
Valigie pronte, check-in fatto, zaino in spalla e si parte per la prossima destinazione. Una volta atterrati qual è la prima cosa che fa un italiano in viaggio? Vedere il monumento tanto bramato dalle foto? Andare al ristorante? Sedersi e pianificare tutte le cose da vedere? No. La risposta corretta è andare al supermercato e sbizzarrirsi tra prodotti con descrizioni indecifrabili e corridoi di bibite colorate mai viste prima.
Bisogna mettere subito una cosa in chiaro: non tutti gli esploratori indossano scarponi e cappello alla Indiana Jones, alcuni spingono un carrello. Sembra una cosa bizzarra, ma è tutto vero. Questo perché il nuovo rito del "viaggio all'italiana" non prevede più soltanto foto davanti a una cattedrale, ma anche tra gli scaffali di un supermercato straniero. Allora altro che Louvre o Torre Eiffel: una delle vere emozioni è vedere qual è la marca di latte più venduta in Francia o scoprire che lo skyr (yogurt islandese) è venerato come un totem divino.
Passione supermercati all'estero
Traiamo tutte queste informazioni da un recente report realizzato e pubblicato da Skyscanner Italia, chiamato "Supermarket Safari". I numeri provenienti da quest'analisi sono incredibilmente sorprendenti. Ben il 59% dei viaggiatori italiani, quando è all'estero, dichiara di entrare spesso o sempre nei supermercati locali perché attratto dai prodotti di quel posto. Un dato che va ben oltre il semplice passaggio per un acquisto veloce: entrare in un supermarket diventa una vera e propria esperienza turistica da affiancare alla visita del museo o alla cena al ristorante. "Il turismo gastronomico sta cambiando, mangiare come una persona del luogo, oggi significa fare un salto al reparto snack", scrivono gli analisti del report di Skyscanner.

Dall'analisi è emerso che il viaggiatore moderno è sempre alla ricerca di sapori autentici da provare nei luoghi che si visitano. Allora ecco che mete come i famosi konbini sparsi tra Giappone, Usa e Canada o assaggiare il pane islandese cotto a energia geotermica, diventano le nuove "travel experiences". Insomma, per mangiare le pietanze locali, non è più necessario andare "solamente" al ristorante, lo scambio culturale sta anche da una "intensa" visita al supermercato del posto.
Un'ulteriore parte del report indica che, fra chi visita supermercati durante un viaggio, il 30% lo fa per provare nuovi cibi e bevande. Lo stesso 30% anche per vivere "prodotti di uso quotidiano della vita locale" e un 26% per assaporare, in tutti sensi, ciò che un abitante del posto mangia e compra tutti i giorni. La spesa, tutto a un tratto, diventa ancora più accattivante, si trasforma in scoperta, curiosità e totale immersione culturale.
Cos'è il grocery tourism
In questo contesto si inserisce benissimo il fenomeno definito come grocery tourism, ossia turismo alimentare. Una moda che prevede di assaggiare i sapori locali non solo scoprendoli tra i piatti di un ristorante, ma anche al supermercato. In sostanza, indica la tendenza di una persona a includere di visitare un supermercato nella propria "to-do list" di viaggio. L'obiettivo, come abbiamo detto fin qui, è proprio quello di esplorare i prodotti locali, capire le abitudini alimentari e cogliere la cultura del posto anche attraverso la spesa quotidiana.

A quel punto il supermercato diventa una meta "media" di viaggio che viene considerata alla stregua di un monumento o di un quartiere da scoprire. Non parliamo solo di divertimento superficiale, ma una sorta di passatempo che ha anche una valenza propriamente culturale ed economica. Adottare la lente della spesa locale significa anche supportare i prodotti regionali, ottenere una visione più profonda di un Paese e magari contribuire a un turismo più sostenibile. In tal senso, una volta conclusa la visita al museo, lo scaffale dei cereali o la fila al banco della carne possono sembrare casi minori, ma diventano davvero una forma di scoperta.
Perché agli italiani piace esplorare i supermercati in vacanza?
Tornando al report di Skyscanner Italia, dietro al comportamento, apparentemente bizzarro, che spinge un italiano ad appassionarsi ai supermercati stranieri, ci sarebbero tre motivazioni. Prima di tutto c'è la ricerca di autenticità culturale: come dicevamo poc'anzi, vistare un supermercato significa anche scoprire la vita quotidiana di quel Paese.

In secondo luogo c'è un aspetto tanto importante quanto sottovalutato: la praticità economica. Sembra abbastanza evidente che fare la spesa in un market locale permette di sperimentare ugualmente nuovi sapori senza i costi eccessivi dei ristoranti turistici. Infine, il desiderio di routine, quella sensazione di curiosità di sentirsi parte di una società anche quando si è lontani da casa. Fare la spesa, in questo caso, è una cosa che ci avvicina tantissimo alla "vita reale" di quel posto. In sintesi, esplorare i supermercati in viaggio non è solo curiosità: è un modo per vivere l’autenticità, unire scoperta e semplicità, rendendo ogni tappa più umana e quotidiana.