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25 Maggio 2022 12:35

Perché si mangia fave e pecorino? Come nasce la merenda perfetta tanto amata a Roma

In questo periodo dell'anno la merenda perfetta dei romani, ma anche dei laziali in generale, è rappresentata da fave e pecorino. La loro stagione inizia in occasione del primo maggio: ma da cosa nasce questo abbinamento?

A cura di Alessandro Creta
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Chi è del Lazio e in particolar modo delle zone attorno a Roma questa fase dell'anno, iniziata pressappoco con il primo maggio e inoltrata fino a giugno, ha il sapore delle fave e del pecorino. Un abbinamento semplice, frutto e figlio della terra, che per i romani ma più in generale gran parte degli abitanti della Regione ha un significato particolare: quello della merenda perfetta, frugale quanto semplice, magari da godersi durante una gita fuori porta oppure sinonimo di un fine pasto poco impegnativo ma gustoso.

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Tradizionalmente questo connubio si sposa, ogni anno, in occasione del primo maggio: circostanza buona per un'escursione o una passeggiata tra le campagne attorno a Roma ma non solo, ovviamente. Fave e pecorino (quello romano e rigorosamente a marchio Dop), in questa giornata, rappresenta quasi un must: non solo un break nutriente e saporito, ma anche il simbolo dell'avvio della bella stagione. Quando si inizia a mangiare fave e pecorino vuol dire che finalmente ci si è lasciati alle spalle il freddo e la pioggia del periodo invernale, e che si può iniziare a fare il countdown per l'estate. Fave e pecorino, insomma, è anche sinonimo di felicità. Se poi tutto è bagnato da un bel rosso dei Castelli Romani, la felicità raddoppia.

Nello specifico, però, quando e da cosa nasce l'abbinamento tra le fave (i baccelli meglio mangiarli senza buccia) e il tipico formaggio? Perché a Roma ma in gran parte del Lazio in generale in questo periodo è così in voga? Per risalire alle origini di questo matrimonio bisogna tornare molto indietro nel tempo, all'epoca degli antichi Romani.

Perché si mangia fave e pecorino

Perché si mangia fave e pecorino? Come è nato l'abbinamento tra l'inconfondibile legume verde, raccolto proprio a maggio, e il formaggio? E perché il tutto, oggi, viene quasi simbolicamente suggellato in occasione del primo maggio?

Bisogna tornare indietro all'epoca dei Romani, quando i nostri avi erano soliti celebrare l'arrivo della primavera con un pranzo ricco di leccornie ma anche piuttosto semplice negli abbinamenti (e pensare come di stranezze ne mangiassero eccome). Tutto ciò avveniva all'aperto, in quella che oggi considereremmo una gita fuori porta, assieme a parenti e amici, per augurare loro felicità e prosperità.

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Le fave furono protagoniste all'epoca di una sorta di rebranding: se fino a quel momento, retaggio della tradizione greca, erano simbolo di sventura e morte, iniziarono a essere viste sotto una nuova ottica. Considerate ora corroboranti e simbolo di fertilità, furono consacrate alla  dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita, e consumate con maggiore frequenza. In particolar modo poi per i loro valori nutrizionali (le fave sono ricche in fibre, proteine e sali) e la loro facile reperibilità conobbero ampia diffusione tra le classi medio basse della società romana, associate a un'altra specialità: il pecorino, risalente proprio alla Roma antica e simbolo dei pasti dei legionari. I romani del tempo furono catturati da questo abbinamento, e di fatto non lo abbandonarono più, tramandandolo di generazione in generazione.

Ogniqualvolta oggi ci ritroviamo a consumare questi due alimenti, insomma, rinnoviamo e celebriamo una tradizione che affonda le sue radici in due millenni di storia. Ricordare il passato in questo modo non è mai stato così gustoso.

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Quello che i piatti non dicono
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