola lo farai con uno spirito diverso anche grazie ai miei consigli.
Verdiana, la Dietista delle famiglie