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18 Aprile 2016 9:44

Cosa fare se al tuo capo vegetariano suggerisci “pranziamo in una steak house?”

Se la tavola divide, un invito a pranzo può diventare un casus belli. Per fortuna esiste il modo per capovolgere una gaffe in una magnifico e saporito successo.

A cura di Redazione Cucina
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L’effetto di Disgusto in Inside Out.

Credevi che pranzare con il tuo capo avrebbe abbattuto le barriere delle gerarchie e spianato la strada alla carriera, al successo, alla fama e alla successione dell’azienda mortis causa (mors sua…). O ancora pensavi che invitare a cena lei/lui avrebbe creato un certo feeling, che dopo un piatto e un po’ di vino, dopo una confidenza e un sorriso, la cucina sarebbe diventata anticamera del letto e – voilà – avresti chiuso la giornata con il trittico sapore, amore e tanto, tanto buon umore.

Credevi insomma che intorno ad una tavola imbandita tutto potesse risolversi, mischiarsi, appianarsi… Finché all’invito nella steak house il boss non ha macellato il tuo entusiasmo con una risposta recisa quanto l’effetto di un colpo di mannaia: “Non mangio animali. A te – aggiunge il superiore con la stessa espressione soddisfatta di Hannibal Lecter mentre descrive i suoi delitti – farebbe piacere se ti mangiassero?”.

La risposta che non ti aspetti capita a tutti e tutti sanno che si può sempre recuperare in corner tirando fuori dal cappello magico della creatività un’adeguata contro-risposta. Per cui, se elabori la controffensiva immaginandoti già spacciato, probabilmente la risposta che darai sarà insensata come quel sogno in cui sognasti un maiale grufolare e contemporaneamente tenere una lezione di filosofia morale.
“Ma è una steak house vegetariana”, dici. A quel punto, forse, ti puoi licenziare.

Oppure devi fare il miracolo, un po’ come un gol al 5’ di recupero sui 4’ concessi dall’arbitro. Con il sorriso di complicità di chi vuol intendere “si capiva che scherzavo, no?”, mischi le carte e spieghi che stai organizzando un pranzo domenicale all’aperto per inaugurare la nuova casa (d’accordo, ci abiti da 30 anni, ma poco importa).
Sei in preda all’ansia, quando all’improvviso ti torna in mente l’antico appetito: la Fame adolescenziale. Quando mangiavi tutto con gusto, provavi tutto con coraggio, digerivi ogni cosa con tenacia.

Ti ricordi che a tavola si può sempre essere d’accordo. È la lezione della tua giovinezza, ma anche quella di Ponti, che con la campagna #cibitempestosi ci dice: “Facciamo il sapore, non la guerra”. Ora ne sei certo: carnivori e vegetariani possono incontrarsi e fare la pace a tavola apprezzando il carattere deciso di un peperone e quello delicato di un carciofino sott’olio. Scuoti i commensali con le melanzane, avvolgili con un sugo e ricorda loro che a tavola si mangia e si ride, si assapora e si parla. Ci si siede per ricordare a tutti noi il minimo comune denominatore che ci unisce: la bontà.

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Cover della campagna di Ponti #cibitempostosi.

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Quello che i piatti non dicono
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